venerdì 29 agosto 2014

Cosa si cerca in una madre?

Cosa si cerca in una madre?
Dolcezza?
Lealtà?
Cura?
Protezione?
Comprensione?
Rassicurazione?
Sincerità?
Sicurezza?
Tranquillità?
Amore?
Calma?
Pazienza?
Nutrimento?
(Ipocrisia?)


giovedì 28 agosto 2014

Fratello e sorella

Lui la osserva serio, poi le dice: “S, con quegli orecchini d'oro sei… sei… sei… ESOTICA. Sì, proprio così. Sei esotica!"
Lei sorride, e si tuffa in un caldo brodo di giuggiole.


martedì 26 agosto 2014

“Non, je ne suis jamais seul. Avec ma solitude.”

Avevo perso l’orientamento e, con la coda tra le gambe, avevo ceduto la mappa del Pére Lachaise ai due uomini che stavano con me.
Cercavamo la tomba di Modigliani. Poi, prima di uscire dal cimitero e raggiungere la macchina parcheggiata nelle vicinanze, saremmo passati a salutare anche Apollinaire. Intanto camminavamo sui vialetti di ghiaia, tra le tombe.
Improvvisamente e come dal nulla comparve un signore anziano. Aveva una faccia gentile e un gran nasone. Si avvicinò a mio marito e gli indicò una tomba lì vicino, una tomba che non aveva attirato la nostra attenzione. “Fermatevi, fermatevi un attimo. Questa è la tomba di George Moustaki. Siete italiani vero? Lo capisco dal vostro accento”, disse. Ci fermammo. Mi fermai. Il tempo si fermò. Moustaki. Il cantante della mia infanzia. Il cantante che ascoltavamo nelle lunghe estati greche, a Capo Sounion. Il cantante che molti anni dopo ho riascoltato sulla terrazza della bella casa al mare di mio padre, in Turchia. E io che non sapevo nemmeno fosse morto Moustaki… Raccolsi un sassolino e lo appoggiai sulla lucida lastra di marmo invasa dai fiori. Poi i miei bambini mi abbracciarono.


venerdì 22 agosto 2014

L’uomo, Dio e la morte

“Dio non ha bisogno dell’uomo se non per essere Dio. Ogni uomo che muore è una morte di Dio. Quando l’ultimo uomo morirà, Dio non risusciterà”. (Josè Saramago, dal documentario “Josè e Pilar” di Miguel Gonçalves Mendes)


giovedì 21 agosto 2014

The end (1)

Il giorno in cui andrò in spiaggia con la borsa frigo a portata di mano sarà la fine.


mercoledì 20 agosto 2014

La casa della parigina secondo me

La casa della parigina è in centro, al terzo piano di un palazzo senza ascensore, con scale a chiocciola scricchiolanti e pianerottoli su cui si aprono porte verdi, lucide, di legno.
La casa della parigina è piccola. Le pareti sono bianche, le finestre non hanno tende e guardano nelle case degli altri senza vergogna. Il pavimento è di legno, scuro, ruvido, liso e traballante. La cucina è piccina, a stento ti ci muovi, ma la parigina raramente mangia in casa, preferisce pranzare nel vicino bistrot.
Il bagno, nella casa della parigina, è diviso in due locali minuscoli: da una parte ci sono doccia, micro lavandino e, sul muro, deliziose piastrelline bianche e verdi; dall’altra c’è il gabinetto, solo il gabinetto, che si erge solitario e centrale come un’opera di Duchamp.
La parigina arreda la sua casa con apparente semplicità. Pochi pezzi, scelti con cura: un divano grigio che all’occorrenza diventa letto; un tavolino con le ruote che all’occorrenza sposti e alzi per mangiarci intorno con gli amici pittori; un paio di poltroncine di design; lampade a stelo sparse dappertutto e, in camera, un letto matrimoniale ultra basic e ultra basso. In soggiorno un piccolo caminetto, rigorosamente smaltato di bianco, dona all’insieme un’aria squisitamente bohemien.
La parigina non segue gli schemi e non la preoccupa non avere un armadio: i (pochi) vestiti li appoggia su un sistema di mensole d’acciaio nascosto dietro un tessuto colorato scovato chissà dove. La parigina ama gli specchi, e non ama i tappeti.
La parigina usa tazze, bicchieri e piatti spaiati, belli e ricercati. Li ha comprati un po’ per volta, scegliendoli con cura uno a uno nei mercatini della sua città. Le posate sono piccole, semplici e raffinate.
Le lenzuola e gli asciugamani, nella casa della parigina, hanno un buon odore e un aspetto piacevolmente stropicciato (la parigina non stira).
La casa della parigina non è una casa comoda, non è lussuosa e nemmeno elegante.
Nella casa della parigina potrei vivere una vita intera.





martedì 19 agosto 2014

Chiamiamola forza

“Se avessi avuto più forza, sarei rimasto a casa a fare le pulizie” (Andy Warhol)
Sono fortissima.


lunedì 18 agosto 2014

domenica 17 agosto 2014

La parigina secondo me

La parigina non segue la moda. La parigina è al di là della moda.
Quando la vedi camminare per le strade della sua città sembra indossare la prima cosa che le è capitata tra le mani. Ma tu lo sai che non è così.
La parigina è sicura di sé e del proprio gusto.
La parigina indossa lo stretto necessario, il suo armadio è essenziale. Mette scarpe basse, evita i pantaloni a vita bassa e non conosce le scarpe con la zeppa. Porta borse piccolissime o grandissime, lei non ama le mezze misure.
La parigina sceglie: o orecchini o collana, mai entrambi e mai contemporaneamente. Al polso magrolino mette orologi piccini.
La parigina non è abbronzata, e non è pallida. È magra, e piuttosto alta. I suoi capelli non sono lunghi, e nemmeno corti. Spesso ha la frangia. La parigina non sa cosa sia la messa in piega. I capelli le stanno a posto così, “naturalmente”.
La parigina ama rossetto e smalto. E li usa, abbondantemente.
La parigina spesso fuma. La parigina ha la voce bassa, roca. La parigina sorride.
La parigina ama la città in cui vive. La parigina non potrebbe vivere altrove.
La parigina ha escogitato un sistema per tirarsela non tirandosela. La parigina è un genio.


domenica 10 agosto 2014

Sempre in vacanza

In vacanza si sta bene.
Si viaggia in treno leggendo pensando dormendo mangiando.
Si dorme in un piccolo appartamento. In centro.
Si mangiano crepes croque monsieur entrecote mousse au chocolat.
Si cammina col naso all’insù.
Si respira l’aria bohémien, come in un film di Woody Allen.
Si riempie la testa di idee.
Si studia lo stile delle donne.
Si contemplano i capolavori dell’arte.
Si medita sulla tomba di Apollinaire. O su quella di Modì, o di Jim Morrison, o di Oscar Wilde...
Si incontrano gli amici.
In vacanza si sta proprio bene.




Pini marittimi

Se fossi un albero sarei un pino marittimo.
Il tronco dritto, lungo, liscio, sottile.
In alto, solo in alto, i rami che si aprono come dita lunghe.
E poi profumo di resina.
Pigne che cadono.
Cicale che cantano al caldo.


sabato 9 agosto 2014

Madre e figlia

“Laurence si allontana senza far rumore. Teneri dolori infantili dove i baci si confondono con le lacrime. Non ha importanza che Catherine vada un po’ meno bene a scuola; la sua sensibilità sta maturando; impara cose che non s’insegnano in classe: compatire, consolare, ricevere e donare, percepire sui volti e nelle voci sfumature che prima le sfuggivano. Per un istante Laurence ha caldo al cuore, caldo prezioso, talmente raro. Che fare perché più tardi Catherine non se ne senta mai priva?” (Simone de Beauvoir, “Le belle immagini”)