mercoledì 31 dicembre 2014

Una persona migliore (?)

Se mi comportassi sempre esattamente come vorrei, sarei una persona migliore?


martedì 30 dicembre 2014

I gatti

I gatti stanno fermi. Ma nulla gli sfugge. Sono curiosi di tutto.
I gatti non hanno bisogno di nessuno. Se ne vanno, e poi tornano. In silenzio. Quando vogliono.
I gatti cascano in piedi. Anche da grandi altezze.
I gatti vivono sette vite. E non si stufano.
Vorrei essere un gatto. Non un cane.


lunedì 29 dicembre 2014

Capodanno?

Quando ero giovane, in questo periodo dell’anno, ci si faceva una domanda. Sempre la stessa. Anno dopo anno. Per alcuni anni. La domanda delle domande.
“Capodanno?”
Così, secca, il sostantivo seguito dal punto interrogativo, e basta. 
“Capodanno?”
Domanda crudele.
Nessuno più mi rivolge questa domanda. E a me non interessa farla.
Non sono più giovane.
Che liberazione.


sabato 27 dicembre 2014

mercoledì 24 dicembre 2014

L’amore bugiardo

“L’amore bugiardo – Gone Girl” di David Fincher è la storia allucinante di un matrimonio allucinante.


Amy (Rosamund Pike, che Hitchcock avrebbe adorato, così algida, così brava, così bella) e Nick (Ben Affleck, maschio americano con mascella da Big Jim e sorriso smagliante che pensa di piacere a tutte) si conoscono, si attraggono, iniziano una relazione in cui entrambi recitano la propria parte di un copione che dà i nervi (sono belli, perfetti, sensuali, premurosi; si parlano in modo intelligente e stuzzicante sempre; vivono a New York; gli altri li invidiano, loro si sentono superiori e fanno i fighi; si baciano per strada di notte contro un muro in una nuvola di zucchero; hanno un codice segreto per capirsi al volo; a letto – e sui banchi di una biblioteca – fanno fuochi d’artificio, e così via) e infine si sposano.
Poi però la recita finisce, perché è così che va, non reciti per una vita intera e a un certo punto lo spettacolo finisce e ci si leva la maschera. Inizia la vita vera. E l’incubo.
I due perdono il lavoro. Lasciano New York e, con i soldi di lei che è ricca di famiglia, vanno a vivere in provincia in una grande casa da rivista, col giardino e la siepe ben curati. Lui, sempre coi soldi di lei, rileva un bar e lo gestisce con la sorella. Lei intanto si annoia a casa da sola. Anche il sesso si intristisce. Lui va in crisi e, come da copione, ha una relazione con una studentessa giovanissima, stupidissima, arrapatissima. Tra Amy e Nick iniziano le menzogne, i sospetti, l’aggressività, l’ostilità, il desiderio di rivalsa e di sopraffazione. Insomma il matrimonio va in crisi. La coppia non regge.
Poi, al quinto anniversario di nozze, lei improvvisamente e misteriosamente scompare. Tutto porta a pensare a un omicidio. A un omicidio compiuto dal marito. Ne sono convinti tutti: la polizia, i vicini, i suoceri, i media. Lui è imbambolato, non sa bene come reagire, e non sembra nemmeno così sconvolto. Ma non tutto quadra. Infatti…
“L’amore bugiardo” è un bel film, complesso, inquietante, cinico, ben recitato, che colpisce e disturba, e che ti tiene incollata allo schermo perché per fortuna non è prevedibile. È un thriller (con imperdibile scena splatter) ben congegnato e ricco di colpi di scena; è una commedia grottesca che ti fa ridere con amarezza; è il ritratto sarcastico e feroce di un matrimonio che fa acqua da tutte le parti e di una società superficiale, imbecille e pettegola, dove nulla è come appare perché tutti fingono.

Nota per chi sta leggendo questo post e ha già visto il film: io Amy un po’ la capisco, anzi levo “un po’”, io Amy la capisco… mi devo preoccupare?


martedì 23 dicembre 2014

Non raccontate mai niente a nessuno

“Non raccontate mai niente a nessuno. Se lo fate, finisce che sentite la mancanza di tutti.” (J.D. Salinger, “Il giovane Holden”)


lunedì 22 dicembre 2014

Di domenica

La domenica mattina mi sveglio, guardo fuori dalla finestra, mi faccio il caffè, mi metto la tuta, le scarpe da corsa, ed esco.
Ma non vado a correre.
Vado a fare “scale”.
C’è chi fa boxe, chi fa step, chi pilates. Io faccio “scale”: pulisco le scale del piccolo condominio in cui vivo, con buona lena e umore nero. Ogni sacrosanta domenica.
Anche ieri lo stavo facendo quando da fuori è arrivata la signora Angelina che vive sotto il mio appartamento e che tutti i giorni va a trovare suo marito al cimitero.
Il pavimento era bagnato. Avevo appena passato lo straccio. Lei se ne accorge. Si piega, si leva le scarpe, le mette in un sacchetto e poi scalza, silenziosa e curva sale in casa sua. Io le dico: “Ma no, signora, non si preoccupi, così rischia di scivolare”, e lei risponde seria senza girarsi: “Non ce l’ha più nessuno, ma il riguardo ci vuole e io ce l’ho”. L’ha detto in dialetto. Splendidamente.  
L’ho ringraziata.
Poi mi sono sentita bene.


domenica 21 dicembre 2014

giovedì 18 dicembre 2014

Ho sognato la morte

Ho sognato la morte.
Una stanza bianca.
La luce accesa.
Click. 
La luce si spegne.
Buio.
Buio improvviso.
Buio pesto.
Buio nero.
Inspiro.
Inspiro a fondo.
Riempio i polmoni d’aria.
Non espiro.
Non espiro più.
Muoio.
Mi sveglio.
Ho sognato la morte.


mercoledì 17 dicembre 2014

Al solito

“Come va?"
“Come al solito. Scrivo un post. Lo pubblico. Nessuno lo legge.”


lunedì 15 dicembre 2014

venerdì 12 dicembre 2014

The end (8)

Il giorno in cui indosserò un cappello di lana col pompon sarà la fine.


giovedì 11 dicembre 2014

Sono completamente vuota

"Non c'è davvero niente in me, - disse dopo che fu passato un bel po' di tempo, con voce roca. - Sono completamente vuota.
- Capisco.
- Capisci veramente?
- È un argomento di cui sono esperto.
- Che cosa devo fare?
- Se ti fai una bella dormita, di solito quando ti svegli il giorno dopo è passato.
- Non è una cosa così semplice.
- No, forse no. Forse non è così semplice." (Murakami Haruki, "Tutti i figli di Dio danzano")


martedì 9 dicembre 2014

Nella prossima vita

Nella prossima vita scriverò un romanzo.
Si intitolerà “Le malmaritate”.
In copertina ci sarà questa immagine:


Oppure questa, devo ancora decidere:


Sarà un romanzo di duecento pagine.
Non ci saranno descrizioni, né sesso.
Nei ringraziamenti ringrazierò Alberto Moravia, Jonathan Franzen, Alice Munro e mia suocera.
La critica lo stroncherà.
Diventerà una serie tv di successo.
Io sarò contenta.
E ricca.
Prima.
Dopo inizierò a bere.
Nella prossima vita.

sabato 6 dicembre 2014

"Natale Inquietante"

"C'era una volta una bambina di nome Anna. La vigilia di Natale andò a fare compere. Dopo un po' che era via, Anna scoprì di essersi persa e allora chiese a una signora: - Mi scusi, sa dove si trova via XXXXX *?
La signora rispose: - Oh, cara, ti sei persa? Ti aiuto io a ritrovare la strada di casa!
Quando, un'ora dopo, la mamma di Anna andò a cercare sua figlia trovò solo il suo piede."
(S Nesbø, "Natale Inquietante")

* non posso scrivere il vero nome della via (nota dell'Autrice)


giovedì 4 dicembre 2014

Perché le persone non vanno fino in fondo nelle cose?

“Perché le persone non andavano fino in fondo nelle cose? In quel momento pensò che solo Angel era capace di concludere un compito iniziato: uccidere qualcuno era un modo di andare fino in fondo. E lì, all’improvviso, percepì la forza dell’assassino, la sua determinazione, la sua caparbietà. Pablo aveva fiducia: se Angel gli aveva giurato che non lo avrebbe mai abbandonato, allora avrebbe mantenuto la promessa. E forse sarebbe anche riuscito a compragli la pecora.” (Anne-Laure Bondoux, “Le lacrime dell’assassino”)


martedì 2 dicembre 2014

David Bowie is

Nella mia testa, nelle mie orecchie e nella mia vita David Bowie c’è sempre stato. 


All’inizio c’era Ziggy Stardust.



Me lo ricordo perfettamente, anche se C non ci crede. Erano i primi anni Settanta. Ero piccola. Forse fu mio zio che me lo fece ascoltare o vedere alla tele, di domenica, quando veniva da noi. Forse lo vidi per caso. Ciò che è certo è che i miei genitori non lo conoscevano.
A me piaceva Ziggy Stardust. In modo strano, ma mi piaceva. Mi faceva anche paura: non capivo se era un maschio o una femmina, con quei capelli arancioni uguali a quelli di mio figlio solo che mio figlio non se li tinge, il trucco coloratissimo, il viso glabro e pallido, il corpo magrissimo, i vestiti assurdi, gli occhi strani, i denti aguzzi. Ziggy, l’alieno, mi faceva vibrare la pancia di repulsione e attrazione.


Poi venne Halloween Jack e "Rebel Rebel", e questa sono sicura che me la fece ascoltare mio zio perché la suona ancora.


Poi ci fu il film di fantascienza “L’uomo che cadde sulla Terra”.
Non so con chi lo vidi, sicuramente fu per caso, e mi colpì, lasciandomi in uno stato d’ansia forte.


Dopo qualche anno ci fu un altro film:  “Christiane F. – Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino”. Non ricordo se lo vidi a casa o a scuola – erano gli inizi degli anni Ottanta e facevo le medie - ma ricordo lo shock e la scena del concerto e Bowie che canta “Heroes”.


Poi sono arrivate “Absolute beginners”, “China Girl”, “Blue Jean”, “Under Pressure”, “Let’s Dance”, “Ashes to ashes”, "This is not America" e tutte le altre … facevo il liceo, la paninara e non mi piacevo.


Poi ci fu il concerto (a Mantova? A Reggio Emilia? A Bologna? non ricordo…) che mannaggia terminò a trequarti d’ora dall’inizio perché Bowie aveva la laringite, ma “Heroes” riuscì a farla lo stesso e io piangevo da sola su una collinetta, lontanissima dal palco.

Poi ci sono questi ultimi anni e tutte le volte che con C traduciamo ai bambini “Space Oddity” e immaginiamo cosa succede a Major Tom dopo che dice a sua moglie che la ama tanto, e loro ascoltano zitti.

E infine c’è l’altro giorno. Quando sono andata al cinema a vedermi il documentario di Hamish Hamilton  sulla mostra evento "David Bowie is" (organizzata dall’Albert and Victoria Museum di Londra, sta girando il mondo, purtroppo non prevede tappe italiane, ma nel 2015 sarà a Parigi e magari ci faccio un salto).


David Bowie is. David Bowie é. Così, senza puntini di sospensione, senza punto interrogativo e quindi senza risposta perché risposta non può esserci.
Bowie è un mare di cose contemporaneamente: è un cantante e musicista (alla mostra sono esposti i testi delle sue canzoni scritti a mano con bella calligrafia tonda, molto femminile); è un artista che dipinge e disegna in modo sorprendente (belli i bozzetti e lo storyboard del film che Bowie avrebbe voluto trarre dall’album “Diamond Dogs”); è un attore versatile; è un tipo alla moda che ama la moda; è bello; è brutto; è estremo; è libero; è creativo; è coraggioso; è sposato da anni con la stessa donna; è gay, è bisessuale, è etero; è un individualista radicale; è riservato; è colto; è depresso; è snob; è sorprendente; è elegante; è un bluff; è un genio… 


PS: nel documentario c’è un filmato di repertorio con Bowie che racconta del software che ideò per superare le crisi creative. Bowie in crisi creativa? Suona male, è vero, ma, quando andava in crisi, lui faceva così: inseriva nel computer tutte le frasi che gli venivano in mente, poi la macchina le scomponeva e le rimetteva insieme casualmente. Le nuove frasi che si formavano gli sollecitavano la creatività senza bisogno di drogarsi. Mi piace.

lunedì 1 dicembre 2014

Il bello della vita secondo me (21)

Mia figlia alla mattina.
Si sveglia, si alza dal letto, si mette in verticale contro il muro, e poi fa colazione.
Il bello della vita secondo me.


venerdì 28 novembre 2014

Aspettare

Non so aspettare.
Non imparo ad aspettare.
Non riesco ad aspettare.
Non mi piace aspettare.
Non voglio aspettare.


giovedì 27 novembre 2014

The end (7)

Il giorno in cui qualcuno riuscirà a convincermi che il lavoro rende l’uomo migliore sarà la fine.


mercoledì 26 novembre 2014

Il teatrino degli orrori

Personaggi:
S: la maestra
I peluche e le bambole: gli alunni
Lollo il coniglietto: lo psicopedagogista che dice solamente “mi sistemo in un angolino e non vi accorgerete di me”
Pepper il pinguino: un alunno
I genitori: i genitori
Regia:
F

Atto unico

Autunno.
Sabato pomeriggio.
In casa.
I genitori sonnecchiano.
I bambini giocano.
 “Senti, S, adesso facciamo che tutti gli alunni tornavano in classe e trovavano il cadavere impiccato di Lollo, lo psicopedagogista.”
“Sì, va bene. Allora la maestra urlava:
- Pepper, vieni subito qui! Nota sul diario per “uccisione” –

Fine


lunedì 24 novembre 2014

The end (6)

Il giorno in cui preparerò l’albero di Natale a metà novembre sarà la fine.


venerdì 21 novembre 2014

La figlia di Jo Nesbø

 “Sai, mamma, a scuola sto scrivendo un thriller. Sono già all’ottavo capitolo. Lo scrivo e poi lo leggo ai miei compagni. Parla di una bambina che si chiama Ludovica e che ha tatuato in fronte il proprio nome. Ludovica è un fantasma e ammazza tutti i bambini che vanno ad abitare nella casa in cui lei viveva con la sua famiglia. Faccio anche gli effetti sonori: batto all’improvviso le gambe sotto il tavolo così i miei amici si spaventano. Ho già dei fan che mi premono perché la storia prosegua. Oggi mi hanno addirittura chiesto un autografo. E io gliel'ho fatto. Sai come mi sono firmata? Mi sono firmata S Nesbø.” 


giovedì 20 novembre 2014

Donna al volante bis

Che colpa ne ha lei se dalla finestra di casa vede il cerchione della sua macchina appoggiato alla cassetta della posta della casa di fronte?


mercoledì 19 novembre 2014

lunedì 17 novembre 2014

Il bello della vita secondo me (20)

Un bimbo mi dice: “Per favore non mettere il cartone animato in inglese. Non capirei niente. Io in inglese so solo dire “Ciù andestèn”.
Il bello della vita secondo me.


(cappellino Chillouts) 

domenica 16 novembre 2014

The beautiful gene - Le cattive madri


"Le cattive madri" (o "Il Nirvana delle lussuriose") di Giovanni Segantini rifiutano la maternità, sono intrappolate tra i rami secchi degli alberi in una terra fredda, desolata e ghiacciata, sono seducenti e inevitabilmente hanno i capelli rossi.

giovedì 13 novembre 2014

Indovina con chi esco a cena bis

Lo so, mi ripeto.
L’ho già scritto che quando sono giù, gioco a pensare con chi uscirei a cena.
Qualche mese fa sarei uscita con Reinhold Messner per parlare di montagna e con Linus di Radio Deejay per convincerlo a portarmi a correre con lui. Acqua passata. Adesso tocca a Jo Nesbø. Jo, se preferisci, vengo io da te a Oslo, nessun problema, chiamami.
Perché una cena con Jo Nesbø? Primo perché è norvegese e ciò mi incuriosisce (incredibile ma vero non ho mai rivolto la parola a uomini nelle cui vene non scorra sangue latino!); secondo perché ha iniziato a scrivere tardi, a quarant’anni, e in brevissimo tempo è diventato un autore di culto, e ciò mi affascina; terzo perché sto leggendo il suo ultimo romanzo ("Il confessore") e, come è capitato con gli altri (tranne “Pipistrello” che non mi ha convinto ma, Jo, non fa niente perché succede anche ai migliori che l’opera prima sia così così…) rimango incollata alla pagina, la trama mi piglia fin dalla prima parola della prima frase del primo capitolo, il ritmo mi rimbomba nelle orecchie tanto è incalzante, insomma è davvero un’ottima lettura, se ti piace il genere, e io glielo vorrei dire che a me il genere piace, soprattutto il “suo” genere; quarto perché uscire a cena con Jo Nesbø non sarebbe un po’ come uscire a cena con Harry Hole, il detective, alto, biondo, forte, giusto, di poche parole, coraggioso, affascinante, contorto, sfregiato, bello, dannato, alcolista, drogato, e chi più ne ha più ne metta, indimenticabile e indiscusso protagonista dei suoi bestseller più convincenti?


mercoledì 12 novembre 2014

C’è chi…

C’è chi ha bisogno di ripetere in modo un po’ diverso ciò che ha detto già troppe volte.



lunedì 10 novembre 2014

The end (5)

Il giorno in cui smetterò di correre e inizierò a camminare accentuando il movimento delle braccia come se corressi sarà la fine.


domenica 9 novembre 2014

9 novembre

"Era il nove novembre, la vigilia del suo trentottesimo compleanno, come avrebbe spesso ricordato in seguito.
Stava tornando a casa a piedi dopo aver cenato con Lord Henry, avvolto in una pesante pelliccia perché la notte era fredda e nebbiosa. All'angolo di Grosvenor Square con South Audley Street un uomo lo superò nella nebbia, camminando di fretta e con il bavero dell'ulster grigio rialzato. Teneva in mano una borsa. Dorian lo riconobbe. Era Basil Hallward. Una strana, incomprensibile paura, che non sapeva spiegarsi, lo assalì. Non fece segno di riconoscerlo e proseguì speditamente verso casa.
Ma Hallward lo aveva visto. Dapprima, Dorian lo sentì fermarsi sul marciapiedi e quindi inseguirlo. Dopo un istante sentì la sua mano posarsi sul braccio." (Oscar Wild, "Il ritratto di Dorian Gray")


venerdì 7 novembre 2014

Un grande, immenso casino

“Torni a casa tua, dove hai vissuto una vita, e scopri che è cambiato tutto, non riesci neanche più a trovare una cuffia per farti il bagno, qualcuno ti frega il drink, un pipistrello ti finisce in mezzo ai capelli ed è tutto un grande, immenso casino.” ( Dorothy Baker, “Cassandra al matrimonio”)


giovedì 6 novembre 2014

Cassandra al matrimonio

L’ultimo libro che ho letto l’ho scelto innanzitutto per la copertina.


Una bella copertina. Bianca, con l’illustrazione del trequarti di una donna di profilo, triste, pensierosa, forse ubriaca. La schiena inarcata, gli occhi chiusi, una mano sul fianco, è ritratta mentre avvicina languidamente una sigaretta alla bocca; elegante, le dita lunghe, le unghie rosse come la bocca, il trucco pesante, indossa un vestito verde che vorrei nell’armadio, stretto sulla vita sottile da un fiocco; a coprire le spalle altrimenti nude un golfino nero.

Poi di questo libro mi ha catturato il titolo: "cassandra al matrimonio", scritto tutto minuscolo come piace fare a me – anche se trovo il “coraggio” di scrivere tutto minuscolo solo nelle mail, e neanche in tutte...
Cassandra che va a un matrimonio? La Cassandra che ho in mente io, la figlia di Priamo che prevedeva sventure a destra e a manca, che va bel bella a un matrimonio? L’idea mi è parsa interessante.
Da ultimo mi ha incuriosito la scrittrice, che non conoscevo: Dorothy Baker, americana, morta negli anni Sessanta.

Alla fine mi è andata bene. Perché, oltre ad avere una bella copertina e un titolo intrigante, “Cassandra al matrimonio” è un buon libro.
La trama è lieve, non esiste intreccio: in duecentocinquanta pagine si racconta il rapporto tra due sorelle gemelle che entra in crisi perché una (Judith) decide di sposarsi e l’altra (Cassandra, guarda caso) è gelosa, preoccupata, delusa e amareggiata dalla scelta, a suo parere convenzionale e destinata a finire male. Sullo sfondo un ranch ai confini del deserto, un weekend, una piscina, un’estate calda, due vestiti uguali, un padre intellettuale che passa il tanto tempo libero a bere e a parlare di filosofia, una nonna che vorrebbe una vita “normale”, una grande assente, una borsetta bianca lunga e stretta piena di pillole che non si trova più…
Di questo libro, che ho letto con piacere e velocemente, mi ha colpito soprattutto la padronanza che la Baker ha della scrittura, una padronanza che mi impressiona. I flussi di parole, le frasi, i dialoghi  non le sfuggono mai di mano. Che bello e che brava.
“Cassandra al matrimonio” è l’ennesima conferma che la letteratura americana della prima metà del secolo scorso è ciò che fa per me.

mercoledì 5 novembre 2014

The end (4)

Il giorno in cui laverò i capelli senza fare la doccia sarà la fine.


lunedì 3 novembre 2014

Il bello della vita secondo me (19)

C dopo la boxe.
Il viso rosso.
La schiena dritta.
Le spalle larghe.
Gli occhi felici.
Il bello della vita secondo me.



venerdì 31 ottobre 2014

Malgrado tutto

“Certi giorni andava a fare una passeggiata solitaria fino al punto in cui la terra finisce e inizia il mare. In piedi, davanti al tumulto delle acque gelide, in silenzio, si interrogava, ancora e poi ancora, sui motivi che lo spingevano a vivere. Non trovava mai una risposta. C’era soltanto la sensazione ineluttabile di essere su questa terra, malgrado tutto, vivo e concreto come una roccia. Finì per accontentarsi.” (Anne-Laure Bondoux, “Le lacrime dell’assassino”)


giovedì 30 ottobre 2014

The end (3)

Il giorno in cui calzerò delle high-top sneakers con alta zeppa interna sarà la fine.