lunedì 30 dicembre 2013

Capodanno come metafora della vita

"Dimmi cosa fai a Capodanno e ti dirò chi sei"
 
Chi è lei?
Lei è:
madre
moglie
amica
nuora
non giovanissima
squattrinata
tranquilla
felice, se possibile…



sabato 28 dicembre 2013

NeuroNatale – la pantomima continua

F e S sul divano aspettano la mamma per vedere insieme un film. La mamma è in bagno, e li sente parlottare.
“F, ma per te Babbo Natale quanti anni ha?”
“Mah, direi gli anni delle nonne, circa settantuno. Per te, S?”
“Secondo me come la mamma”. La mamma non crede alle proprie orecchie, ma è certa di aver sentito bene. Torna in soggiorno e con nonchalance domanda: “Di cosa parlate, piccoli?”
“Dell’età di Babbo Natale, mamma”
“Ah, e per te S quanti anni ha Babbo Natale?”
“Cinquantotto” risponde S, femmina bugiarda e traditrice.



mercoledì 25 dicembre 2013

"Coriandoli a Natale"


Nel giorno destinato agli auguri mi piace ascoltare una canzone che non so se è triste ma che a molti parrà triste. Per me è bella e basta. Il titolo è bellissimo: "Coriandoli a Natale", nella versione dei Subsonica. Buon NeuroNatale.

lunedì 23 dicembre 2013

NeuroNatale - il cartone animato

Ogni anno ci tocca. Il cartone animato di Natale intendo. Quest’anno è l’anno di “Frozen – Il Regno di Ghiaccio”.
Non è male, anche se è di quelli con le canzoni e la prima parte è banale e ti viene l’ansia che anche il resto sia così prevedibile. Invece no.
Ci sono due sorelline che si vogliono benissimo, ma la grande ha uno strano potere, trasforma ciò che tocca in ghiaccio. Così, mentre giocano, la piccola si fa male e per evitare problemi i genitori le separano e le due non si incontrano più fino a quando la maggiore viene incoronata regina. E qui la storia si fa interessante. La novella regina, infatti, incapace di gestire il proprio potere al punto da trasformare il regno in un regno di ghiaccio perenne, decide di andarsene. Sola, in cima a una montagna, si “libera”, si costruisce uno straordinario castello di ghiaccio, e diventa stupenda. Ma la sorella minore la cerca, facendosi accompagnare da un simpatico venditore di ghiaccio e dalla sua renna. Inizia così l’avventura e la sorellina si sveglia, diventa coraggiosa e simpatica, per fortuna. Si ride di gusto quando, ad esempio, tenta la scalata alla cima della montagna e chiede al suo compagno: “Ti prego, dimmi che sono quasi arrivata”, e invece è solo a pochi centimetri dal suolo, arrampicata in modo improbabile sulla parete verticale di roccia. Si ride anche quando risponde con sicumera “sono nata pronta” al giovanotto che le lancia una corda per gettarsi nel vuoto… Comunque, a un certo punto, le due si incontrano e per sbaglio la regina colpisce al cuore la sorella. Il venditore di ghiaccio la porta in fin di vita dal grande capo dei troll - che già l’aveva salvata quando si era fatta male da piccola – che gli rivela che solo un atto di vero amore potrà salvarla. Il giovane pensa subito al neofidanzato che, però, nel frattempo è andato a cercarla e ha catturato e imprigionato la regina. A questo punto si scopre che il principe-fidanzato dai capelli rossi - nel quale avevo tanto sperato - in realtà è cattivissimo e… insomma la storia va avanti in modo originale, e ha un finale per nulla ovvio: pensavo che a salvare la giovane sorella dal cuore ghiacciato sarebbe stato un giovanotto aitante e aspettavo di capire chi tra i protagonisti sarebbe stato, e invece, colpo di scena, alla fine sarà l’abbraccio tra sorelle a evitare la catastrofe e a salvare il futuro del regno. Cosa buona e giusta. Commovente.

 


 

giovedì 19 dicembre 2013

NeuroNatale – ci credono, non ci credono o fanno finta di crederci?

Pomeriggio. Suonano alla porta. È la Signora M, gentile vicina, con due calze della Befana piene zeppe.
“Sono per voi, bambini. Uguali così non litigate. Mettetele sotto l’albero e, mi raccomando, aspettate Natale per aprirle. Che belli che siete, che bravi che siete” e stampa loro in fronte un bacio che schiocca. I piccoli sorridono.
Ringraziamo, ci scambiamo gli auguri e la Signora M, gentile vicina, torna nella sua tana.
Passano pochi minuti e la femmina diabolica chiede:”Mamma, queste calze le ha portate la Befana o Babbo Natale?”
“Tesoro, le ha appena portate la Signora M, che vi vuole bene come a dei nipotini”
“No, no. Le ha portate la Befana o Babbo Natale?”
“Ma, piccola, cosa dici?”
“Mamma, dico che voglio sapere se le ha portate la Befana o Babbo Natale. Hai capito? Rispondimi.”
“La Befana, tesoro, la Befana…” e anche per quest’anno lo psicodramma è rimandato. Cribbio.



 

martedì 17 dicembre 2013

Dolceamara verità

“A cosa serve un marito quando c’è un buon libro!” ha esclamato lui quando lei è andata a letto lasciandolo solo a guardare la tv.


lunedì 16 dicembre 2013

NeuroNatale - il calendario dell'Avvento parlante (parte seconda)

“Eccomi, fatina. Scusa il ritardo, ma non hai idea del traffico che ho trovato sulla bananina.”
“Oh, Babbo, era ora. Meno male che nel frattempo l’allegra compagnia prigioniera del calendario dell’Avvento si è allargata: adesso qui con me ci sono due volpine, un gufo, un pavone, un cerbiatto, una libellula e una fatina nana con la lanterna… sai che palle!”
“FATINA! non ti permetto di parlare così. La tua volgarità rovina la magia dell’attesa del Natale, calmati, ho nella slitta ciò che mi hai chiesto.”
“Oh, Babbo Baby, sei un grande. Dai, vediamo, vediamo, intanto mi accendo una siga così mi rilasso. Fumi, Babbo?”
“No, cribbio, ho smesso, da quando mi hanno diagnosticato un enfisema polmonare ho smesso. Ma guarda qui chi ti ho portato!”
 
“Ma, Babbo, sei pazzo, è un tappo! Per chi mi hai presa?”
“Calma, calma. Lo immaginavo. Playmobil-folletto è innamorato di te e ha voluto provarci, sai è tanto caro, ha lavorato sodo tutto l’anno… Ma nella slitta ho una valida alternativa, non ti preoccupare. Vi conosco voi donne, siete tutte uguali, anche Mamma Natale mi ha detto che… niente, insomma, sono sicuro che lui ti piacerà.”
 

“Babbo, non ho parole, solo lacrime agli occhi e tremore al basso ventre. Playmobil-scarface! che sorpresa. Mamma mia, mi sembra Corona, lo adoro, grazie. Adesso scusami ma ho fretta. Vieni, stallone, andiamo. Voi, amici del bosco incantato dei miei stivali, aspettatemi qui che tra un’ora torno. Non fate casino. Bella Ciao.”
 

The end

 

venerdì 13 dicembre 2013

“Non ti preoccupare, non c’è niente che riguarda l’arte che uno non possa capire”

Il titolo è di Andy Warhol. Rassicurante.


Qualche sera fa ho visitato la mostra "Warhol": 150 opere del fondatore della pop art appartenenti alla collezione dell'amico Peter Brant.
Non che nutrissi dubbi in proposito, ma la mostra mi è piaciuta fin da subito. All’ingresso ho letto i primi pannelli informativi in compagnia della voce di Lou Reed e della musica dei Velvet Underground. E già ero contenta. Quando poi sono entrata nella prima sala, è stata una gioia per gli occhi: non riuscivo a decidere dove fermare lo sguardo tanto erano belle le opere esposte. In particolare mi hanno colpito i disegni di scarpe ricoperti da una sottile lamina d’oro. Originali, super chic, di grande gusto. Warhol è stato il guru dell’illustrazione.

 
 

Girando per le sale e ammirando capolavori come “Shot Blue Light Marilyn” o “L’Ultima Cena di Leonardo”, riflettevo su quanto e su come Warhol sia stato capace di osservare e di amare la realtà che lo circondava. Lo faceva con intelligenza, con curiosità, con leggerezza e con un grandissimo senso estetico. Warhol ha saputo trasformare questa realtà in arte. Tutto può diventare arte, è arte anche una confezione di zuppa o una bottiglia di Coca. Per questo la sua è arte democratica, pop(ular), bella da guardare, facile da capire, mai banale.
 
Adesso pubblico il primo video di questo bloggettino. Dietro la cinepresa ci sta lui, Andy; davanti c’è Nico, magnifica icona di stile e trasgressione; di sottofondo la voce di Nico e la musica dei Velvet Underground. Scappo, e me ne vado a New York. Ciao.



martedì 10 dicembre 2013

Un calcio in bocca fa miracoli

Adoro gli sbruffoni.

'Sono un vecchiaccio.
Dovrei dire che sono una persona anziana, come mi hanno insegnato i miei genitori per i quali chiunque, anche un infanticida antropofago, arrivato a una certa età meritava rispetto.
La verità, però, è che sono un vecchiaccio.
Mi lavo poco, mi rado una volta alla settimana e giro per il quartiere indossando un cappotto che, dopo la mia prostata, è la cosa più malridotta che mi porto dietro.
........
Mangio porcherie di tutti i generi, fumo molto, scoreggio in ascensore. Scaracchio per strada, ma solo  quando qualcuno mi guarda.'

Ecco la mia idea di uomo divertente..raro, caro Babbo Natale, ben più raro di un toy boy...ma si sa...io non sono come la fatina del calendario dell'Avvento.

Per la cronaca la citazione è da 'Un calcio in bocca fa miracoli' di Marco Presta.

Sono una drogata di "Grey's Anatomy"

Sono una drogata di “Grey’s Anatomy”, non ne posso fare a meno. La ragione della mia dipendenza? Una: questa serie televisiva riesce a mettere alle strette il mio equilibrio emozionale, e la sensazione che provo mi piace.
In genere succede così: figli e marito se ne vanno a letto; rimango sola, mi butto sul divano, accendo la tele e il momento di godimento inizia. Per poco più di un’ora mi dimentico di tutto e regredisco. Mi perdo nelle storie di dottori e dottoresse tutti belli, tutti bravi, tutti tormentati; ascolto la voce narrante di Meredith Grey, che è smorfiosa ma mi diverte. E a ogni puntata mi sorprendo sempre per lo stesso motivo che mi farebbe venir voglia di applaudire ma non lo faccio perché è tardi, i bambini dormono e mi sembrerei una squilibrata: ma lo sapete che i protagonisti maschili, oltre a essere fighissimi – il mio preferito è il dottor Hunt, quello coi capelli rossi per intenderci - parlano poco, agiscono molto e danno alle loro donne le risposte che desiderano senza aspettare domande!?  
Mio marito, che per inciso non riesce a reggere nemmeno dieci minuti di questo telefilm, sostiene che uomini così nella vita non esistono, e io non so se credergli o meno. Magari è invidioso. È vero che di maschi così io non ne ho conosciuti, ma forse sono una tipa sfortunata. Persino la tremenda dottoressa Yang che è insopportabile, arrogante, presuntuosa e un po’ mi sembra me, trova sempre uomini che la capiscono, la adorano e la amano per come è.
Insomma la verità è che a ogni episodio della serie – è appena finita la nona, non so ancora quando inizierà la decima e rischio l’astinenza - trovo un buon motivo per crollare, emozionarmi e versare fiumi di lacrime. Mi basta poco, direte. Sicuramente sì. In ogni caso massimo rispetto agli autori, o più probabilmente alle autrici… adesso vado a controllare.
 
 
 

venerdì 6 dicembre 2013

NeuroNatale - il calendario dell'Avvento parlante (parte prima)

 
 
“Ciao bella fatina, cosa fai qui tutta sola?”
“ Oh ciao Babbo! Anche tu da queste parti? Sai, sono appena uscita dalla finestrella del calendario dell’Avvento nuovo di zecca che la mamma laica e consumista ha regalato quest’anno ai suoi deliziosi bambinetti. Ma adesso mi sento così sola. Mi annoio un sacco: devo aspettare tantissimi giorni prima che l’allegra compagnia sia al completo, e la festa incominci. Uffa.”
“Mi dispiace davvero, fatina. Ti voglio aiutare. Dimmi: cosa posso fare per tirarti su di morale?”
“Senti, Babbo, a dir la verità qualcosa potresti fare… ma non sono tanto sicura…”
“Forza, piccola, non esitare, esprimi pure il tuo desiderio.”
“E va bene: senti un po’ non è che mi porteresti playmobil-toyboy, quello alto, moro, con gli occhi verdi, giusto per ingannare il tempo…”
“Ma certo, piccola, vado, lo costruisco, lo metto nella slitta e in un lampo sono subito da te!”
“Oh, grazie Babbo, grazie davvero!”
 
To be continued…








giovedì 5 dicembre 2013

Il fascino di vivere in un mondo ghiacciato e silenzioso

“Dove il vento grida più forte – La mia seconda vita con il popolo dei ghiacci” di Robert Peroni è un libro che fa bene. Sento che averlo letto mi ha fatto bene. Per diversi motivi:  ho scoperto, ad esempio, che tra gli eschimesi il senso e la preoccupazione per il futuro non esistono, che la parola “futuro” e il concetto di “futuro” non esistono. Tra questa gente non esiste l’idea, del tutto naturale per noi, di fare progetti, di programmare gli spostamenti, le decisioni, le scelte. In Groenlandia la vita viene vissuta giorno per giorno, in un eterno presente, e ciò mi affascina terribilmente. Si caccia per procurarsi solo l’indispensabile, ciò che basta per un giorno, non si fanno provviste, non si mette da parte, e pensare che questo popolo vive in una terra talmente inospitale… Mentre leggevo mi domandavo il perché di questo comportamento. La risposta, nella sua apparente banalità, è strabiliante e illuminante: perché domani si vedrà.
Questo libro mi ha fatto bene perché mi ha dato modo di riflettere sull’importanza di sapersi aprire all’ignoto, di essere disponibili al rischio. Ogni giorno, senza paura di aver paura.

 
 
 
 

 

mercoledì 4 dicembre 2013

NeuroNatale - il comodino

"... a volte basta rispolverare un piccolo oggetto messo in cantina e ricollocarlo in casa in modo insolito perché cambi l'atmosfera di tutto l'ambiente. Così anche il comodino della mamma atea trasmette voglia di Natale..."


NeuroNatale - la prima colazione

"Iniziare la giornata con la giusta energia è molto importante, per questo la prima colazione è un pasto fondamentale. Anche a Natale. Ecco come la mamma perfetta e psicopatica allestisce la tavola per il suo cucciolo che, povero, deve affrontare una lunga giornata di scuola. Amiche, non pensate anche voi che il buongiorno si vede dal mattino?"


NeuroNatale - la cena della domenica


So che è difficile competere con voi, care amiche, ma voglio stare in gara. Come didascalia alla foto allegata metto:
 
"... è bello aspettare il Natale, e preparare la casa mettendo in rilievo anche i più piccoli dettagli. Un esempio? Una semplice tavola apparecchiata per la cena della domenica può trasformarsi e trasmettere voglia di Natale. Basta davvero poco, care amiche, qualche bacca, una candela e il gioco è fatto"
 
 

martedì 3 dicembre 2013

Top Ten

Attenzione, attenzione: questo è un post pseudointellettuale e perciò farà drizzare i capelli alla cate…
Sto leggendo “Confesso che ho vissuto” di Pablo Neruda (che, ho scoperto, non sapeva fare le divisioni! Così adesso mi vergogno un po’ meno del “piccolo” handicap che condivido con il grande poeta sudamericano…) e ogni volta che mi capita tra le mani penso la stessa cosa: “Esiste titolo più bello?”. Per me no, e infatti lo metto al primo posto nella mia top ten dei titoli di libri più belli. Come continua la mia classifica? Il secondo posto se lo merita “Anatomia dell’irrequietezza” (B. Chatwin), il terzo “Tenera è la notte” (F.S. Fitzgerald), e poi in ordine: “Una cosa divertente che non farò mai più” (D.F.Wallace), “Tra un mese, tra un anno” (F. Sagan), “La bella estate” (C. Pavese), “Il momento è delicato” (N. Ammaniti), “Meno di zero” (B. E. Ellis), “Gli Indifferenti” (A. Moravia) e infine  “L’antagonista” (C. Cassola).
Vi lancio la palla. Tocca a voi, care amiche, se volete.