martedì 10 dicembre 2013

Sono una drogata di "Grey's Anatomy"

Sono una drogata di “Grey’s Anatomy”, non ne posso fare a meno. La ragione della mia dipendenza? Una: questa serie televisiva riesce a mettere alle strette il mio equilibrio emozionale, e la sensazione che provo mi piace.
In genere succede così: figli e marito se ne vanno a letto; rimango sola, mi butto sul divano, accendo la tele e il momento di godimento inizia. Per poco più di un’ora mi dimentico di tutto e regredisco. Mi perdo nelle storie di dottori e dottoresse tutti belli, tutti bravi, tutti tormentati; ascolto la voce narrante di Meredith Grey, che è smorfiosa ma mi diverte. E a ogni puntata mi sorprendo sempre per lo stesso motivo che mi farebbe venir voglia di applaudire ma non lo faccio perché è tardi, i bambini dormono e mi sembrerei una squilibrata: ma lo sapete che i protagonisti maschili, oltre a essere fighissimi – il mio preferito è il dottor Hunt, quello coi capelli rossi per intenderci - parlano poco, agiscono molto e danno alle loro donne le risposte che desiderano senza aspettare domande!?  
Mio marito, che per inciso non riesce a reggere nemmeno dieci minuti di questo telefilm, sostiene che uomini così nella vita non esistono, e io non so se credergli o meno. Magari è invidioso. È vero che di maschi così io non ne ho conosciuti, ma forse sono una tipa sfortunata. Persino la tremenda dottoressa Yang che è insopportabile, arrogante, presuntuosa e un po’ mi sembra me, trova sempre uomini che la capiscono, la adorano e la amano per come è.
Insomma la verità è che a ogni episodio della serie – è appena finita la nona, non so ancora quando inizierà la decima e rischio l’astinenza - trovo un buon motivo per crollare, emozionarmi e versare fiumi di lacrime. Mi basta poco, direte. Sicuramente sì. In ogni caso massimo rispetto agli autori, o più probabilmente alle autrici… adesso vado a controllare.
 
 
 

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