giovedì 6 novembre 2014

Cassandra al matrimonio

L’ultimo libro che ho letto l’ho scelto innanzitutto per la copertina.


Una bella copertina. Bianca, con l’illustrazione del trequarti di una donna di profilo, triste, pensierosa, forse ubriaca. La schiena inarcata, gli occhi chiusi, una mano sul fianco, è ritratta mentre avvicina languidamente una sigaretta alla bocca; elegante, le dita lunghe, le unghie rosse come la bocca, il trucco pesante, indossa un vestito verde che vorrei nell’armadio, stretto sulla vita sottile da un fiocco; a coprire le spalle altrimenti nude un golfino nero.

Poi di questo libro mi ha catturato il titolo: "cassandra al matrimonio", scritto tutto minuscolo come piace fare a me – anche se trovo il “coraggio” di scrivere tutto minuscolo solo nelle mail, e neanche in tutte...
Cassandra che va a un matrimonio? La Cassandra che ho in mente io, la figlia di Priamo che prevedeva sventure a destra e a manca, che va bel bella a un matrimonio? L’idea mi è parsa interessante.
Da ultimo mi ha incuriosito la scrittrice, che non conoscevo: Dorothy Baker, americana, morta negli anni Sessanta.

Alla fine mi è andata bene. Perché, oltre ad avere una bella copertina e un titolo intrigante, “Cassandra al matrimonio” è un buon libro.
La trama è lieve, non esiste intreccio: in duecentocinquanta pagine si racconta il rapporto tra due sorelle gemelle che entra in crisi perché una (Judith) decide di sposarsi e l’altra (Cassandra, guarda caso) è gelosa, preoccupata, delusa e amareggiata dalla scelta, a suo parere convenzionale e destinata a finire male. Sullo sfondo un ranch ai confini del deserto, un weekend, una piscina, un’estate calda, due vestiti uguali, un padre intellettuale che passa il tanto tempo libero a bere e a parlare di filosofia, una nonna che vorrebbe una vita “normale”, una grande assente, una borsetta bianca lunga e stretta piena di pillole che non si trova più…
Di questo libro, che ho letto con piacere e velocemente, mi ha colpito soprattutto la padronanza che la Baker ha della scrittura, una padronanza che mi impressiona. I flussi di parole, le frasi, i dialoghi  non le sfuggono mai di mano. Che bello e che brava.
“Cassandra al matrimonio” è l’ennesima conferma che la letteratura americana della prima metà del secolo scorso è ciò che fa per me.

1 commento: