L’ultimo libro che ho letto l’ho scelto innanzitutto per la
copertina.
Una bella copertina. Bianca, con l’illustrazione del
trequarti di una donna di profilo, triste, pensierosa, forse ubriaca. La schiena
inarcata, gli occhi chiusi, una mano sul fianco, è ritratta mentre avvicina languidamente
una sigaretta alla bocca; elegante, le dita lunghe, le unghie rosse come la
bocca, il trucco pesante, indossa un vestito verde che vorrei nell’armadio,
stretto sulla vita sottile da un fiocco; a coprire le spalle altrimenti nude un
golfino nero.
Poi di questo libro mi ha catturato il titolo: "cassandra al matrimonio", scritto tutto minuscolo come piace fare a me – anche se trovo il “coraggio”
di scrivere tutto minuscolo solo nelle mail, e neanche in tutte...
Cassandra che va a un matrimonio? La Cassandra che ho in
mente io, la figlia di Priamo che prevedeva sventure a destra e a manca, che va
bel bella a un matrimonio? L’idea mi è parsa interessante.
Da ultimo mi ha incuriosito la scrittrice, che non conoscevo:
Dorothy Baker, americana, morta negli anni Sessanta.
Alla fine mi è andata bene. Perché, oltre ad avere una bella
copertina e un titolo intrigante, “Cassandra al matrimonio” è un buon libro.
La trama è lieve, non esiste intreccio: in duecentocinquanta pagine
si racconta il rapporto tra due sorelle gemelle che entra in crisi perché una
(Judith) decide di sposarsi e l’altra (Cassandra, guarda caso) è gelosa, preoccupata, delusa e
amareggiata dalla scelta, a suo parere convenzionale e destinata a finire male. Sullo sfondo un ranch ai confini del deserto, un
weekend, una piscina, un’estate calda, due vestiti uguali, un padre intellettuale che passa il
tanto tempo libero a bere e a parlare di filosofia, una nonna che vorrebbe una
vita “normale”, una grande assente, una borsetta bianca lunga e stretta piena
di pillole che non si trova più…
Di questo libro, che ho letto con piacere e velocemente, mi
ha colpito soprattutto la padronanza che la Baker ha della scrittura, una
padronanza che mi impressiona. I flussi di parole, le frasi, i dialoghi non le sfuggono mai di mano. Che bello e che
brava.
“Cassandra al matrimonio” è l’ennesima conferma che la
letteratura americana della prima metà del secolo scorso è ciò che fa per me.
viene proprio voglia di leggerlo complimenti
RispondiElimina