Avevo perso l’orientamento e,
con la coda tra le gambe, avevo ceduto la mappa del Pére Lachaise ai due uomini
che stavano con me.
Cercavamo la tomba di
Modigliani. Poi, prima di uscire dal cimitero e raggiungere la macchina
parcheggiata nelle vicinanze, saremmo passati a salutare anche Apollinaire.
Intanto camminavamo sui vialetti di ghiaia, tra le tombe.
Improvvisamente e come dal
nulla comparve un signore anziano. Aveva una faccia gentile e un gran nasone. Si
avvicinò a mio marito e gli indicò una tomba lì vicino, una tomba che non aveva attirato la nostra attenzione. “Fermatevi, fermatevi un
attimo. Questa è la tomba di George Moustaki. Siete italiani vero? Lo capisco
dal vostro accento”, disse. Ci fermammo. Mi fermai. Il tempo si fermò.
Moustaki. Il cantante della mia infanzia. Il cantante che ascoltavamo nelle
lunghe estati greche, a Capo Sounion. Il cantante che molti anni dopo ho riascoltato sulla
terrazza della bella casa al mare di mio padre, in Turchia. E io che non sapevo
nemmeno fosse morto Moustaki… Raccolsi un sassolino e lo appoggiai sulla lucida
lastra di marmo invasa dai fiori. Poi i miei bambini mi abbracciarono.
Ecco che la lacrima è scesa...!
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