venerdì 27 febbraio 2015

giovedì 26 febbraio 2015

I migliori anni della (mia) vita

I migliori anni della mia vita li ho trascorsi in Grecia, da bambina.
Quando le estati non finivano mai, il freddo non c’era e i pomeriggi erano lunghi, selvaggi, assolati.
Quando a scuola ci andavo col maggiolino rosso, seduta dietro su sedili scozzesi.
Quando intorno avevo ovunque “bellezza”: in cima all’Acropoli, tra le rovine di Micene, sull’erba di Olimpia, sui gradini del teatro di Epidauro, in groppa all’asinello a Santorini, al mare a Capo Sounion.
Quando mangiavo souvlaki, gamberetti con feta e pomodoro, pomodori ripieni, pistacchi freschi, tiropita e uva rubata.
Quando ai piedi portavo sandali di cuoio comprati ogni anno un po’ più grandi in un negozietto della Plaka, sempre lo stesso.  
Quando le borse erano di lana ruvida con le trecce ai lati.
Quando mia madre era contenta e bellissima e indossava foulard colorati con le monetine d’oro sulla fronte.
Quando solo io e mia sorella conoscevamo le parole delle canzoni di Raffaella Carrà perché gli altri bambini non lo sapevano l’italiano ma facevano finta di saperlo e urlavamo a squarciagola “cuore, batticuore, mi è sembrato di sentire un rumore” ballando intorno al tavolo.
Quando giocavo a casa della signora Sofia e mi buttavo dalla finestra sul lettone coi suoi tre figli, due gemelli pestiferi e simpatici e Maria che era mia amica, e poi mangiavamo l’uovo alla coque con il pane dentro.
Quando a Pasqua ci regalavano pulcini vivi e colorati che alla fine crepavano e mio padre lanciava giù dal balcone e poi litigava con mia madre.
Quando d’estate mio zio arrivava con i suoi amici e mia madre gli cucinava la pasta in cucina. Poi mi gettava tra le onde per far colpo sulle ragazze o si tuffava dagli scogli dicendomi che se avesse sbagliato la traiettoria si sarebbe spaccato la testa in due come era successo a un suo amico. E di notte mi terrorizzava con agguati al buio tra le rocce sul promontorio, facendo la faccia da pazzo con la pila sotto il mento a illuminargli il viso e raccontandomi storie paurose o facendomi credere che mia madre fosse morta. Quando, seduta sul sedile posteriore della sua auto, lo spiavo mentre faceva ascoltare la musica giusta alla sua fidanzata che era bella, alta, magra, sportiva, coi capelli rossi e mezzo greca.
Quando mio nonno partiva a nuoto dalla riva e poi non lo vedevamo più e pensavamo ogni volta che fosse morto tra le eliche del traghetto che passava di lì tutti i giorni, al largo.
Quando mio padre faceva seccare al sole le stelle marine per poi appenderle sulle pareti della casa al mare.
Quando il mare era un tappeto di meduse rosse.
Quando alla sera uscivamo a mangiare e andavamo nel solito ristorante del Pireo, lo stesso davanti al quale, con un'incredibile coincidenza, mi ha lasciato qualche anno fa un taxi all’inizio di una vacanza che non è stata la migliore della mia vita.

(foto di Atena M)

mercoledì 25 febbraio 2015

25 febbraio

Mio padre si dimenticava del mio compleanno, ma per questo non vado dallo psicologo.


lunedì 23 febbraio 2015

Ferma al sole

Ferma al sole con gli occhi chiusi sento l’odore del fiume, dell’erba umida, di terra, del motore delle macchine parcheggiate qui vicino, di margherite, di spazzatura, di cacca di cane, del signore che mi passa accanto.
Ferma al sole con gli occhi chiusi sento il rumore del fiume, del traffico cittadino, di cani che abbaiano in lontananza, di un bimbo che piange nella casa di fronte, di uccelli che cinguettano sugli alberi, di un cellulare che squilla, di una donna che tossisce, di un aereo, di passi vicini, di una bici lanciata in discesa, della mia pancia che brontola.
Ferma al sole con gli occhi chiusi sento le mie ossa che scricchiolano e il tempo che passa. Ferma al sole con gli occhi chiusi inizio a sentire freddo.


domenica 22 febbraio 2015

Miopia

Spesso vedo ciò che non c’è.
Sarà perché sono miope (?).

(Cyrus Kabiru)

giovedì 19 febbraio 2015

Voci della verità (5)

Ora di pranzo.
A tavola. 
Un bambino di sei anni, uno di uno e mezzo seduto sul seggiolone e la loro baby-sitter mangiano spaghetti al pesto in silenzio.
A un certo punto il grande osserva le mani della sua baby-sitter, manda giù il boccone e dice:” Belli i tuoi anelli. Quello lì è quello di quando ti sei sposata?”
“Quell’anello lì si chiama fede. Ma questo che dici non è la fede. Non la porto la fede io, e nemmeno mio marito. Le teniamo chiuse in un cassetto”, risponde precisa la baby-sitter.
“Ah, vabbè, che importa, tanto vi ricordate che siete sposati”, esclama serio il bambino.
“Hai ragione”, dice la baby-sitter.
Poi riprendono a mangiare in silenzio. 


mercoledì 18 febbraio 2015

Il bello della vita secondo me (26)

Rientrare in discoteca dopo vent'anni.
E sentirmi adeguata.
Il bello della vita secondo me.

lunedì 16 febbraio 2015

Adesso e qui

vorrei averla scritta io…

Se lo vuoi, rimani. 
Non c’è molto da dire che non sia già detto. 
Si dice che domani 
sia il solo posto adatto per un bel ricordo. 
Non è da vicino e nemmeno addosso 
no, non desiderare, 
lascia non esista mai. 
Silenzi per cena, 
conoscersi, 
lasciarsi le mani 
non è quello che ci spetta. 
Né buone idee, 
né baci per strada, 
adesso e qui, 
nostalgico presente. 
Forse è già domani 
e questo è solo un sogno e non è stato male. 
Se lo vuoi, rimani 
e troveremo un senso a noi che non cambiamo più. 
Silenzi per cena, 
conoscersi, 
lasciarsi le mani 
non è quello che ci spetta. 
Né buone idee, 
né baci per strada, 
adesso e qui, 
nostalgico presente. 
Non desiderare,
non desiderare,
no. 
Non desiderare,
lascia non esista mai. 
Silenzi per cena, 
conoscersi, 
lasciarsi le mani 
non è quello che ci spetta. 
Né buone idee, 
né baci per strada, 
adesso e qui, 
nostalgico presente. 
Non desiderare,
non desiderare,
no. 
Non desiderare,
lascia non esista mai. 
Cantare di gioia, 
arrendersi, 
abituarsi 
non è quello che ci spetta. 
Raggiungersi, 
sognare la noia, 
adesso e qui, nostalgico presente. 
Ma se vuoi, rimani.


giovedì 12 febbraio 2015

Il bello della vita secondo me (25)

S che si mette gli occhiali per la prima volta, si guarda intorno ed esclama:”Oh mamma! ma il mondo è pieno di particolari…!”
Il bello della vita secondo me.


mercoledì 11 febbraio 2015

Facciamo tutti ridere

Se ci si guarda dal di fuori, con occhio lucido e razionale, facciamo tutti ridere.


martedì 10 febbraio 2015

C’è chi…

C’è chi è capace di morire perché è convinto di sapere dove sta andando.


lunedì 9 febbraio 2015

venerdì 6 febbraio 2015

The end (11)

Il giorno in cui avrò il balcone pulito d’inverno sarà la fine.


giovedì 5 febbraio 2015

Gomorra. La serie

Lo so che arrivo tardi, ma meglio tardi che mai, e poi non ho fretta. Ho pure aspettato la sesta puntata (e non sono tante, dodici in tutto) prima di decidere di scriverci un post. Perché volevo essere sicura. Sicura che “Gomorra. La serie” mi piacesse.
Non sono una fan di Roberto Saviano, anzi: il suo libro l’ho letto a fatica, e il film l’ho guardato perché provo un’irresistibile attrazione fisica e intellettuale per Tony Servillo, lo confesso.
Invece “Gomorra. La serie”, ispirata al bestseller di Saviano e da lui ideata, diretta da Stefano Sollima, Francesca Comencini e Claudio Cupellini, attualmente in onda su Rai3 il sabato sera alle 22.00, è super!
Per questi dieci motivi che ho scritto in ordine casuale.
1. Per la fotografia che è livida, cupa, buia, e ti fa stringere lo stomaco.
2. Per la musica che devi ascoltare mentre corri, quando il cuore già ti pulsa di brutto.
3. Per i dialoghi che sono perfetti al punto che ti sembra di essere lì nascosta ad ascoltare cosa si stanno dicendo.
4. Per la scelta di usare il dialetto napoletano come lingua ufficiale. E, puntata dopo puntata, scoprire che inizi anche un po’ a capirlo (ci sono i sottotitoli in italiano…) e che ti piace perché è sorprendentemente esaustivo ed espressivo.
5. Per i personaggi che sono intensi ed evolvono psicologicamente nel corso della storia, così ti sorprendono e ti piacciono di più.
6. Per gli attori che sono tutti bravissimi. Salvatore Esposito che interpreta Genny Savastano, il figlio del boss, che all’inizio è solo un ciccione insicuro e pauroso e che poi, dopo l’allucinante viaggio in Honduras voluto da “mammà”, se ne torna a Napoli furibondo e fuori di testa, coi capelli da punk, dimagrito, cattivissimo e con terribili idee chiare in testa. Marco D’Amore che interpreta Ciro, il tuttofare del boss che ci metti poco a capire che se fosse nato in un altro posto, potrebbe essere un bravo ragazzo, sveglio, intelligente, magari laureato, certamente capace di riuscire in qualunque cosa e forse te ne saresti pure innamorata. Maria Pia Calzone che è Donna Imma Savastano, la mamma che nessuno vorrebbe avere, gelida, rigida, spietata, col sopracciglio alzato, e che vive in una casa da sceicco psicopatico. E Fortunato Cerlino, ossia Pietro Savastano, il boss che finisce in carcere, incazzato nero (anzi grigio, perché è il grigio, assolutamente il grigio, il suo colore) perché si accorge che la situazione fuori gli sta sfuggendo di mano.
7. Per il ritmo della narrazione che è avvincente, incalzante, sempre teso.
8. Per il tono della narrazione che è oggettivo e non cede a facili, inutili e falsi moralismi.
9. Perché non ci sono i buoni e non ne senti la mancanza, e perché probabilmente non ci sarà il lieto fine. Ma questo ancora non lo so.
10. Perché per una volta io e C. siamo d’accordo. E non capita spesso.


mercoledì 4 febbraio 2015

Una bella domanda scomoda

“Colombo avrebbe scoperto l’America se avesse detto al figlio: -Vado a dare un’occhiata, ma torno per festeggiare il tuo compleanno-?” , si chiede Robert Peroni nel suo ultimo libro "I colori del ghiaccio".
Una bella domanda scomoda e retorica.

 (da nationalgeographic.com)

martedì 3 febbraio 2015

Il bello della vita secondo me (23)

Non fare niente.
Assolutamente niente.
E non sentire il bisogno di un alibi.
Il bello della vita secondo me.


lunedì 2 febbraio 2015

Tu sei aggressivo (?)

Ci sono infiniti modi di essere aggressivo.
Sei aggressivo se sei insistente.
Sei aggressivo se alzi la voce.
Sei aggressivo se ti lamenti in continuazione.
Sei aggressivo se non hai mai dubbi.
Sei aggressivo se mi fumi in faccia.
Sei aggressivo se mi tossisci in faccia.
Sei aggressivo se sei passivo sempre.
Sei aggressivo se sei trasandato.
Sei aggressivo se sei troppo profumato.
Sei aggressivo se non ti lavi i denti.
Sei aggressivo se cambi canale e non sei solo davanti alla tele.
Sei aggressivo se parli solo tu.
Sei aggressivo se sei troppo disordinato.
Sei aggressivo se sei troppo ordinato.
Sei aggressivo se parcheggi sul marciapiede.
Sei aggressivo se mi tagli la strada…
Potrei proseguire all'infinito.
Perché ci sono infiniti modi di essere aggressivo.
Tu sei aggressivo?
Io sono aggressiva.