venerdì 11 settembre 2015

11 settembre

L’11 settembre di quattordici anni fa me lo ricordo bene. Lavoravo in un’agenzia di viaggi in centro, a Milano. Tutto andava come al solito. Telefonate, clienti, preventivi da preparare, cataloghi da sistemare, voli aerei da prenotare, casalinghe ricche e annoiate che già pensavano alle Maldive a Capodanno. Insomma, la solita noiosissima routine.
Poi la città si fermò. Improvvisamente. Era pomeriggio.
Su Milano calò il silenzio. Il silenzio di chi trattiene il fiato, di chi sta col fiato sospeso, di chi non respira più. Apnea. Un silenzio irreale che durò diversi minuti. Me lo ricordo bene.
Il traffico, di solito in quella zona caotico, era svanito. Non passavano né macchine né autobus in strada, il pavimento non tremava al passaggio della metropolitana, nessuno entrava in agenzia, nessuno si fermava sul marciapiede a guardare le offerte last minute che avevo appiccicato in vetrina.
Poi il telefono squillò. Per due volte. Prima C, poi la moglie del mio capo. Volevano avvisarci di cosa stava accadendo a New York. Ma noi già lo sapevamo. Internet. Foto video in tempo reale. L’America era sotto attacco, le Torri Gemelle erano state colpite da due aerei dirottati e da lì a poco sarebbero crollate su sé stesse. Eravamo sotto shock. Tutto il mondo era sotto shock.
Poi chiudemmo l’agenzia e me ne tornai a casa. Per settimane nessuno si fece più vivo, nessuno voleva più viaggiare, tutti avevano paura, nessuno voleva più prendere l’aereo, i clienti annullavano le proprie prenotazioni e io non avevo più niente da fare. Se prima dell’11 settembre 2001 il lavoro in agenzia semplicemente mi annoiava, dopo mi divenne insopportabile. E così me ne andai in Thailandia per un mese. Poi tornai, ed iniziò un’altra storia. La (mia) storia cambiò.


2 commenti:

  1. Io stavo sistemando le ultime cose prima del mio matrimonio....avevo la radio accesa... Mi si è gelato il sangue nelle vene e ho chiamato A per essere sicura di non essere in un incubo!! Purtroppo era vero. Credo che tutti ricordino in modo indelebile dove si trovavano quel giorno.

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  2. io non potrò mai più dimenticare la portineria di un palazzo in via Bianca di Savoia, dove lavoravo a quei tempi. Dagli uffici eravamo tutti scesi in quei 4 metri quadrati a vedere la tv, io, gigi, mario, andrea, Raul, il custode. Di lì a pochi mesi sarebbe scomparso anche Mario. Anni pazzeschi, gli ultimi in cui mi sentii ancora un ragazzo

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