L’11 settembre di quattordici anni fa me lo ricordo bene. Lavoravo
in un’agenzia di viaggi in centro, a Milano. Tutto andava come al solito. Telefonate,
clienti, preventivi da preparare, cataloghi da sistemare, voli aerei da
prenotare, casalinghe ricche e annoiate che già pensavano alle Maldive a
Capodanno. Insomma, la solita noiosissima routine.
Poi la città si fermò. Improvvisamente. Era pomeriggio.
Su Milano calò il silenzio. Il silenzio di chi trattiene il
fiato, di chi sta col fiato sospeso, di chi non respira più. Apnea. Un silenzio
irreale che durò diversi minuti. Me lo ricordo bene.
Il traffico, di solito in quella zona caotico, era svanito. Non
passavano né macchine né autobus in strada, il pavimento non tremava al
passaggio della metropolitana, nessuno entrava in agenzia, nessuno si fermava
sul marciapiede a guardare le offerte last minute che avevo appiccicato in
vetrina.
Poi il telefono squillò. Per due volte. Prima C, poi la
moglie del mio capo. Volevano avvisarci di cosa stava accadendo a New York. Ma
noi già lo sapevamo. Internet. Foto video in tempo reale. L’America era sotto
attacco, le Torri Gemelle erano state colpite da due aerei dirottati e da lì a
poco sarebbero crollate su sé stesse. Eravamo sotto shock. Tutto il mondo era
sotto shock.
Poi chiudemmo l’agenzia e me ne tornai a casa. Per settimane
nessuno si fece più vivo, nessuno voleva più viaggiare, tutti avevano paura,
nessuno voleva più prendere l’aereo, i clienti annullavano le proprie
prenotazioni e io non avevo più niente da fare. Se prima dell’11 settembre 2001
il lavoro in agenzia semplicemente mi annoiava, dopo mi divenne insopportabile.
E così me ne andai in Thailandia per un mese. Poi tornai, ed iniziò un’altra
storia. La (mia) storia cambiò.
Io stavo sistemando le ultime cose prima del mio matrimonio....avevo la radio accesa... Mi si è gelato il sangue nelle vene e ho chiamato A per essere sicura di non essere in un incubo!! Purtroppo era vero. Credo che tutti ricordino in modo indelebile dove si trovavano quel giorno.
RispondiEliminaio non potrò mai più dimenticare la portineria di un palazzo in via Bianca di Savoia, dove lavoravo a quei tempi. Dagli uffici eravamo tutti scesi in quei 4 metri quadrati a vedere la tv, io, gigi, mario, andrea, Raul, il custode. Di lì a pochi mesi sarebbe scomparso anche Mario. Anni pazzeschi, gli ultimi in cui mi sentii ancora un ragazzo
RispondiElimina