“La mattina rimaneva in casa a studiare. Si preparava all’ultimo
esame del primo anno, “Istituzioni di diritto civile”. Doveva portare il primo
libro del Codice, quello riguardante la famiglia. Era una lettura appassionante
e snervante insieme. Egli riferiva mentalmente tutto a Anna. La sposa di cui
parlava il Codice era Anna. Lo sposo era lui. E la chiesa nella quale si
celebrava il matrimonio religioso era il Duomo di Volterra.
Egli sentiva il fascino del matrimonio e, insieme, il
fascino della religione; ma continuava a credere che la famiglia e la chiesa
fossero i due cancri dell’umanità.
E Anna non riuscì a strappargli nessuna promessa riguardo al
futuro. Ella pensava, a volte, che Fausto non era poi così stravagante come
amava apparire; che prima o poi avrebbe rinunciato alle sue idee strampalate;
tuttavia non poteva fare a meno di essere preoccupata.” (C. Cassola, “Fausto e
Anna”)
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