Nella tarda mattinata di un sei
gennaio freddissimo, soleggiato e limpidissimo mi levo di dosso i vestiti dell’inverno
e rimango in bikini sulla spiaggia di Camogli come se fosse estate. Ho la pelle
d’oca e i peli dritti che sembrano di ferro.
Di getto mi butto in mare. Con me
ci sono marito, figli, amici e decine di sconosciuti. Improvvisamente mille
spilli mi pungono la pelle, mi manca il respiro, le articolazioni non funzionano
più, la pipì che fino a un minuto prima stentavo a trattenere e che sognavo di
fare appena entrata in acqua, non ne vuole sapere di uscire, in molti urlano, ma a me la voce non esce… Nuoto, faccio qualche bracciata verso il largo e penso: “Beh, dai, non è poi così terribile, temevo
peggio, potrei arrivare alla boa, forse anche più in là, l'importante è non mettere la testa sotto e nuotare come un vecchio… ma quanti minuti ci
metterei a morire assiderata in questo mare ghiacciato?"
Il “cimento” a Camogli, il giorno
della Befana, il bello della vita secondo me.
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