venerdì 30 gennaio 2015

giovedì 29 gennaio 2015

Freddo

Freddo aspro.
Freddo sottile.
Freddo duro.
Freddo asciutto.
Freddo che ti punge.
Freddo che ti entra dappertutto: nel naso, nella bocca, nelle orecchie, nelle ossa, nel cervello.
Freddo che non riesci più a parlare.
Freddo che non vuoi uscire di casa.
Freddo che vuoi tornare a casa.
Freddo che sei a cinquemila metri.
Freddo e sole.
Freddo.
Freddo e basta.
Freddo che aspetto e non arriva.


mercoledì 28 gennaio 2015

lunedì 26 gennaio 2015

venerdì 23 gennaio 2015

Facciamo tutti finta

“Facciamo tutti finta. La pura verità è che ognuno di noi sa esattamente cos'è la pietà e quando dobbiamo provarla, perché tutti noi aneliamo a un pizzico di pietà. Solo che quando arriva il momento in cui ci spetta aprire le porte della misericordia, facciamo finta di non sapere nulla. Oppure diciamo che la pietà e la compassione non sono altro che una forma di mortificazione del prossimo: roba antiquata, sentimentalismi. O che comunque è così e non si può far niente (…)” (Amos Oz, “Fima”)


mercoledì 21 gennaio 2015

American Sniper

Ho visto “American Sniper” e non mi sono emozionata.


Il nuovo film di Clint Eastwood racconta la storia vera di Chris Kyle, un bravo ragazzo americano cha a trent’anni decide di mollare la sua vita da cowboy, di arruolarsi in un corpo speciale dell’esercito e di partire per l’Iraq.
Chris è un tipo semplice, è coraggioso, buono, altruista, gentile, e ha una mira infallibile. Non a caso in Iraq trascorre la maggior parte del suo tempo sdraiato a pancia in giù su tetti di case fatiscenti per ammazzare col suo fucile chiunque minacci la vita dei marines in missione tra le strade della città. One shot, one kill. Molto semplicemente: Chris osserva, prende la mira, fa un bel respiro, spara e colpisce. E con mirabolante precisione fa fuori più di cento persone, compresi donne e bambini che i ribelli irakeni mandano in giro per le strade con le bombe nascoste sotto i vestiti.
Per fortuna ogni tanto Chris torna a casa, dove lo aspettano una bella moglie e dei bei bambini; lei però è un po’ incazzata perché lui ritorna dalla guerra sempre più stravolto, ma ogni volta pronto a ritornarci. Del resto lui ci crede veramente a quello che fa, e crede veramente che l’America sia il miglior paese del mondo. Chris è un eroe vero, un vero patriota che non si tira indietro davanti a niente e a nessuno. E poi ha una missione da compiere: deve annientare il terribile cecchino siriano in prestito agli irakeni che, come lui appostato sui tetti della città messa a ferro e fuoco, continua inesorabile a mietere vittime americane.
Poi un giorno, dopo quattro turni di missione e mille giorni trascorsi a respirare la polvere e la sabbia irakene, Chris torna a casa definitivamente e con fatica riesce a trovare una nuova dimensione esistenziale in cui vivere decentemente. Chris si occupa dei reduci di guerra, li ascolta, li sostiene, li protegge. Fino a quando…

Non posso dire che “American Sniper” non sia un buon film, anzi. La regia di Eastwood ottantenne è più sobria che mai. Bradley Cooper è perfetto nel ruolo (e infatti è candidato all’Oscar, e il film stesso ha ottenuto sei nomination). Non mi sono annoiata, nonostante non ami il genere. E la parte del duello tra i due cecchini mi è piaciuta davvero. Mi è piaciuto quando Chris vede nel mirino il suo nemico a quasi due chilometri di distanza e decide di sparare e lo spettatore segue la sua pallottola che arriva dritto al centro della testa dell’avversario, e poi si scatena l’inferno. Ma purtroppo, o per fortuna, il film non mi ha emozionato, e nemmeno commosso.


martedì 20 gennaio 2015

La parigina secondo me bis

La parigina non teme il freddo dell’inverno. Anche quando nella sua città ci sono due gradi sopra lo zero e l’umidità è al novanta per cento, la parigina non s'infagotta in piumini d’oca sgargianti e non calza scarponi con suola antisdrucciolo. No. La parigina indossa impassibile il suo cappottino, al massimo lo rinforza con una morbida sciarpa di lana, un paio di guanti e un basco. Sì, avete capito bene, proprio un basco, il classico baschetto, e – credetemi - non è ridicola, anzi. La parigina, anche quando il clima è rigido, porta ai piedi mocassini di pelle senza tacco, così il loro inconfondibile ticchettio risuona squillante anche d’inverno, nella nebbia, lungo la Senna.
La parigina in inverno predilige tinte come il blu, il nero e il marrone, ed è l’unica donna al mondo capace di abbinarle con ardita nonchalance.
La parigina va in giro con due borse: una piccolissima, che quasi non la vedi, sciccosissima, e una grande, spesso di tela, supersportiva.
D’inverno la parigina ha i capelli lunghi, spettinati, si trucca poco ma non può fare a meno del rossetto.
La parigina non teme la solitudine e il buio dei mesi invernali. Anzi. Spesso la vedi seduta al caldo e sola in un bistrot, mentre sorseggia un cappuccino, fuma e legge un libro assorta. Ti sembra che la parigina non lavori mai, e forse è vero che non lavora mai perché la parigina è ricca di famiglia, non è una spendacciona e le basta avere nell’armadio quei due o tre capi super chic e super cheap che tanto a lei stanno da dio.
La parigina è alta e magra, e quando la osservi in coda all’ingresso di un museo mentre si mangia fette di salame in compagnia degli amici bohémien, prima pensi che hai l’acquolina in bocca e vorresti mangiare anche tu, poi che ti piacerebbe essere sua amica. Così, tanto per provare. Magari è pure simpatica… 


lunedì 19 gennaio 2015

La descrizione di un attimo

… ma la mia memoria scivola,
mi ricordo limpida la trasmissione dei
pensieri,
la sensazione che in un attimo
qualunque cosa pensassimo poteva
succedere.
E poi cos'è successo,
aspettami oppure dimenticami…


venerdì 16 gennaio 2015

giovedì 15 gennaio 2015

Pensare di mattina

“Pensare è il motivo per cui svegliarsi la mattina” (Joe Strummer)


mercoledì 14 gennaio 2015

Piccole gioie del matrimonio

Dopo trentasei ore di agonia, trascorse a letto, senza bere, senza mangiare, senza parlare, senza leggere, senza computer, senza telefono, sudando e farneticando, finalmente una mattina lei si alza. Lui la incrocia in anticamera barcollante e arruffata, e le dice: “Toh, chi si vede!”
Piccole (e quotidiane) gioie del matrimonio.


domenica 11 gennaio 2015

The end (10)

Il giorno in cui uscirò di casa lasciando la luce accesa “per i ladri” sarà la fine.


venerdì 9 gennaio 2015

Nonostante tutto

A Parigi ho visto nove cose belle. 
Nonostante tutto.

Ho visto il Babbo Natale ideale, sintesi perfetta di forma e contenuto.


Ho visto la Venere di Milo, che sarebbe così bella con le braccia?


Ho visto la Nike di Samotracia e C che scopre sorpreso il “panneggio a effetto bagnato”.



Ho visto F e S in preda al delirio scattare decine di foto alla Gioconda. Tutte sfocate, per cui niente immagine, mi spiace.
Ho visto un paio di scarpe appese a un cavo, lì per caso o arredo urbano?


Ho visto, in una vetrina nel Marais, quattro bicchieri colorati.



Ho visto fuori dal Museo Picasso.


Ho visto un quadro di Matisse che era di Picasso.


Ho visto S alzare gli occhi e chiedermi preoccupata: “Mamma, ma il resto della bici è dentro il muro?”


Infine, ho visto la faccia di Lou Reed sui muri della metropolitana.



Nove cose belle, nonostante tutto.

giovedì 8 gennaio 2015

Troppo tardi

Un giorno lesse da qualche parte che la sofferenza di una persona merita pazienza e silenzio.
Pazienza e silenzio.
Lei lo sapeva che non era paziente.
E che non sapeva stare zitta.
Ecco perché le persone che soffrivano la evitavano, non la cercavano. L'hanno evitata, non l'hanno cercata. Mai. Quasi mai.
Peccato.
Lei lo sapeva che l’avrebbe capito troppo tardi.


sabato 3 gennaio 2015

A Parigi

“Tutti a Parigi vorrebbero essere attori e nessuno spettatore” (Jean Cocteau)


venerdì 2 gennaio 2015