“Duca tornò da basso e salì in auto accanto a Livia. -Vai dove
ti pare, ma da nessuna parte precisa -, le disse. Le circondò le spalle con un
braccio, c’era quella domanda che lo innervosiva: perché doveva essere contento
che una feroce assassina come quella donna, fosse viva, invece che morta? Viva,
invece che scomparsa dalla faccia della terra? Perché?
Doveva chiederlo a Livia, a Livia Ussaro, la sua Minerva
personale e privata. –Senti, perché-, cominciò a spiegarle. Lei si sarebbe
appassionata al problema.” (G. Scerbanenco, “I ragazzi del massacro”)
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