“Ah! Santa Caterina Valfurva, sì. Il posto più freddo del
mondo, dove tutti si chiamano Compagnoni o Confortola…”, hanno esclamato mia
madre e mia suocera dopo la mia decisione di prenotare lì e non a Bormio. E così,
inevitabilmente, sono partita preoccupata, prevenuta e soprattutto attrezzata
per combattere un freddo polare.
Invece, a Santa Caterina Valfurva sono stata proprio bene.
A Santa Caterina Valfurva, infatti:
- sono stata lontana dal caos automobilistico, turistico e
milanesissimo di Bormio.
- Ho camminato piano piano su ripidi sentieri di montagne alte,
aspre e rocciose.
- Ho conosciuto gente che non spreca parole.
- Ho soggiornato nell’albergo di un signore che, quando ha
un’ora libera, sale di corsa sulla montagna e poi torna giù, sempre di corsa e
così tiene sotto controllo pressione e colesterolo, fino a qualche anno fa alti,
ma adesso non più.
- Ho incontrato marmotte curiose, fischiettanti, immobili
come belle statuine con lo sguardo fisso su di noi che salivamo al rifugio
annaspando.
- Sono stata vicinissima a ghiacciai himalayani.
- Ho attraversato traballanti ponti tibetani.
- Dopo il temporale, ho visto un arcobaleno doppio e
vicinissimo, ma non sono andata a cercare la pentola piena d’oro.
- Ho trovato tracce della Grande Guerra e mi sono domandata
che razza di giornate trascorressero gli alpini dislocati sugli avamposti di
montagna, e così i miei figli e mio marito hanno inscenato un tragicomico
siparietto.
- Sono stata a più di tremila metri e il cuore cercava di
saltarmi fuori dal petto come ogni volta che salgo sopra i duemila metri, e per
l’ennesima volta mi sono chiesta “e se un giorno decidessi davvero di fare un
trekking al campo base dell’Everest? il mio cuore reggerebbe?”
- Ho fatto un tratto di sentiero in jeep in compagnia di
persone che dicevano “ci sono i crepacci? e allora? che problema c’è? se cadi
in un crepaccio, tagli la corda, no?!” e ho pensato a come se la stessero
tirando e lo stesso pensiero l’ha avuto mio figlio, mentre C no.
- Non sono andata a sentire Marco Confortola parlare della
sua salita sul Makalu, un po’ perché Confortola non è Bonatti e nemmeno Messner,
un po’ perché pioveva e la sala era stracolma.
- Ho pensato ad Achille Compagnoni, che a Santa Caterina è
nato, e alla sua assurda versione dei fatti accaduti sul K2 tanti anni fa.
- Ho raccontato a mia figlia che campionessa è stata Debora
Compagnoni.
- Ho pensato di essere in Cile e non nel Parco nazionale dello Stelvio, tanto è sorprendentemente bello e selvaggio.
- Non ho visto stambecchi, né aquile reali, ahimè, ma sarà
per la prossima volta.
- Ho comprato un “pezzotto” per me e uno per mia mamma.
- Ho visto mio figlio mangiare con un appetito da lupo.
- Ho visto mia figlia attraversare torrenti saltando in
equilibrio sui sassi, senza timore.
- Ho visto una mucca muggire vicino al corpicino del suo vitellino
abortito sull’erba.
- Ho effettivamente constatato che tutti si chiamano
Compagnoni e Confortola, ma “non è che siamo tutti parenti!"
- Non ho sentito freddo, ma “prova ad andarci d’inverno, poi
mi dici!”.
che voglia di vedere se è tutto così come dici
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