“A quarantanove anni Federica Zevi
sapeva di rappresentare –per vedovi, divorziati, single di lungo corso- un
ripiego accettabile alle trentenni vagheggiate e sempre meno disponibili. Nei rari
momenti di autostima si sentiva come una Jaguar di terza mano a cui i vecchi
proprietari abbiano fatto regolari tagliandi.
Da un pezzo un uomo non la vedeva
nuda; temeva che, quando ciò fosse accaduto, avrebbe scorto negli occhi dell’impavido
quel che gli specchi, la bilancia e gli sguardi delle ragazzine iniziavano a
suggerirle con insolenza: il suo corpo, per anni umiliato in abiti austeri, era
in dismissione.” (A. Piperno, “Dove la storia finisce”)