giovedì 3 novembre 2016

Colazione, pranzo e cena

“Tamar era dolce e gentile, ma il mondo in cui si muoveva sembrava un set televisivo: limitato, elementare e prosaico, con le notazioni e le strutture della normalità. Colazione, pranzo e cena. Non c’era un divario spaventoso fra la vita che viveva e il suo modo di vedere quella vita, un abisso oscuro che spesso percepivo in Suzanne e forse anche in me stessa. Né io né lei riuscivamo a partecipare pienamente alle nostre giornate, anche se in seguito Suzanne ci avrebbe partecipato in maniera irreversibile. Voglio dire che non credevamo mai davvero che fosse abbastanza, ciò che ci veniva offerto, mentre Tamar sembrava accettare il mondo felicemente, come fine a sé stesso. I suoi progetti non prevedevano nessun reale cambiamento: si limitava a riorganizzare le stesse quantità note, architettando un nuovo ordine come se la vita fosse una continua assegnazione di posti a tavola.” (Emma Cline, "Le ragazze")


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