lunedì 31 agosto 2015

venerdì 28 agosto 2015

Terza persona

“Quando venne a trovarmi a Boston, una volta andammo a bere in tre, c’era anche Sui. Lei, che era insolitamente comunicativa con una persona che incontrava per la prima volta, recitò alla perfezione la parte della mia fidanzata dalla condotta irreprensibile. Hai presente quando, grazie alla presenza di una terza persona, si produce una specie di illusione per cui tutto sembra più facile e quasi ci si convince di poter stare bene insieme?” (Banana Yoshimoto, “N.P.”)


giovedì 27 agosto 2015

mercoledì 26 agosto 2015

A Roma

A Roma ho pensato, fatto e visto diverse cose in una settimana.
Mi sono emozionata quando ho sentito la voce del Papa e ho pensato che si stesse rivolgendo anche a me che stavo facendo la coda per entrare in San Pietro.
Mi sono emozionata quando nelle catacombe di San Sebastiano due giovani suore devote a San Filippo Neri hanno pregato nel luogo dove il loro amato santo pregava per giornate intere cinquecento anni fa.
Dopo una curva mi sono trovata davanti il Fontanone dell’Acqua Paola, dove Sorrentino ha girato la prima scena del film “La grande bellezza” e uno stormo di pappagallini verde smeraldo mi è passato sulla testa.
Ho fatto un salto quando sul Gianicolo a mezzogiorno è scoppiata una cannonata.
Sono passata sotto la casa di Jap Gambardella, vicino al Colosseo.
Ho visto il cinema di Nanni Moretti e poi a casa della Deb ho controllato che film avrebbero dato quella sera.
Ho camminato sull’Appia antica verso Brindisi.
Ho visto un gatto nero cacciare tra le rovine di antiche terme romane e topi grossi come gatti rovistare nella spazzatura a pochi metri dal Pantheon.
Ho chiacchierato con una Vestale che chissà quando ha perso la testa nel Foro Romano.
Dopo quasi trent’anni, schiacciata tra un marea di gente sudata stanca appiccicosa, ho rivisto la Cappella Sistina, coloratissima.
Ho fatto un picnic nel parco di Villa Pamphilj sotto i pini marittimi più alti che abbia mai visto.
Mi sono comprata un paio di sandali rosa vicino a Campo dei Fiori.
Ho visto un cielo messicano.
Ho litigato con C.
Sono entrata per la prima volta da Tiger.
Ho visto S subire il fascino delle rovine.
Ho mangiato carciofi alla giudea nel ghetto.
Sono stata in via Caetani e ho più o meno spiegato ai miei figli chi era Moro e che cosa pensavano di volere le Brigate Rosse.
Ho cercato di spiegare ai miei figli la differenza tra destra e sinistra senza riuscirci, e ho litigato con C.
Ho visto una tartaruga di pietra assetata.
Sono andata a trovare le vittime della follia nazista alle Fosse Ardeatine.
Ho alzato gli occhi e ho visto un San Sebastiano psichedelico incollato al soffitto di una chiesa.
Ho subito lo zelo indolente di un custode.
Sono passata da un varco attivo.
Ho scattato foto col cellulare dimenticandomi che possiedo una macchina fotografica.
Ho visto due piedi piatti su una lapide nella Galleria Lapidaria dei Musei Capitolini.
Ho sentito stonare un coro di suore nella Chiesa di Santa Cecilia, a Trastevere.
Ho bevuto l’acqua delle fontanelle romane che è buona e fresca.
Ho visto persone mettersi in fila per farsi una foto con la mano nella Bocca della Verità.
Ho sentito F decidere che il monumento più bello di tutta Roma è il Vittoriano.
Ho riso con la mia famiglia cantando fortissimo, con tutte le erre accentuate e con le parole mozze “Rrrrroma capoccia derrrr monno infaaameeee”.
Ho visto un cactus pieno di fichi d’India e ho pensato a mio padre che da bambino ci è cascato dentro.
Ho sentito C dire più di una volta che si sarebbe volentieri portato a casa un marmo romano, e ho pensato che con lo stesso ragionamento per secoli gli uomini si sono volentieri portati a casa capitelli, colonne, marmi, sculture antiche.
Ho finalmente capito l’architettura del Colosseo.
Ho cenato con una americana che a un cacio e pepe, a un’amatriciana, a una carbonara, a spaghetti con le vongole ha preferito un piatto di verdure grigliate scondite, e non l’ha nemmeno finito.
Ho capito perché alla fine del Settecento si è sviluppata la corrente artistica del Rovinismo.
Ho visto i miei figli correre sotto il sole tra le sterpaglie su ciò che rimane del circo che Massenzio si fece costruire sulla via Appia e che probabilmente mai utilizzò.
Mi sono ricordata che da piccola volevo fare l’archeologa ma che poi ho cambiato idea e adesso mi pento di aver cambiato idea.
Ho capito che Roma è troppo bella, talmente bella che puoi morire d’infarto davanti a tanta bellezza.
Ho capito che alla mia età è meglio avere una famiglia, non vivere soli.
Ho invidiato la Deb.
Mi sono chiesta come la Deb riesca a vivere a Roma non una settimana, tutti i giorni.


martedì 25 agosto 2015

toc toc

Hello? Is there anybody in there?

(casetta in cartone e altri materiali di S)

giovedì 13 agosto 2015

Al fresco

Al fresco in biblioteca faccio passare il tempo sfogliando riviste d’arredamento. Guardo foto di case bellissime e mi domando: dove sono le “cose” in queste case? in queste bellissime case non ci sono cose? perché queste case sono vuote? come possono viverci le persone, le famiglie? in queste case dove sono:
vestiti
giochi dei bambini
lavoretti dei bambini
scarpe
borse
libri di scuola
ombrelli
zaini
valigie
cose da mangiare
ricordi
libri
riviste
accendini
matite
pentole
elettrodomestici
scope
asse da stiro
ferro da stiro
secchi
catini
bottiglie
saponi
detersivi
lenzuola
coperte
asciugamani
tovaglie
biancheria sporca
stivali
sandali
scarpe da ginnastica
stracci
sci
racchette 
maschere
pinne 
boccagli
ciabatte
aspirapolvere
medicine
ventilatore
seggiolone
sedie
biciclette
pattini
monopattini
cose da bere 
e tutto il resto?
Al fresco in biblioteca sfoglio riviste d’arredamento. Poi penso a casa mia, e inizio a sudare.



martedì 11 agosto 2015

domenica 9 agosto 2015

Saunders

“Saunders aveva per i suoi simili un interesse né puramente scientifico né puramente umano. Li considerava una fonte di svago; li guardava spassionatamente, e dipanare i grovigli individuali gli dava un piacere non diverso da quello del matematico nel risolvere un problema. Delle cognizioni che si procurava non faceva alcun uso; la soddisfazione che ne traeva era di natura estetica, e se conoscere e giudicare gli uomini gli dava un senso sottile di superiorità, egli non ne era consapevole. Aveva pochi pregiudizi, meno della maggior parte degli uomini. Disapprovare non era nella sua indole. Molti sono indulgenti riguardo ai vizi che praticano, e intolleranti verso quelli a cui non sono inclini; alcuni, di più larga veduta, li accettano tutti con generica tolleranza, spesso, peraltro, più teorica che reale; ma pochi riescono a sopportare  senza disgusto comportamenti diversi dai loro. Di rado ci si scandalizza perché qualcuno ha sedotto la moglie altrui, e magari (se non sei la vittima) si resta equanimi sapendo che il tizio ha barato alle carte o falsificato un assegno; ma è difficile stringersi d’intima amicizia con chi ha una cattiva pronuncia, e quasi impossibile con chi raccoglie il sugo col coltello. Il dottor Saunders a queste cose era poco sensibile. Il mal comportamento a tavola non lo turbava, come non lo turbava un’ulcera purulenta. Diritto e torto per lui non contavano più del buono e del cattivo tempo. Li prendeva come venivano. Giudicava ma non condannava. Rideva. 
Con lui era facile andare d’accordo. Era molto benvoluto; ma non aveva amici. Era un compagno gradevole ma non cercava né dava confidenza. Non c’era persona al mondo che non gli fosse in sostanza indifferente. Bastava a se stesso; la sua felicità non dipendeva da altri che lui.” (W. Somerset Maugham, “Acque morte”)


giovedì 6 agosto 2015

New York

Guardo il soffitto.
Dovrei rimbiancare.
Le pale del ventilatore girano girano girano.
Sto completamente ferma.
Se mi muovo, sudo.
Se leggo, sudo.
Se scrivo, sudo.
Se parlo, sudo.
Posso solo pensare.
Chiudo gli occhi.
Ascolto il ronzio del ventilatore.
Mi assopisco.
Come avrei vissuto a New York in agosto?
Apro gli occhi.
Sono passati dieci minuti.
Il caldo è micidiale.
Guardo il soffitto.
Le pale del ventilatore girano girano girano.
Come vivrei a New York in agosto?
A settembre rimbiancherò.




mercoledì 5 agosto 2015

Amo la solitudine

“(…) bisogna amare la solitudine per non sentirsi soli” (M. Yourcenar)


martedì 4 agosto 2015

La signorina Emme era mattiniera

La signorina Emme era mattiniera il sabato e la domenica. Dal lunedì al venerdì no e ogni sera, prima di coricarsi, puntava solerte la sveglia preoccupata che altrimenti l’indomani non si sarebbe svegliata. Il sabato e la domenica, invece, alle sette era già sveglia. 
Quando non aveva nulla da fare e al lavoro non la aspettavano, le piaceva svegliarsi presto, mettere su il caffè, guardare fuori dalla finestra e pensare ai fatti propri in silenzio mentre il resto della casa dormiva. Poi, quando gli altri si svegliavano, lei tornava a letto. A volte le ritornava il sonno, a volte si metteva a scrivere, a volte riprendeva a leggere la pagina interrotta la sera prima. Dormire scrivere leggere erano meglio di parlare.


lunedì 3 agosto 2015

In vacanza sono stata su Marte

Al mare ci piace andare sull’isola di Cres, in Croazia. Ci piace perché è selvaggia, inospitale e poco turistica; ha spiagge belle, sassose e difficili da raggiungere, scogli da cui tuffarsi e un mare limpido pieno di conchiglie da portare a casa e di pesci da inseguire sott’acqua.
A Cres montiamo la tenda in una piazzola ombrosa che guarda il mare tutto il giorno e il sole che tramonta alla sera. Il nostro campeggio è in una posizione invidiabile perché, percorrendo un sentiero lungo la costa, si possono raggiungere calette silenziose e poco frequentate dove ti devi mettere nuda a prendere il sole dal momento che sono a esclusiva disposizione dei naturisti. Per noi questo non è un problema, anzi: se la spiaggia è bella noi diventiamo naturisti. E poco ci importa se apparteniamo al gruppo dei naturisti dell’ultima ora, quelli che il primo giorno hanno il segno del costume bianco latte e il secondo color aragosta…
Sono tre anni che torniamo a Cres e si può dire che l’isola l’abbiamo girata quasi tutta. Quest’anno abbiamo deciso di esplorare l’unica località che non avevamo ancora perlustrato: un promontorio da cartolina interamente occupato da un campeggio per naturisti. Se il campeggio è bello noi diventiamo naturisti, siamo o no una famiglia di ampie vedute?
Quindi una mattina partiamo di buon’ora e, dopo aver percorso una strada lunga, stretta e piena di curve, finalmente arriviamo, parcheggiamo ed entriamo in reception per chiedere il permesso di visitare il posto e il camping. Ci spiegano diligentemente che una parte del campeggio è “tessile”, cioè riservata agli ospiti che preferiscono rimanere vestiti, e che una linea di confine segna l’inizio della parte naturista. Domando sciolta se per visitare la parte naturista ci dobbiamo spogliare e mi rispondono che non c’è nessun obbligo da parte nostra. Per cui via, entriamo. Attraversiamo velocemente la parte tessile, raggiungiamo quella naturista e da Cres ci trasferiamo su Marte.
Improvvisamente, repentinamente, bruscamente ci ritroviamo vestiti in mezzo a gente che passeggia per le stradine del campeggio totalmente nuda, che gira in bicicletta totalmente nuda, che cucina fuori dalla tenda totalmente nuda, che gioca a pallavolo totalmente nuda, che legge un libro sull’amaca totalmente nuda, che lavora sul computer totalmente nuda, che sorseggia un drink totalmente nuda, che torna dalla doccia con l’accappatoio aperto e sotto è totalmente nuda, che dorme totalmente nuda, che mangia totalmente nuda, che fa conversazione totalmente nuda. C e io ci sforziamo di mantenere il giusto atteggiamento e di apparire indifferenti alla situazione surreale che stiamo vivendo: guardiamo il mare, la natura, notiamo una biscia che striscia in un cespuglio, valutiamo le piazzole con piantina alla mano, consideriamo lo spazio a disposizione, l’ombra, gli attacchi per l’elettricità, la vicinanza o meno ai bagni. Cerchiamo di rimanere seri, di trattenere i commenti, di non giudicare, esprimiamo la nonchalance che non abbiamo. Poi ci rendiamo conto che F e S, le nostri voci della verità, sono atterriti, contrariati e iniziano a esprimere apertamente pensieri che sono anche nostri: “mamma, se tutti stanno così tanto nudi, perché ci sono i bagni separati? E a cosa servono le porte nei bagni? Mamma, a me questo campeggio non piace, ci dobbiamo per forza venire? Mamma, io in questo campeggio non ci voglio venire, né con voi, né da sola, né in futuro mi sognerò mai di portarci i miei figli!”
Inquietudine. Abbiamo finito il giro e ce ne siamo tornati rapidi nel nostro campeggio dove il naturismo lo pratichi in riva al mare, solo quando vuoi e se vuoi, e al ristorante e a fare la spesa ci vai vestito.
Poi però ci ho ripensato al mio viaggio su Marte e ho capito perché non ero a mio agio. Su Marte c’era una nota stonata: le persone totalmente e sfacciatamente nude erano gli adulti, le persone di una certa età e i bambini piccoli piccoli, mentre i ragazzini indossavano il costume e le ragazzine stavano in topless. Su Marte la vecchiaia è nuda, la giovinezza è vestita. Strano posto Marte. Non sono sicura che mi piaccia. Sono sicura che non ci tornerò.