Al mare ci piace andare sull’isola di Cres, in Croazia. Ci
piace perché è selvaggia, inospitale e poco turistica; ha spiagge belle, sassose
e difficili da raggiungere, scogli da cui tuffarsi e un mare limpido pieno di conchiglie
da portare a casa e di pesci da inseguire sott’acqua.
A Cres montiamo la tenda in una piazzola ombrosa che guarda
il mare tutto il giorno e il sole che tramonta alla sera. Il nostro campeggio è
in una posizione invidiabile perché, percorrendo un sentiero lungo la costa, si
possono raggiungere calette silenziose e poco frequentate dove ti devi mettere nuda
a prendere il sole dal momento che sono a esclusiva disposizione dei naturisti.
Per noi questo non è un problema, anzi: se la spiaggia è bella noi diventiamo
naturisti. E poco ci importa se apparteniamo al gruppo dei naturisti dell’ultima
ora, quelli che il primo giorno hanno il segno del costume bianco latte e il
secondo color aragosta…
Sono tre anni che torniamo a Cres e si può dire che l’isola
l’abbiamo girata quasi tutta. Quest’anno abbiamo deciso di esplorare l’unica
località che non avevamo ancora perlustrato: un promontorio da cartolina
interamente occupato da un campeggio per naturisti. Se il campeggio è bello noi
diventiamo naturisti, siamo o no una famiglia di ampie vedute?
Quindi una mattina partiamo di buon’ora e, dopo aver percorso
una strada lunga, stretta e piena di curve, finalmente arriviamo, parcheggiamo
ed entriamo in reception per chiedere il permesso di visitare il posto e il camping.
Ci spiegano diligentemente che una parte del campeggio è “tessile”, cioè
riservata agli ospiti che preferiscono rimanere vestiti, e che una linea di
confine segna l’inizio della parte naturista. Domando sciolta se per visitare
la parte naturista ci dobbiamo spogliare e mi rispondono che non c’è nessun
obbligo da parte nostra. Per cui via, entriamo. Attraversiamo velocemente la
parte tessile, raggiungiamo quella naturista e da Cres ci trasferiamo su Marte.
Improvvisamente, repentinamente, bruscamente ci ritroviamo
vestiti in mezzo a gente che passeggia per le stradine del campeggio totalmente
nuda, che gira in bicicletta totalmente nuda, che cucina fuori dalla tenda totalmente
nuda, che gioca a pallavolo totalmente nuda, che legge un libro sull’amaca totalmente
nuda, che lavora sul computer totalmente nuda, che sorseggia un drink totalmente
nuda, che torna dalla doccia con l’accappatoio aperto e sotto è totalmente nuda,
che dorme totalmente nuda, che mangia totalmente nuda, che fa conversazione
totalmente nuda. C e io ci sforziamo di mantenere il giusto atteggiamento e di apparire
indifferenti alla situazione surreale che stiamo vivendo: guardiamo il mare, la
natura, notiamo una biscia che striscia in un cespuglio, valutiamo le piazzole
con piantina alla mano, consideriamo lo spazio a disposizione, l’ombra, gli
attacchi per l’elettricità, la vicinanza o meno ai bagni. Cerchiamo di rimanere
seri, di trattenere i commenti, di non giudicare, esprimiamo la nonchalance che
non abbiamo. Poi ci rendiamo conto che F e S, le nostri voci della verità, sono
atterriti, contrariati e iniziano a esprimere apertamente pensieri che sono
anche nostri: “mamma, se tutti stanno così tanto nudi, perché ci sono i bagni
separati? E a cosa servono le porte nei bagni? Mamma, a me questo campeggio non
piace, ci dobbiamo per forza venire? Mamma, io in questo campeggio non ci
voglio venire, né con voi, né da sola, né in futuro mi sognerò mai di portarci
i miei figli!”
Inquietudine. Abbiamo finito il giro e ce ne siamo tornati rapidi
nel nostro campeggio dove il naturismo lo pratichi in riva al mare, solo quando
vuoi e se vuoi, e al ristorante e a fare la spesa ci vai vestito.
Poi però ci ho ripensato al mio viaggio su Marte e ho capito
perché non ero a mio agio. Su Marte c’era una nota stonata: le persone totalmente
e sfacciatamente nude erano gli adulti, le persone di una certa età e i bambini
piccoli piccoli, mentre i ragazzini indossavano il costume e le ragazzine stavano
in topless. Su Marte la vecchiaia è nuda, la giovinezza è vestita. Strano posto Marte. Non
sono sicura che mi piaccia. Sono sicura che non ci tornerò.
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