banalità + brutalità = volgarità
lunedì 29 febbraio 2016
sabato 27 febbraio 2016
venerdì 26 febbraio 2016
giovedì 25 febbraio 2016
Il bello della vita secondo me (49)
Il giorno del mio quarantasettesimo compleanno, indossare quegli
orecchini e quell’anello che avevo messo da parte perché mi sembravano
da vecchia e trovarli perfetti.
Il bello della vita secondo me.
mercoledì 24 febbraio 2016
Poi mi alzo
Sdraiata sul divano nel buio di una casa che non è la mia,
ascolto il silenzio.
Il frigorifero ronza
Un cane abbaia lontano
Il legno dei mobili scricchiola
Gli sconosciuti che abitano sopra parlano
La bimba che dorme sola nel lettone dei suoi genitori
tossisce
La pancia brontola
Il divano cigola
Il cellulare non la smette di vibrare
Il lavandino perde
Le auto di fuori si muovono nel traffico del mattino
L’orologio ticchetta sulla parete
Una porta si chiude sul pianerottolo
Qualcuno esce con passi pesanti
Le campane della chiesa vicina suonano
Le chiavi girano nella serratura di una porta blindata
La lavatrice gira gira gira
Il bimbo piagnucola nel suo lettino
Sdraiata sul divano nel buio di una casa che non è la mia,
ascolto il silenzio apparente.
Poi mi alzo e salto giù.
lunedì 22 febbraio 2016
sabato 20 febbraio 2016
Ciao
Se un giorno di tanti anni fa non mi fosse capitato tra le
mani un libricino sgualcito intitolato “Come si fa una tesi di laurea”, probabilmente
non mi sarei mai laureata. Ciao, Umberto Eco, salutami mio padre e David Bowie,
se li vedi.
giovedì 18 febbraio 2016
martedì 16 febbraio 2016
Ho notato una cosa delle donne sposate
“Ho notato una cosa delle donne sposate, e cioè che molte di
loro devono prendersi la briga di inventarsi il marito. Attribuirgli preferenze,
opinioni, modi autoritari. Eh sì, dicono, mio marito è fatto a modo suo. Le rape,
non le assaggia nemmeno. Non mangia carne fritta. (Oppure, la carne, la mangia
solo fritta). Vuole che mi vesta esclusivamente di blu (o di marrone). Detesta
la musica per organo. Non sopporta le donne a spasso con il capo scoperto. Mi ucciderebbe
se sapesse che ho anche solo toccato del tabacco. In questo modo, uomini
disorientati e sfuggenti vengono ricostruiti e diventano mariti, capifamiglia. Almeda
Roth non riesce a pensare di poter fare altrettanto.” ( Alice Munro, “Meneseteung”
in “Amica della mia giovinezza)
(disegno di Franco Matticchio)
lunedì 15 febbraio 2016
The Hateful Eight
Difficile scrivere di Quentin Tarantino, come difficile è
stato scrivere di Paolo Sorrentino. Perché, come Sorrentino, anche Tarantino
divide, o lo ami o lo odi, e chi lo ama potrebbe non sopportare pareri
approssimativi come i miei. Ad aggravare la mia posizione, inoltre, c’è che non
sono una cultrice dei suoi film, a differenza di quelli di Sorrentino che amo
senza mezze misure.
“Le iene” non mi aveva divertito più di tanto; “Pulp Fiction”
e i “Kill Bill” con Uma Thurman mi sono piaciuti, mentre “Django” e “Bastardi
senza gloria” sono film più di C. che miei.
Ma ho deciso di essere coraggiosa e di scrivere lo stesso un
post sull’ultimo film di Tarantino, uscito in Italia col titolo originale, cosicché
alla cassa, per far prima e non scivolare sulla pronuncia, io e la leti abbiamo
chiesto: “due tarantini, per favore!”.
“The Hateful Eight” è il primo film di Tarantino che vedo al
cinema, tutti gli altri li ho visti in tv. E ho fatto bene, perché al cinema
film come questi sono tutt'altra cosa. Infatti “The Hateful Eight” me lo
sono goduto più degli altri, e mi è piaciuto più degli altri.
In particolare mi hanno colpito:
1. la cura minuziosa dei dettagli che rende il film
esteticamente impeccabile.
2. L’amore di Quentin TarantinoQuentin TarantinQWW per il cinema tutto e per il proprio
mestiere che traspaiono in ogni minuto dei quasi centosettanta del film.
2. Le musiche di Morricone, ovviamente.
3. La bravura imbarazzante di tutti gli attori, nessuno
escluso.
4. I dialoghi. Giusti, divertenti, sorprendenti, strani,
matti e chi più ne ha più ne metta, di aggettivi intendo.
5. La storia.
(Wyoming, seconda metà dell’Ottocento, Guerra di Secessione
appena terminata, una diligenza corre più veloce che può perché la tempesta
incalza, dentro ci sono il cacciatore di taglie John Ruth (interpretato da Kurt
Russel) e la sua prigioniera Daisy, matta come un cavallo (magnificamente interpretata
da Jennifer Jason Leigh). Lungo il
tragitto John Ruth accetta scettico di dare un passaggio al Maggiore Warren (Samuel
L. Jackson), un cacciatore di taglie nero che ha combattuto a fianco dei
nordisti, e poi a Mannix (Walton Gonnix), un sudista che deve raggiungere la
località di Red Rock per diventarne sceriffo. I quattro arrivano all’Emporio di
Minnie e lì si fermano per far passare la bufera. Per diverse ore si troveranno
a condividere spazio e tempo con gli altri quattro ospiti chiusi nella locanda:
un cowboy silenzioso che sta scrivendo la propria biografia, un vecchio
generale sudista che non si alza mai dalla poltrona, un messicano ombroso e un
inglese compito e forbito che di mestiere impicca gente. Rapidamente l’ambiente
si “avvelena” sotto ogni punto di vista e allora bla bla bla.)
6. Il mix di generi. “The Hateful Eight” è un western alla
Sergio Leone, un’opera teatrale pirandelliana, un giallo alla Agatha Christie, un
thriller, un dramma giudiziario, un film splatter, una commedia, un film
intellettuale, un film politico…
7. Il montare della tensione. Perché nonostante l’azione si
svolga prevalentemente in interni (prima in carrozza, poi nell’Emporio di
Minnie) il ritmo è incalzante. Fin da subito hai l’impressione che qualcosa
possa improvvisamente accadere e che nessuno dei personaggi la stia raccontando
giusta.
7. I due momenti “politici”, quando in carrozza il sudista
Mannix e il nordista Maggiore Warren litigano sulla guerra, e poi nell’emporio
di Minnie, quando il boia inglese (Tim Roth) parla di giustizia.
Il mio voto? Un bel 9.
domenica 14 febbraio 2016
Io e te
“ …la bellezza dei
vent’anni è poter non dare retta
a chi pretende di spiegarti l'avvenire, e poi il lavoro e poi l’amore…”
a chi pretende di spiegarti l'avvenire, e poi il lavoro e poi l’amore…”
sabato 13 febbraio 2016
giovedì 11 febbraio 2016
Erano gli anni dei figli piccoli
Erano gli anni dei figli piccoli.
Stanca annoiata sola arrabbiata, si era convinta che la vita
trascorsa fra poppate, pappine, pannolini, passeggiatine, nanne non facesse per
lei. Le mancava tutto: le mancavano la libertà di andar via, la libertà di
andare avanti lasciando il resto dietro, la libertà di dormire quando avrebbe
voluto, di mangiare e di bere quello che avrebbe voluto, la libertà di fare
quello che voleva. Soprattutto le mancavano il marito e il loro difficile modo di
stare insieme.
Per le Altre Mamme, però, le cose non stavano così. Loro non
si lamentavano. Il viso sorridente. La ginnastica per tornare in forma. La cottura
al vapore per preparare cibi sani per bambini belli e maritini soddisfatti.
Le cure alternative per non prendere il raffreddore. Le collanine d’ambra per i
dentini. I passeggini tecnologici. I seggioloni di design. La casa al mare. Le
cene con gli uomini da una parte e le donne dall’altra. Le Altre Mamme non
avevano dubbi. Salde al loro posto, erano contente. O tali le apparivano.
Era l’unica a cui non importavano pappine bio, seggioloni
high tech, globuli omeopatici o massaggi neonatali? Se lo domandava spesso, lo
domandava spesso. Ma non aveva risposte, solo sguardi vuoti. Lei per un po’ci
provò lo stesso, ma poi non ce la fece più e smise di frequentarle, le Altre
Mamme. E così si ritrovò più sola.
Una sera, mentre asciugava triste il pavimento (aveva
innaffiato le piante e l’acqua era straripata dai sottovasi, se lo ricorderà
per tutta la vita), le venne un’idea. I tempi, però, non erano ancora maturi. I
figli erano ancora troppo piccoli, come poteva smettere di parlargli dall’oggi
al domani?
Sarebbero passati diversi anni prima che la signorina Emme…
(opera di Geoff Mcfetridge)
martedì 9 febbraio 2016
vengo/non vengo
“Mi si nota di più se vengo e sto in disparte o se non vengo
per niente?” (Nanni Moretti)
(disegno di Franco Matticchio)
lunedì 8 febbraio 2016
sabato 6 febbraio 2016
Fin qui è stato facile
“- Cristo, non scendere ancora! – le dice. – Non scendere
dalla macchina!
Non aveva neanche la mano sulla portiera, non aveva affatto
accennato a scendere. Possibile che Neil non sappia che cosa sta succedendo? Forse
è necessaria l’esperienza di tante liti coniugali per saperlo. Per sapere cioè
che quello che pensi, e che un po’ ti auguri sia la fine di tutto, potrebbe
rivelarsi soltanto l’inizio di uno stadio successivo, un proseguimento. Ecco che
cosa succede, anzi, che cosa è già successo. Neil ha perso un poco di smalto ai
suoi occhi; è possibile che non lo recuperi. Probabilmente la cosa è reciproca.
Brenda percepisce la sua stanchezza, la rabbia, lo stupore. In lui come in se
stessa. Pensa che fin qui è stato facile.” (Alice Munro, “Five Points” in “Amica della mia giovinezza”)
(disegno di Franco Matticchio)
venerdì 5 febbraio 2016
Il bello della vita secondo me (47)
Giovanissimi, lui e lei ascoltano musica ad alto volume in
macchina, fermi in un parcheggio.
“… un sorriso, e ho
visto la mia fine sul tuo viso…”.
Battisti.
Il bello della vita secondo me.
giovedì 4 febbraio 2016
martedì 2 febbraio 2016
Piccoli brividi
Sabato pomeriggio sono andata al cinema coi miei figli a
vedere “Piccoli brividi”, di Rob Letterman con Jack Black, e devo dire che ci
siamo divertiti.
Il film segue il successo editoriale della serie “Piccoli brividi”
(pare abbia venduto più o meno cinquecento milioni di copie in tutto il mondo…),
i thriller per ragazzini scritti dal prolifico Robert Lawrence Stine, famoso
come lo “Stephen King dei bambini”.
"Piccoli brividi" è un film riuscito perché costruito su una buona trovata. Non è, infatti, l’adattamento cinematografico di una delle
tante storie già pubblicate e probabilmente già lette da tanti giovani lettori,
ma ha l’ambizione di creare una nuova storia che faccia più o meno da summa a tutte
le precedenti avventure. Per spiegarmi meglio, racconto la trama per sommi
capi.
Zach si è appena trasferito con la mamma in provincia e ha un
brutto impatto col vicino di casa che è un tipo strano, torvo e schivo, pronto
a tutto per difendere la propria privacy. La figlia Hannah, invece, è carina e
simpatica e i due ragazzi fanno amicizia e si piacciono anche un po’.
Un giorno Zach entra nella villa del vicino perché ha
sentito urlare la ragazza e si preoccupa per lei. Girando per le stanze trova
una libreria zeppa di volumi, tutti chiusi con lucchetti di ferro. Per sbaglio
l’amico sfigato e dentone che lo accompagna ne apre uno e… si scatena
l’inferno. Perché quelli non sono libri normali, ma libri del famoso
scrittore R.L. Stine, letti da migliaia di ragazzi e di cui nessuno sa più
niente da tempo. Zach si ritrova così ad aver scoperto sia che il vicino di casa è in
realtà lo scrittore di thriller per ragazzi sia che i suoi sono libri
terribili. Infatti, una volta aperti, i personaggi paurosi creati dalla fantasia dello scrittore e che
popolano le pagine dei suoi volumi, si liberano e diventano reali. Il problema
inizia quando da uno dei libri esce il cattivissimo e orripilante burattino da
ventriloquo che, tremendo, apre tutti i libri e poi li brucia per impedire così
il rientro nelle storie di zombie, cani assassini, abominevoli uomini delle
nevi, mantidi religiose gigantesche, lupi mannari, orchi, gnomi cattivissimi e
chi più ne ha più ne metta.
Gli abitanti della cittadina sono in pericolo finché i
protagonisti capiscono che l’unica via d’uscita è che lo scrittore, per poter
imprigionare tutti i mostri in una volta sola, scriva un nuovo libro che abbia
come protagonisti tutti i personaggi della serie. Prende allora la sua mitica
macchina da scrivere, conservata come un cimelio nella scuola vicina, e si
mette a scrivere. Ma a un certo punto, prima di aver terminato la nuova storia,
un blob gelatinoso lo cattura e bla bla bla
“Piccoli brividi” è piaciuto ai miei figli (e alla loro
mamma) per otto motivi (l’ottavo motivo, però è solo della mamma, ci tengo a precisare):
1. perché
il film è velocissimo, ha ritmo e non ti annoi mai
2. perché
il pupazzo cattivo fa davvero paura, e “mamma, magari me lo sogno
stanotte, ma ci sta”.
3. perché lo scrittore che si deve mettere a
scrivere dopo tanto tempo che non scrive, ed è quindi arrugginito, è divertente (inizia a battere sui tasti e scrive ispirato: “la notte era fredda”,
poi si ferma di colpo, strappa il foglio nervoso e ricomincia: “fredda era la
notte”...)
4. perché
la storia d’amore tra Zach e Hannah è in secondo piano “per fortuna,
mamma”
5. perché
questo film potrebbe spingere i ragazzini a tornare a casa e leggere i
libri della serie, e leggere fa bene
6. perché
se i bambini decidono di leggere i libri, la casa editrice e lo scrittore
guadagnano più soldi ed è un successo commerciale
7. perché
c’è il colpo di scena che ovviamente non va svelato qui
8. perché
Jack Black è un attore che mi ha fatto già ridere e nella parte di R.L. Stine continua a farmi ridere.
Quindi, cari genitori, via libera: portate i vostri figli a
vedere “Piccoli brividi”. Voto: 8.
lunedì 1 febbraio 2016
Poi arrivò la primavera
Quell’inverno ce lo aveva ripetuto spesso.
Diceva che avrebbe voluto sparire, vivere sola, nascosta,
lontana da tutti. Però stava sempre col cellulare in mano a controllare mail e
whatsapp. Sperava che qualcuno la cercasse? Temeva che qualcuno la cercasse? Nessuna
di noi fece domande. Purtroppo. E lei per un po’ non si fece vedere. Poi arrivò
la primavera.
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