venerdì 26 febbraio 2016

giovedì 25 febbraio 2016

Il bello della vita secondo me (49)

Il giorno del mio quarantasettesimo compleanno, indossare quegli orecchini e quell’anello che avevo messo da parte perché mi sembravano da vecchia e trovarli perfetti.
Il bello della vita secondo me.


mercoledì 24 febbraio 2016

Poi mi alzo

Sdraiata sul divano nel buio di una casa che non è la mia, ascolto il silenzio.
Il frigorifero ronza
Un cane abbaia lontano
Il legno dei mobili scricchiola
Gli sconosciuti che abitano sopra parlano
La bimba che dorme sola nel lettone dei suoi genitori tossisce
La pancia brontola
Il divano cigola
Il cellulare non la smette di vibrare
Il lavandino perde
Le auto di fuori si muovono nel traffico del mattino
L’orologio ticchetta sulla parete
Una porta si chiude sul pianerottolo
Qualcuno esce con passi pesanti
Le campane della chiesa vicina suonano
Le chiavi girano nella serratura di una porta blindata
La lavatrice gira gira gira
Il bimbo piagnucola nel suo lettino
Sdraiata sul divano nel buio di una casa che non è la mia, ascolto il silenzio apparente.
Poi mi alzo e salto giù.


sabato 20 febbraio 2016

Ciao

Se un giorno di tanti anni fa non mi fosse capitato tra le mani un libricino sgualcito intitolato “Come si fa una tesi di laurea”, probabilmente non mi sarei mai laureata. Ciao, Umberto Eco, salutami mio padre e David Bowie, se li vedi.


giovedì 18 febbraio 2016

martedì 16 febbraio 2016

Ho notato una cosa delle donne sposate

“Ho notato una cosa delle donne sposate, e cioè che molte di loro devono prendersi la briga di inventarsi il marito. Attribuirgli preferenze, opinioni, modi autoritari. Eh sì, dicono, mio marito è fatto a modo suo. Le rape, non le assaggia nemmeno. Non mangia carne fritta. (Oppure, la carne, la mangia solo fritta). Vuole che mi vesta esclusivamente di blu (o di marrone). Detesta la musica per organo. Non sopporta le donne a spasso con il capo scoperto. Mi ucciderebbe se sapesse che ho anche solo toccato del tabacco. In questo modo, uomini disorientati e sfuggenti vengono ricostruiti e diventano mariti, capifamiglia. Almeda Roth non riesce a pensare di poter fare altrettanto.” ( Alice Munro, “Meneseteung” in “Amica della mia giovinezza)

(disegno di Franco Matticchio)

lunedì 15 febbraio 2016

The Hateful Eight

Difficile scrivere di Quentin Tarantino, come difficile è stato scrivere di Paolo Sorrentino. Perché, come Sorrentino, anche Tarantino divide, o lo ami o lo odi, e chi lo ama potrebbe non sopportare pareri approssimativi come i miei. Ad aggravare la mia posizione, inoltre, c’è che non sono una cultrice dei suoi film, a differenza di quelli di Sorrentino che amo senza mezze misure.
“Le iene” non mi aveva divertito più di tanto; “Pulp Fiction” e i “Kill Bill” con Uma Thurman mi sono piaciuti, mentre “Django” e “Bastardi senza gloria” sono film più di C. che miei.
Ma ho deciso di essere coraggiosa e di scrivere lo stesso un post sull’ultimo film di Tarantino, uscito in Italia col titolo originale, cosicché alla cassa, per far prima e non scivolare sulla pronuncia, io e la leti abbiamo chiesto: “due tarantini, per favore!”.
“The Hateful Eight” è il primo film di Tarantino che vedo al cinema, tutti gli altri li ho visti in tv. E ho fatto bene, perché al cinema film come questi sono tutt'altra cosa. Infatti “The Hateful Eight” me lo sono goduto più degli altri, e mi è piaciuto più degli altri.


In particolare mi hanno colpito:
1. la cura minuziosa dei dettagli che rende il film esteticamente impeccabile.
2. L’amore di Quentin TarantinoQuentin TarantinQWW per il cinema tutto e per il proprio mestiere che traspaiono in ogni minuto dei quasi centosettanta del film.
2. Le musiche di Morricone, ovviamente.
3. La bravura imbarazzante di tutti gli attori, nessuno escluso.
4. I dialoghi. Giusti, divertenti, sorprendenti, strani, matti e chi più ne ha più ne metta, di aggettivi intendo.
5. La storia.
(Wyoming, seconda metà dell’Ottocento, Guerra di Secessione appena terminata, una diligenza corre più veloce che può perché la tempesta incalza, dentro ci sono il cacciatore di taglie John Ruth (interpretato da Kurt Russel) e la sua prigioniera Daisy, matta come un cavallo (magnificamente interpretata da Jennifer Jason Leigh). Lungo il tragitto John Ruth accetta scettico di dare un passaggio al Maggiore Warren (Samuel L. Jackson), un cacciatore di taglie nero che ha combattuto a fianco dei nordisti, e poi a Mannix (Walton Gonnix), un sudista che deve raggiungere la località di Red Rock per diventarne sceriffo. I quattro arrivano all’Emporio di Minnie e lì si fermano per far passare la bufera. Per diverse ore si troveranno a condividere spazio e tempo con gli altri quattro ospiti chiusi nella locanda: un cowboy silenzioso che sta scrivendo la propria biografia, un vecchio generale sudista che non si alza mai dalla poltrona, un messicano ombroso e un inglese compito e forbito che di mestiere impicca gente. Rapidamente l’ambiente si “avvelena” sotto ogni punto di vista e allora bla bla bla.)
6. Il mix di generi. “The Hateful Eight” è un western alla Sergio Leone, un’opera teatrale pirandelliana, un giallo alla Agatha Christie, un thriller, un dramma giudiziario, un film splatter, una commedia, un film intellettuale, un film politico…
7. Il montare della tensione. Perché nonostante l’azione si svolga prevalentemente in interni (prima in carrozza, poi nell’Emporio di Minnie) il ritmo è incalzante. Fin da subito hai l’impressione che qualcosa possa improvvisamente accadere e che nessuno dei personaggi la stia raccontando giusta.
7. I due momenti “politici”, quando in carrozza il sudista Mannix e il nordista Maggiore Warren litigano sulla guerra, e poi nell’emporio di Minnie, quando il boia inglese (Tim Roth) parla di giustizia.

Il mio voto? Un bel 9.

domenica 14 febbraio 2016

Io e te

“ …la bellezza dei vent’anni è poter non dare retta
a chi pretende di spiegarti l'avvenire, e poi il lavoro e poi l’amore…” 


sabato 13 febbraio 2016

giovedì 11 febbraio 2016

Erano gli anni dei figli piccoli

Erano gli anni dei figli piccoli.
Stanca annoiata sola arrabbiata, si era convinta che la vita trascorsa fra poppate, pappine, pannolini, passeggiatine, nanne non facesse per lei. Le mancava tutto: le mancavano la libertà di andar via, la libertà di andare avanti lasciando il resto dietro, la libertà di dormire quando avrebbe voluto, di mangiare e di bere quello che avrebbe voluto, la libertà di fare quello che voleva. Soprattutto le mancavano il marito e il loro difficile modo di stare insieme.
Per le Altre Mamme, però, le cose non stavano così. Loro non si lamentavano. Il viso sorridente. La ginnastica per tornare in forma. La cottura al vapore per preparare cibi sani per bambini belli e maritini soddisfatti. Le cure alternative per non prendere il raffreddore. Le collanine d’ambra per i dentini. I passeggini tecnologici. I seggioloni di design. La casa al mare. Le cene con gli uomini da una parte e le donne dall’altra. Le Altre Mamme non avevano dubbi. Salde al loro posto, erano contente. O tali le apparivano.
Era l’unica a cui non importavano pappine bio, seggioloni high tech, globuli omeopatici o massaggi neonatali? Se lo domandava spesso, lo domandava spesso. Ma non aveva risposte, solo sguardi vuoti. Lei per un po’ci provò lo stesso, ma poi non ce la fece più e smise di frequentarle, le Altre Mamme. E così si ritrovò più sola.
Una sera, mentre asciugava triste il pavimento (aveva innaffiato le piante e l’acqua era straripata dai sottovasi, se lo ricorderà per tutta la vita), le venne un’idea. I tempi, però, non erano ancora maturi. I figli erano ancora troppo piccoli, come poteva smettere di parlargli dall’oggi al domani? 
Sarebbero passati diversi anni prima che la signorina Emme…

(opera di Geoff Mcfetridge)

martedì 9 febbraio 2016

vengo/non vengo

“Mi si nota di più se vengo e sto in disparte o se non vengo per niente?” (Nanni Moretti)

(disegno di Franco Matticchio)

lunedì 8 febbraio 2016

sabato 6 febbraio 2016

Fin qui è stato facile

“- Cristo, non scendere ancora! – le dice. – Non scendere dalla macchina!
Non aveva neanche la mano sulla portiera, non aveva affatto accennato a scendere. Possibile che Neil non sappia che cosa sta succedendo? Forse è necessaria l’esperienza di tante liti coniugali per saperlo. Per sapere cioè che quello che pensi, e che un po’ ti auguri sia la fine di tutto, potrebbe rivelarsi soltanto l’inizio di uno stadio successivo, un proseguimento. Ecco che cosa succede, anzi, che cosa è già successo. Neil ha perso un poco di smalto ai suoi occhi; è possibile che non lo recuperi. Probabilmente la cosa è reciproca. Brenda percepisce la sua stanchezza, la rabbia, lo stupore. In lui come in se stessa. Pensa che fin qui è stato facile.” (Alice Munro, “Five Points” in “Amica della mia giovinezza”)

(disegno di Franco Matticchio)

venerdì 5 febbraio 2016

Il bello della vita secondo me (47)

Giovanissimi, lui e lei ascoltano musica ad alto volume in macchina, fermi in un parcheggio.
“… un sorriso, e ho visto la mia fine sul tuo viso…”.
Battisti.
Il bello della vita secondo me.


giovedì 4 febbraio 2016

martedì 2 febbraio 2016

Piccoli brividi

Sabato pomeriggio sono andata al cinema coi miei figli a vedere “Piccoli brividi”, di Rob Letterman con Jack Black, e devo dire che ci siamo divertiti.

Il film segue il successo editoriale della serie “Piccoli brividi” (pare abbia venduto più o meno cinquecento milioni di copie in tutto il mondo…), i thriller per ragazzini scritti dal prolifico Robert Lawrence Stine, famoso come lo “Stephen King dei bambini”.


"Piccoli brividi" è un film riuscito perché costruito su una buona trovata. Non è, infatti, l’adattamento cinematografico di una delle tante storie già pubblicate e probabilmente già lette da tanti giovani lettori, ma ha l’ambizione di creare una nuova storia che faccia più o meno da summa a tutte le precedenti avventure. Per spiegarmi meglio, racconto la trama per sommi capi.

Zach si è appena trasferito con la mamma in provincia e ha un brutto impatto col vicino di casa che è un tipo strano, torvo e schivo, pronto a tutto per difendere la propria privacy. La figlia Hannah, invece, è carina e simpatica e i due ragazzi fanno amicizia e si piacciono anche un po’.
Un giorno Zach entra nella villa del vicino perché ha sentito urlare la ragazza e si preoccupa per lei. Girando per le stanze trova una libreria zeppa di volumi, tutti chiusi con lucchetti di ferro. Per sbaglio l’amico sfigato e dentone che lo accompagna ne apre uno e… si scatena l’inferno. Perché quelli non sono libri normali, ma libri del famoso scrittore R.L. Stine, letti da migliaia di ragazzi e di cui nessuno sa più niente da tempo. Zach si ritrova così ad aver scoperto sia che il vicino di casa è in realtà lo scrittore di thriller per ragazzi sia che i suoi sono libri terribili. Infatti, una volta aperti, i personaggi paurosi creati dalla fantasia dello scrittore e che popolano le pagine dei suoi volumi, si liberano e diventano reali. Il problema inizia quando da uno dei libri esce il cattivissimo e orripilante burattino da ventriloquo che, tremendo, apre tutti i libri e poi li brucia per impedire così il rientro nelle storie di zombie, cani assassini, abominevoli uomini delle nevi, mantidi religiose gigantesche, lupi mannari, orchi, gnomi cattivissimi e chi più ne ha più ne metta.
Gli abitanti della cittadina sono in pericolo finché i protagonisti capiscono che l’unica via d’uscita è che lo scrittore, per poter imprigionare tutti i mostri in una volta sola, scriva un nuovo libro che abbia come protagonisti tutti i personaggi della serie. Prende allora la sua mitica macchina da scrivere, conservata come un cimelio nella scuola vicina, e si mette a scrivere. Ma a un certo punto, prima di aver terminato la nuova storia, un blob gelatinoso lo cattura e bla bla bla

“Piccoli brividi” è piaciuto ai miei figli (e alla loro mamma) per otto motivi (l’ottavo motivo, però è solo della mamma, ci tengo a precisare):
1. perché il film è velocissimo, ha ritmo e non ti annoi mai
2. perché il pupazzo cattivo fa davvero paura, e “mamma, magari me lo sogno stanotte, ma ci sta”.
3. perché lo scrittore che si deve mettere a scrivere dopo tanto tempo che non scrive, ed è quindi arrugginito, è divertente (inizia a battere sui tasti e scrive ispirato: “la notte era fredda”, poi si ferma di colpo, strappa il foglio nervoso e ricomincia: “fredda era la notte”...)
4. perché la storia d’amore tra Zach e Hannah è in secondo piano “per fortuna, mamma”
5. perché questo film potrebbe spingere i ragazzini a tornare a casa e leggere i libri della serie, e leggere fa bene
6. perché se i bambini decidono di leggere i libri, la casa editrice e lo scrittore guadagnano più soldi ed è un successo commerciale
7. perché c’è il colpo di scena che ovviamente non va svelato qui
8. perché Jack Black è un attore che mi ha fatto già ridere e nella parte di R.L. Stine continua a farmi ridere.

Quindi, cari genitori, via libera: portate i vostri figli a vedere “Piccoli brividi”. Voto: 8.

lunedì 1 febbraio 2016

Poi arrivò la primavera

Quell’inverno ce lo aveva ripetuto spesso.
Diceva che avrebbe voluto sparire, vivere sola, nascosta, lontana da tutti. Però stava sempre col cellulare in mano a controllare mail e whatsapp. Sperava che qualcuno la cercasse? Temeva che qualcuno la cercasse? Nessuna di noi fece domande. Purtroppo. E lei per un po’ non si fece vedere. Poi arrivò la primavera.