Erano gli anni dei figli piccoli.
Stanca annoiata sola arrabbiata, si era convinta che la vita
trascorsa fra poppate, pappine, pannolini, passeggiatine, nanne non facesse per
lei. Le mancava tutto: le mancavano la libertà di andar via, la libertà di
andare avanti lasciando il resto dietro, la libertà di dormire quando avrebbe
voluto, di mangiare e di bere quello che avrebbe voluto, la libertà di fare
quello che voleva. Soprattutto le mancavano il marito e il loro difficile modo di
stare insieme.
Per le Altre Mamme, però, le cose non stavano così. Loro non
si lamentavano. Il viso sorridente. La ginnastica per tornare in forma. La cottura
al vapore per preparare cibi sani per bambini belli e maritini soddisfatti.
Le cure alternative per non prendere il raffreddore. Le collanine d’ambra per i
dentini. I passeggini tecnologici. I seggioloni di design. La casa al mare. Le
cene con gli uomini da una parte e le donne dall’altra. Le Altre Mamme non
avevano dubbi. Salde al loro posto, erano contente. O tali le apparivano.
Era l’unica a cui non importavano pappine bio, seggioloni
high tech, globuli omeopatici o massaggi neonatali? Se lo domandava spesso, lo
domandava spesso. Ma non aveva risposte, solo sguardi vuoti. Lei per un po’ci
provò lo stesso, ma poi non ce la fece più e smise di frequentarle, le Altre
Mamme. E così si ritrovò più sola.
Una sera, mentre asciugava triste il pavimento (aveva
innaffiato le piante e l’acqua era straripata dai sottovasi, se lo ricorderà
per tutta la vita), le venne un’idea. I tempi, però, non erano ancora maturi. I
figli erano ancora troppo piccoli, come poteva smettere di parlargli dall’oggi
al domani?
Sarebbero passati diversi anni prima che la signorina Emme…
(opera di Geoff Mcfetridge)
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