giovedì 28 maggio 2015

Il bello della vita secondo me (36)

In “Youth – La giovinezza” di Paolo Sorrentino quando Fred Ballinger (Michael Caine) e Mick Boyle (Harvey Keitel) immersi nella piscina calda dell’albergo osservano Miss Mondo entrare lenta e nuda in acqua e non hanno parole, non dicono niente, sono i loro occhi che parlano, occhi di uomini che guardano una bella donna nel modo in cui un uomo guarda una bella donna dall’origine dei tempi, ma con la consapevolezza di non poterla più avere. Forse.
Il bello della vita secondo me.


mercoledì 27 maggio 2015

Tutta suo padre

Sei identica a tuo padre, mi dicono. 
E non è un complimento.
Permalosa
aggressiva
freddolosa
curiosa
fastidiosa
spendacciona
vanitosa
volenterosa
competitiva
mai ferma
pensierosa
qui e là
assente
troppo presente
gelosa
istintiva
alla moda
fuori moda
giovane fuori e vecchia dentro
vecchia fuori e giovane dentro
irritante
golosa
inquieta
sincera
come mio padre.
Sono identica a mio padre, mi dico.
Due gocce d’acqua.
E non è un complimento.


martedì 26 maggio 2015

Troppo amore fa male

Per un paio d'anni la signorina Emme li aveva amati troppo. E questo amore non le aveva fatto bene. Le impediva di essere sé stessa, di fare le cose che voleva come e quando voleva, di dire le cose che pensava come e quando le pensava, di stare con gli altri come e quando le pareva. La signorina Emme ne era certa: era il troppo amore a farla stare male. 
Accadeva molti anni fa. Quando la signorina Emme era giovane, una giovane madre. Era inverno. Io la sentivo ogni tanto per telefono, ma non ci vedevamo mai. Vite troppo diverse, ci giustificavamo. E poi il freddo certo non aiuta. Meglio stare in casa, ognuna nella propria casa. A dormire e a leggere, a divorare libri, uno via l’altro, uno via l’altro... Le nostre erano lunghe chiacchierate. Lei era triste, annoiata, si sentiva sola, era sola, e parlava parlava parlava. Parlava in continuazione. Spesso mi limitavo ad ascoltarla, perché non sapevo cosa dirle o non avevo niente da dirle. Poi un giorno smisi di sentirla. Così, improvvisamente. La chiamavo e non rispondeva. La chiamavo e non rispondeva. Da quel giorno nessuno di noi la sentì più. Ci misi del tempo, ma poi capii. 


mercoledì 20 maggio 2015

Bla bla bla bla

“Finisce sempre così, con la morte. Prima, però, c’è stata la vita, nascosta sotto il bla bla bla bla bla. È tutto sedimentato sotto il chiacchiericcio e il rumore, il silenzio e il sentimento, l’emozione e la paura. Gli sparuti incostanti sprazzi di bellezza, e poi lo squallore disgraziato e l’uomo miserabile. Tutto sepolto dalla coperta dell’imbarazzo dello stare al mondo. Bla bla bla bla. Altrove, c’è l’altrove. Io non mi occupo dell’altrove. Dunque, che questo romanzo abbia inizio. In fondo, è solo un trucco. Sì, è solo un trucco.” (dal film “La grande bellezza” di Paolo Sorrentino)




martedì 19 maggio 2015

Lista dei desideri n°3

Vorrei:
fare un lavoro in cui decido tutto io
Linus, Reinhold Messner e Matteo Renzi che mi fanno il filo contemporaneamente
visitare Tangeri
non soffrire il mal di mare
che il mio nuovo tatuaggio si decida e rimanga
andare al cinema molto molto molto più spesso
non arrossire
il clima della California
vedere la finale di Wimbledon a Wimbledon
che a C guariscano i tendini d’Achille
aver conservato tutte le mie Barbie e tutti i vestiti delle mie Barbie
smettere di pensare di dover dire sempre e necessariamente qualcosa di intelligente
guardare il mare e vedere un delfino che salta
la voce di Nico
una Panda 4x4
dieci paia di occhiali da vista di tutti i colori, di tutte le forme
che F e S diventino alti
non fare mai più la polvere
essere sempre me stessa
visitare l’Expo prima che finisca
fare l’editor in una piccola casa editrice
non fare più la raccolta differenziata dei rifiuti
vivere più vicino a mia sorella
tornare ad Atene e cercare la casa in cui ho vissuto da bambina
regalare una barca a vela a C
un bel futuro per i miei figli


(continua all'infinito)

lunedì 18 maggio 2015

C’è chi…

C’è chi ti chiede come stai e poi non ti dà modo di rispondere.


venerdì 15 maggio 2015

Sogno ricorrente

Faccio un sogno ricorrente: mi chiamano dalla segreteria dell’Università e mi comunicano seri che devo dare un esame. Mi dicono che hanno fatto un controllo e che risultano dati venti esami invece di ventuno, e quindi la mia laurea non vale, possono solo tenermela in sospeso fino a quando darò quest'ultimo esame. Nel sogno ringrazio, saluto e metto giù il telefono, quindi trascorro il resto del sogno a domandarmi: adesso cosa faccio? mi rimetto a studiare? ce la farò alla mia età? lo devo dare l'esame, o me ne frego? Del resto, mi chiedo, a cosa mi è servita la laurea fino a oggi… Nel sogno non decido, rimango inerte, inebetita, in balia dell’ansia e dell’agitazione.
Poi mi sveglio. E ogni volta che mi sveglio dopo aver fatto questo sogno mi domando: se ricevessi questa telefonata davvero, cosa farei? Mi piacerebbe credere che l’esame non lo darei, che me ne fregherei. Mi piacerebbe crederlo. Del resto, mi chiedo, a cosa mi è servita la laurea fino a oggi…


giovedì 14 maggio 2015

Voci della verità (8)

“Mamma! – esclama F sulla porta di casa appena rientrato da scuola – Mamma, io che credo nel progresso e nella scienza, proprio IO, io che non faccio catechismo e non ho fatto né comunione né cresima, ho preso ottimo in religione! È incredibile”.


mercoledì 13 maggio 2015

Esperienza logorante

Ci sono periodi della vita in cui ti sforzi di stare dietro alle persone.
Lo fai quando sei molto giovane e ciò che conta è far parte del gruppo.
Lo fai quando fai parte del gruppo e ne sei contenta.
Lo fai quando ti senti sola e saresti disposta a tutto per smettere di sentirti sola.
Lo fai quando sei sola e non sai più che cosa fare.
Lo fai quando sei matura e capisci che non vale la pena rompere, mai e con nessuno.
Lo fai quando non hai più tempo voglia energia di litigare con nessuno.
In ogni caso, è un’esperienza logorante.


martedì 12 maggio 2015

lunedì 11 maggio 2015

Ogni giorno faccio finta

Ogni giorno faccio finta di aver dimenticato che ho i denti del giudizio e prima o poi me li leveranno, e soffrirò.
Ogni giorno faccio finta di aver dimenticato che ho lasciato tutti i posti di lavoro quando qualcuno o qualcosa iniziava a rompermi.
Ogni giorno faccio finta di aver dimenticato che in terza liceo non ho mai aperto il libro di Storia e non sono mai stata interrogata in Storia.
Ogni giorno faccio finta di aver dimenticato che all’università ho dato Storia Greca, Storia Romana, Storia Medievale e Storia Moderna, così non conosco ciò che è accaduto dopo la morte di Napoleone.
Ogni giorno faccio finta di aver dimenticato che non so le tabelline e non so fare le equivalenze.
Ogni giorno faccio finta di aver dimenticato che mio padre non mi ha lasciato niente.
Ogni giorno faccio finta di aver dimenticato una vacanza di merda.
Ogni giorno faccio finta di aver dimenticato che ho ancora dei parenti vivi in Sicilia.
Ogni giorno faccio finta di aver dimenticato che parlo inglese da schifo.
Ogni giorno faccio finta di aver dimenticato che vado a correre una settimana sì e due no.
Ogni giorno faccio finta di aver dimenticato che ho quarantasei anni e non trentasei.
Ogni giorno faccio finta di aver dimenticato che si invecchia, che invecchio.
Ogni giorno faccio finta di aver dimenticato che ho un conto in sospeso con C e lui non lo sa, ma adesso sì.
Ogni giorno faccio finta di aver dimenticato che il tempo passa e non ritorna.
Ogni giorno faccio finta di aver dimenticato che ho trascorso un anno della mia vita a piangere.
Ogni giorno faccio finta di aver dimenticato qualcosa.


venerdì 8 maggio 2015

giovedì 7 maggio 2015

Medical drama

In piena notte mi ritrovai sulla pista di un aeroporto. Vicino a quel signore con il paraorecchie grosso e il gilet fosforescente che di mestiere fa segnali con le braccia agli aerei che decollano e che atterrano, aspettavo mio padre che stava arrivando in condizioni disperate dalla Turchia su un aeroplano privato.
A un certo punto l’aereo atterrò. Era piccolissimo e con la punta aguzza. Dentro ci stavano, stretti stretti, il pilota, la barella con mio padre, la moglie di mio padre, una loro amica e due giovani medici turchi dell’ospedale americano di Istanbul che avevano prestato soccorso a mio padre una settimana prima.
Il pilota scese per primo dalla scaletta e mi salutò. Parlava con un forte accento tedesco e mi sembrava troppo allegro visto le circostanze. Subito me lo immaginai mentre pilotava l’aereo a casaccio sui cieli dei Balcani, sghignazzando e bevendo champagne da un calice di cristallo con dietro mio padre traballante e agonizzante. Poi saltarono giù dall'aeroplanino i due medici: sembravano due attori di “Grey’s Anatomy” senza controfigura, decisamente aitanti e vestiti uguali con tute da astronauti grigio perla. Ricordo di averli osservati a lungo, troppo a lungo, perché poi feci mente locale e abbassai velocemente gli occhi su mio padre, che era sdraiato sul lettino, legato, intubato, privo di conoscenza e coi capelli bianchi e lunghi che svolazzavano dappertutto. Dopo poco arrivò sulla pista l’autoambulanza che mia sorella aveva noleggiato per l’occasione. Ci salii e a fianco di mio padre ci dirigemmo verso l’ospedale a sirene spiegate. C e le due signore ci seguivano con la macchina. 
Fu questo lo scoppiettante inizio di un medical drama che, tra risvegli improvvisi e allucinati (“isabè, sono morto, sono morto, sono in Congo, sepolto in una cassa di legno”, “isabè, ho sentito degli spari, mi stanno cercando, mi vogliono sparare”), medici col ciuffo e la valigetta, interrogativi enigmatici (“cos'è il cancro, isabedda, spiegamelo che io non lo so, sono un ignorante”), bombole d’ossigeno, chemioterapie, lacrime, risate, funerali di altri, mogli crudeli e distratte e assenti e viziate, fratelli inetti, acquisti inutili e folli, fatture non pagate eccetera eccetera, durò circa un anno. La serie - che ebbe grande successo in Italia e in Turchia - terminò quando l’attore protagonista salutò per sempre i suoi spettatori, poco dopo aver festeggiato il suo settantaquattresimo compleanno. La produzione decise di non rinnovare il contratto al resto degli attori. Tutti a casa. Giù il sipario. The end.



mercoledì 6 maggio 2015

Epocale immaturità

“C’è un’epocale immaturità nell’idea che l’amore abbia a che fare con la giovinezza, e forse con il nulla fatto tipico degli inizi. È la scia di un’eterna adolescenza.” (Francesco Piccolo, intervista su “Io donna” del 21/3/15)




lunedì 4 maggio 2015

Voci della verità (7)

“Mamma!, certo che Odisseo è l’uomo più sfortunato che io conosca. Capitano tutte a lui!? Pensa che stava arrivando a Itaca, quasi la vedeva, quasi la toccava, e quei tonti dei suoi compagni aprono il vaso dei venti di Eolo…” esclama S, femmina diabolica e contrariata, sollevando gli occhi e gli occhiali dal romanzone che sta leggendo.

(illustrazione di Nicoletta Costa)