Alla mattina la giornata le appariva piena di
possibilità.
Poi, però, arrivava subito sera.
E, alla sera, la signorina
Emme si rendeva conto di aver trascorso tutta la giornata ad aspettare.
Solo ad
aspettare.
Aspettava che suonasse la sveglia.
Aspettava che tutti uscissero di casa.
Aspettava che iniziasse il suo programma preferito alla
radio.
Aspettava l’arrivo del postino.
Aspettava che facesse meno freddo per uscire a correre.
Aspettava che arrivassero le tredici e trenta per mettersi a cucinare.
Aspettava che rientrasse il figlio da scuola.
Aspettava che arrivasse il momento di uscire per andare a
prendere la figlia a scuola.
Aspettava il marito per l’ora di cena.
Aspettava che le venisse sonno guardando la televisione o
leggendo un libro.
La signorina Emme trascorreva tutto il suo tempo ad
aspettare.
Lo faceva in silenzio.
In silenzio assoluto.
Perché la signorina Emme un giorno di
alcuni anni fa aveva smesso di parlare.
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