“Era stata ininterrottamente intelligente, aveva accolto i
suoi malumori di egocentrico, attutendo l’urto tutte le volte che si accorgeva
della sua pigrizia e di quanto lo avvicinasse al fallimento. L’aveva ascoltato
fino a scomparire nell’ascolto. Lui da lei riusciva sempre a ricavare
l’immagine di un uomo capace di far ridere sua moglie e lei rideva rideva,
accendeva candele, si cambiava per la cena, faceva cambiare i figli, dava loro
una parte in commedia, e le loro cene erano sempre così diverse dal vuoto, dal
buio, dallo stridere delle televisioni accese che li avevano spaventati quando
erano ragazzi e vedevano gli adulti cedere alla non-vita, ruminando ore e
giorni, come vecchi capi di bestiame.” (Lidia Ravera, “Maledetta gioventù”)
(foto di Vivian Maier)
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