mercoledì 25 novembre 2015

Mi piacciono i cimiteri

Mi piacciono i cimiteri. Tutti. Indistintamente. Quelli piccoli di montagna, come quello dove è sepolto mio nonno; quelli di cemento coi lumini elettrici nelle periferie dei paesi, come quello del paese in cui vivo; quelli a picco sul mare, come quello dove dovrebbero essere sepolti i miei zii siciliani; quelli antichi, come quello dove è sepolto mio padre a Istanbul. Mi piacciono tutti.
Mi piacciono i pensieri che mi vengono quando sono in un cimitero, quasi mai pensieri tristi.
Nei cimiteri mi sento tranquilla. Giro tra le tombe e penso alla vita, soprattutto alla mia di vita, e a come vorrei morire.
Mi piace andarci coi miei figli: parliamo a bassa a voce, ci fermiamo davanti alle tombe, a volte i bambini recitano una preghiera mezza giusta, mezza sbagliata, molto inventata, a volte ci viene da piangere, a volte da ridere. Spesso mi fanno domande. Parliamo e ci sentiamo vicini.
L’altro giorno sono stata al Cimitero Monumentale di Milano, un posto incredibile, zeppo di vita, di storia, di arte e ho visto sculture e monumenti bellissimi.
Ho visto un cavaliere addormentato con lo spadone tra le gambe e l'ho fotografato perché me lo ha chiesto C.
Le scarpine con le calzine corte di una bambina di bronzo che potrebbe essere S.
Una mamma che guarda estasiata il suo bambino cicciottello.
Gesù crocefisso tra le colonne nere di smog del Foro Romano a Milano.
Una teatrale e leonardesca Ultima Cena, con personaggi enormi di bronzo, e un Giuda riconoscibilissimo perché brutto e quindi cattivo.
Una sposa fin troppo inconsolabile.
Una signora fin troppo ben educata.
Un gruppo scultoreo Annunciazione + Pietà che mi ha sorpreso e commosso.
Un angelo che secondo F sta sussurrando nell’orecchio alla bambina “svegliati, svegliati, devi andare a scuola, svegliati, svegliati”.
Due genitori che piangono nudi abbracciati composti la morte del loro bambino e intorno i buchi nel marmo lasciati dalle schegge delle bombe cadute su Milano in guerra.
Tre fanciulle che danzano tenendo tra le mani i giocattoli del bambino che è morto.
Una barca che solca mesta il mare trasportando il corpo del bambino che è morto.
Dei piccioni.
Un angelo che medita.
Una scultura di Lucio Fontana che a F ha ricordato la Nike di Samotracia e che C guardandola non ha pensato “questa la posso fare anch'io” però i tagli di Fontana sì che “li posso fare anch’io”, ahimè.
La tomba di Franca Rame, “bella ciao!”.
Una albero secco da cui sgorga acqua potabile.
Una lapide su cui Medardo Rosso ha voluto lasciare la domanda che tutti ci facciamo di fronte alla morte: “perché?”, ma il punto interrogativo è saltato via e senza punto interrogativo la domanda non è più una domanda.
Due alieni in strano equilibrio su un piatto.
Gesù che si fa una tac.
Una colonna tortile in cui puoi entrare.
Una giovane mamma che si riposa dopo il parto.
Un mosaico azzurro come il mare sullo sfondo di raffinati ramoscelli, elegante.
Mi piacciono i cimiteri. Tutti. Indistintamente. Ma, per favore, non seppellitemi in un cimitero. Grazie.

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