(Non è il momento di prime visioni. Solo di vecchi film.
Questo passa il convento, caro lettore…)
L’altra sera ho visto su Iris “Il velo dipinto” di John
Curran, con Naomi Watts e Edward Norton, film tratto da un romanzo di William Somerset
Maugham che è uno scrittore che amo e che tengo spesso sul comodino.
Londra, anni Venti. Kitty è una ragazza moderna, sveglia,
inquieta e viziata. Walter è un medico che studia batteri e che s’innamora di
lei e le chiede di sposarlo. Kitty l’ha capito che lui è un tipo noiosetto, ma
per non perdere il treno, per cambiare vita e allontanarsi da una madre stupida
decide di dirgli di sì. Quindi, novelli sposi, partono per la Cina. Lì lei si rende conto che lui è sì una brava persona, ma fredda, rigida, di poche
parole e pochissime attenzioni (“una donna non si innamora delle virtù di un uomo”, gli dirà Kitty verso la fine del film...). Non la guarda, non la cerca. E, così,
Kitty si sente sola. Ecco allora che alla prima occasione si guarda intorno e
butta gli occhi su Charles, aitante e sanguigno viceconsole, sposato e padre di
famiglia. I due hanno una relazione. Walter ci mette poco a
scoprirla e la sua reazione non è quella che Kitty si sarebbe aspettata: Walter
non si precipita a spaccare la faccia al viceconsole e non lo sfida a duello,
ma reagisce amplificando rigidità e freddezze nei confronti della moglie. Poi,
arrabbiato e deluso, accetta un incarico in un luogo sperduto della Cina dove è
scoppiato il colera e costringe la moglie ad accompagnarlo. Lei spaventatissima
e sconvolta all’idea di ciò che la aspetta in quel posto lontano e pericoloso,
cerca conforto e sostegno nell’amante. Ed è questa l’occasione per scoprire che
per Charles lei non conta nulla e che Charles è solo un donnaiolo. Quindi parte
col marito e, dopo un viaggio estenuante in un paesaggio fantastico, arrivano senza
rivolgersi la parola dove dovranno vivere.
Qui pian piano avviene ciò che doveva avvenire. Soli,
lontani dal mondo civilizzato, marito e moglie si riscoprono, si ritrovano e si
riavvicinano. Kitty si accorge di quanto il marito sia forte, leale, coraggioso
e bravo nel suo lavoro, Walter di quanto la moglie sia intelligente e desiderabile. L’amore e
la passione trionfano. Poi, però, lei scopre di essere incinta e sa che Walter
non è il padre del bambino. Non ha bisogno di confessarglielo perché lui non è
stupido e lo intuisce e la abbraccia felice lo stesso e le dice che in quel
momento della loro vita e del loro amore ciò non ha una grande importanza. Lacrime
lacrime lacrime.
Ma fuori c’è il colera…
Mi fermo qui perché va bene che il film è vecchio, ma il
finale non lo voglio svelare.
Il film è bello, la storia è bella e romantica. Ci ritrovo
le atmosfere e i temi chiave di Somerset Maugham. Nella vita nulla è definitivo
e perciò è poco conveniente e poco intelligente trarre giudizi definitivi su
persone e situazioni, la vita va vissuta tutta e un po’ come viene. Un’infedeltà
fa male, ma non può e non deve rovinare tutto. Le cose cambiano, possono
cambiare, devono cambiare. E il perdono è un’opportunità, infatti Walter e
Kitty riescono a perdonarsi reciprocamente: lui le perdona il tradimento, lei
la freddezza e la compostezza, l’apparente mancanza di reazioni e passione. Perché
ciò avvenga i due devono arrivare al limite, toccarlo e non superarlo. Difficile,
ma non impossibile.
Voto: 8
Nessun commento:
Posta un commento