Nell’ora dell’aperitivo, quando la luce dell’estate è
perfetta, tre signore arrivano puntuali e sorridenti sul campo da tennis. In
una mano la racchetta, nell’altra la borsetta. Due chiacchiere e poi inizia la
lezione.
Esercitano il diritto e poi il rovescio a due mani; corrono
incontro a ogni palla senza risparmiarsi; ridono; si prendono in giro; ce la
mettono tutta; sudano tantissimo; hanno il fiatone; si accasciano a terra;
urlano; mancano la palla; steccano; tirano in rete; bevono; tirano il fiato; si
stancano tantissimo; raccolgono le palline e le mettono nel cesto; brontolano
quando il maestro gli fa cambiare l’impugnatura del diritto “perché, signore,
il tennis negli ultimi trent’anni si è evoluto”, ma poi lo fanno, cambiano
l’impugnatura ed entusiaste ammirano la nuova efficacia dei propri colpi;
giocano per vincere un minitorneo a tre che occupa gli ultimi dieci minuti
della lezione. Poi l’ora finisce, battono il cinque al maestro, lo pagano, si
asciugano il sudore, si scambiano due chiacchiere, si salutano e tornano a casa
contente. In una mano la racchetta, nell’altra la borsetta.
Il bello della vita secondo me.
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