giovedì 29 maggio 2014

Dori/Fabrizio

Dopo il post "Jane/Serge", un’amica mi ha detto che avrei dovuto scriverne uno sui “nostri” Jane e Serge. I nostri Jane e Serge sarebbero Dori Ghezzi e Fabrizio De André.


A ben vedere le analogie tra le due coppie sono poche. È vero che vivono negli stessi anni. È vero che vivono di parole e di musica, ed è vero che Fabrizio e Serge sono sfuggenti e difficili da inquadrare. È vero anche che Dori e Jane fanno pensare a quel tipo di donna che si sottomette al proprio uomo e che non mi è tanto simpatico, forse perché sono una che non si sottomette, e che non fa nemmeno finta di sottomettersi, anche se a volte mi piacerebbe farlo, o almeno provarci per vedere che effetto fa... Le analogie tra le due coppie finiscono qui. Perché Dori è una donna riservata, Fabrizio era un uomo riservato e Fabrizio e Dori sono stati una coppia riservata. Agli antipodi di Jane Birkin e Serge Gainsbourg.
Ho comunque deciso di scrivere di Dori e Fabrizio, anche se non è facile. Scrivere di Fabrizio De André non è facile. Il rischio di apparire banale e superficiale è in agguato. Ma ci provo lo stesso. Per l’amica che legge il blog; per C.; per me stessa e per tutte le volte che, ascoltando la voce di De André e cogliendo la profondità intellettuale ed emotiva delle sue canzoni, mi sono chiesta come deve essere stato essere la sua compagna di vita. Come deve essere stato essere la compagna di vita di un artista così particolare e di un uomo così affascinante.


Fabrizio nasce nel 1940. Negli anni Sessanta è un giovane inquieto, irriverente, fuori dagli schemi. È curioso della vita e affamato di esperienza. Senza pregiudizi e preconcetti, frequenta i suoi amici della Genova bene, ma anche persone di estrazione culturale e sociale diversa. Non è comunista (anzi, in molti a sinistra non lo amano affatto perché non digeriscono le sue presunte origini "perbene", lo accusano di qualunquismo e di trattare nelle sue canzoni temi che non conosce davvero) ma è attratto dagli ultimi, dagli emarginati, dalle anime perse; non è cattolico ma è affascinato dai temi religiosi; non è di destra ma è un individualista. Insomma, a voler rimanere negli schemi, Fabrizio è un anarchico. Un invidiabile spirito anarchico, libero e capace di innamorarsi di tutto.
Nel 1964 scrive “La canzone di Marinella”, Mina la fa sua in maniera incredibile qualche anno dopo, e poi per Fabrizio tutto ha inizio.


Anche Dori negli anni Settanta è famosa. Ha inciso pezzi di grande successo in coppia con il cantante americano Wess, è molto carina, con una voce pulita e cristallina, è bionda e una volta in Russia la scambiano per Brigitte Bardot.


Dori e Fabrizio si incontrano nel 1973. Lui ha un matrimonio alle spalle e un figlio, Cristiano, avuto a ventidue anni. Si lumano in un ristorante, e si piacciono. Nel ‘75 iniziano a frequentarsi e si mettono insieme. 

Fabrizio è un uomo riflessivo, ma anche pigro. Soffre quando si deve esibire in concerto, ma è un perfezionista quando prova o registra in studio. Per sostenere il pubblico beve, fuma e si nasconde nella penombra. 


Ha talento, una voce bassa e profonda, suona bene chitarra e violino, è colto. Dori sembra più solare, più leggera, più semplice. Apparentemente. Dori è dolce e materna. Forte. E forse è questo ciò che Fabrizio trova in Dori: forza e dolcezza. E intelligenza, ovviamente.
Nel ‘76 Dori rimane incinta. Nasce Luvi.


Insieme decidono di vivere in Sardegna, nella tenuta dell’Agnata, in Gallura. Fabrizio ama la Sardegna. Ama la terra, gli animali, la natura, la buona cucina. Ama la cultura contadina, e in Sardegna impara a fare il contadino.
Poi nell’agosto del 1979 Dori e Fabrizio vengono rapiti dall’Anonima sequestri sarda. Sono tenuti prigionieri nei boschi per centodiciassette giorni. Alla fine il padre di Fabrizio paga il riscatto, e vengono liberati. In quei giorni Dori dà prova di carattere e di fermezza. E lui si innamora di lei ancora di più. E ciò non è scontato, anzi. Fabrizio sostiene che senza di lei sarebbe crollato. Centodiciassette giorni, quattro mesi, legati, imprigionati. La coppia poteva uscirne devastata, e invece regge. Insieme sorprendentemente perdonano e comprendono i propri carcerieri. E vanno avanti, con nuovi dischi e nuovi successi.
A dieci anni dal sequestro, e dopo circa quindici anni di convivenza, si sposano a Tempio Pausania. La Sardegna rimane il luogo dove scelgono di vivere, dove Fabrizio si sente a casa.

Apro una parentesi (leggendo le scarsissime notizie che circolano in rete sulla vita privata di Dori e Fabrizio, ho scoperto che Beppe Grillo fu testimone di nozze di Fabrizio e viceversa. Significa che i due erano amici. A questo punto del post - e a pochi giorni dalle elezioni europee - non posso negare che mi piacerebbe conoscere il pensiero di Faber sul Movimento Cinque Stelle e sulla situazione politica de nostro Paese) e la chiudo.

Nel 1990 Dori abbandona il mondo dello spettacolo per problemi alle corde vocali, e forse anche per altro, ma non si sa bene, perché Dori è una donna riservata. Verrebbe da pensare che Dori viva all’ombra di Fabrizio e che cammini al suo fianco ma un po' indietro, come nascosta dalla sua personalità. Ma chi lo sa come vanno veramente le cose nelle coppie, soprattutto nelle coppie riservate... Ciò che è certo è che Fabrizio è un uomo impegnativo, un padre ingombrante, e un marito pieno di fascino ma fragile e pesante allo stesso tempo.

Nel gennaio del 1999 Fabrizio muore prematuramente e per tanti improvvisamente perché in pochi sapevano della sua malattia. 
Una folla immensa ha reso omaggio al cantautore genovese il giorno del suo funerale. C'erano tutti: Dori, i figli, gli amici di sempre, persone "normali", gente ricca e gente povera, giovani e anziani, studenti e ragazzi dei centri sociali, anarchici e pugni alzati e tifosi del Genoa. Diecimila persone lo hanno salutato in silenzio. 
Dori oggi si occupa della Fondazione De André. E sente la sua mancanza giorno. Come quei diecimila. E tanti altri.


2 commenti:

  1. c'è un De Andrè' per ogni stagione della vita....in questo momento e fino all' infinito "Anime salve" nella versione riarrangiata dalla London Symphony Orchestra...

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  2. Quando morì ci rimasi malissimo perchè ero tra quelli che non sapevano nemmeno che fosse ammalato. Fu come perdere improvvisamente uno di famiglia.
    Se fosse ancora tra noi anch'io gli chiederei un mucchio di cose.

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