"Quella (...) domenica tanta gente era uscita di casa e per i motivi più disparati. Per far passare il tempo o perché i bambini giocassero in uno dei parchi, per spingerli sulle altalene, mollarli di peso sui cavalli a dondolo o sugli scivoli, rassicurandoli: - Sì, la mamma ti sta guardando - in risposta alle loro voraci richieste: - Guardami, sono bravo... sono bravo -. Altri venivano per fare una breve e costosa galoppata sui pony, avanti e indietro lungo una striscia di smosso terriccio ghiaioso, a un tiro di schioppo dagli autobus e dalle macchine che distruggevano la dolce illusione di trovarsi in campagna. Altri ancora erano andati a trovare gli amici, a mangiare maiale, cotenna croccante e un piatto di verdure, per poi sprofondare nelle sabbie mobili dei loro divani; i parenti andavano a visitare i malati negli ospedali e nelle case di cura sparse in tutta la città, e coloro che stavano morendo, o che erano soltanto malati, si mettevano a sedere ingrugniti sui letti di ferro battuto, con gli occhi rivolti alla porta, occhi in attesa di un volto familiare, di un mazzo di garofani, della scatola di cioccolatini; un inferno di colpi di tosse, di borbottii, e di sguardi; sguardi che silenziosamente stabilivano chi se ne sarebbe andato per primo." (Edna O'Brien, " Le stanze dei figli")
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