“Certi giorni andava a fare una passeggiata solitaria fino
al punto in cui la terra finisce e inizia il mare. In piedi, davanti al tumulto
delle acque gelide, in silenzio, si interrogava, ancora e poi ancora, sui
motivi che lo spingevano a vivere. Non trovava mai una risposta. C’era soltanto
la sensazione ineluttabile di essere su questa terra, malgrado tutto, vivo e
concreto come una roccia. Finì per accontentarsi.” (Anne-Laure Bondoux, “Le
lacrime dell’assassino”)
venerdì 31 ottobre 2014
giovedì 30 ottobre 2014
mercoledì 29 ottobre 2014
Le lacrime dell’assassino
F mi ha consigliato di leggere un suo libro.
All'inizio ero preoccupata. Temevo che la noia mi assalisse
a pagina due.
Invece no. Ho letto un bel libro davvero.
Si tratta di "Le lacrime dell'assassino" della scrittrice francese Anne-Laure Bondoux,
vincitore del Premio Andersen nel 2009.
In Cile, in una landa selvaggia e desolata dove fa
caldissimo o freddissimo, vive il piccolo Pablo. Vive con i suoi genitori, che
sono tipi taciturni, chiusi in se stessi e tristi, in una squallida baracca di
legno col tetto di lamiera. In realtà cresce da solo e trascorre le sue giornate
da solo: non sa quanti anni ha, non sa leggere, non sa scrivere, non parla con
nessuno, non conosce il calore dell’abbraccio materno, il suo unico passatempo
è inseguire serpenti.
Un giorno arriva Angel, un delinquente in fuga dalla polizia
che ci mette pochissimo ad ammazzare i due genitori tagliandogli la gola e a
impossessarsi della loro casa e della loro terra, convinto che lì potrà vivere
al sicuro per un po’. L’assassino sorprendentemente risparmia il bambino. Ha
così inizio la loro vita insieme che ovviamente non racconterò. Svelo soltanto
che questa nuova vita sarà “diversa” per entrambi: diversa per l’assassino che
non ha mai amato nessuno e che amerà il bambino, e diversa per Pablo che
imparerà a fidarsi dell’assassino, si legherà a lui e finalmente si sentirà amato da qualcuno. Insieme i due cominceranno a volersi bene, a leggere, a
scrivere, a osservare quadri e ad ascoltare musica.
Intorno a loro e al loro strano legame ruotano pochi ma
importanti personaggi: Luis, ricco ed elegante e che deve per forza fare il
giro del mondo; Delia che espone i suoi quadri nello squallido
albergo del padre; Ricardo, un vecchio boscaiolo in pace con se stesso e col
mondo, e Terusa la bella postina di cui Pablo si innamorerà.
“Le lacrime dell’assassino” racconta una storia difficile e
semplice allo stesso tempo. Difficile per me che evidentemente vivo bloccata
negli schemi che la società mi impone (ho iniziato a leggere il libro
chiedendomi senza pace: “ma come è possibile che un bambino voglia bene
all'uomo che gli ha ammazzato i genitori?!”), semplice per mio figlio che è
libero di testa e fresco di cuore e capisce istintivamente ciò che io non riesco
a capire se non a fatica.
“Le lacrime dell’assassino” è un libro poetico, ha una trama
commovente e inquietante, ed è scritto con uno stile che mi piace, lucido e scarno.
martedì 28 ottobre 2014
Compagni di viaggio
Due buoni compagni di viaggio
non dovrebbero lasciarsi mai.
Potranno scegliere imbarchi diversi,
saranno sempre due marinai.
non dovrebbero lasciarsi mai.
Potranno scegliere imbarchi diversi,
saranno sempre due marinai.
lunedì 27 ottobre 2014
sabato 25 ottobre 2014
Il bello della vita secondo me (18)
Svegliarsi alla mattina presto mentre tutti dormono.
Dare un’occhiata al cielo.
Mettere su il caffè.
Berselo tutto.
Tornare a letto.
Leggere un po’.
Riaddormentarsi quando gli altri si svegliano.
Il bello della vita secondo me.
venerdì 24 ottobre 2014
Non si vive (solo) di libri
“In certi momenti, non sono
le parole scritte che contano. Una voce, una carezza, un gesto di tenerezza,
saranno sempre più forti e risolutivi di un miliardo di parole scritte dal più
grande poeta di tutti i secoli. Noi viviamo di queste voci, di queste carezze,
di queste tenerezze, non di libri. Io che scrivo lo so.” (Giorgio Scerbanenco, “Io,
Vladimir Scerbanenko”)
giovedì 23 ottobre 2014
Di mattina
Mattina.
Al parco.
Spingo il passeggino e mi guardo intorno.
Nonni coi nipotini. Padroni di cani al guinzaglio. Pensionati che leggono al sole. Ragazzi che fumano e non sono a scuola.
La vita tranquilla della mattina tranquilla di chi non lavora, di chi non lavora più, di chi lavora e non se ne accorge.
Al parco.
Spingo il passeggino e mi guardo intorno.
Nonni coi nipotini. Padroni di cani al guinzaglio. Pensionati che leggono al sole. Ragazzi che fumano e non sono a scuola.
La vita tranquilla della mattina tranquilla di chi non lavora, di chi non lavora più, di chi lavora e non se ne accorge.
Poi le vedo arrivare. Dieci giovani mamme in tuta da
ginnastica, ognuna con il proprio passeggino. Sono le “mamme fit”: si
incontrano al parco e fanno ginnastica insieme.
Le osservo da lontano.
Due chiacchiere e poi iniziano.
Dopo pochi minuti una si ferma, prende in braccio il proprio bebè e lo attacca al seno. Poi un’altra interrompe la sequenza di saltelli per ninnare il suo piccolo che paonazzo ha iniziato a urlare come un ossesso. Una ha il fiatone, una suda, un’altra ci dà dentro di brutto. Un, due, tre. Un, due, tre. Tutte si impegnano, tutte sorridono. Tutte mi sembrano stanche.
Due chiacchiere e poi iniziano.
Dopo pochi minuti una si ferma, prende in braccio il proprio bebè e lo attacca al seno. Poi un’altra interrompe la sequenza di saltelli per ninnare il suo piccolo che paonazzo ha iniziato a urlare come un ossesso. Una ha il fiatone, una suda, un’altra ci dà dentro di brutto. Un, due, tre. Un, due, tre. Tutte si impegnano, tutte sorridono. Tutte mi sembrano stanche.
Finito un esercizio si spostano camminando veloci e
spingendo il passeggino in una diversa zona del parco, poi si fermano, bloccano
i passeggini e riprendono con un nuovo esercizio. Così per un’ora.
Rientrando a casa penso alle “mamme fit”.
Mi chiedo se sarei stata capace di essere una giovane “mamma fit” felice di dover fare ginnastica spingendo il passeggino con un bebè attaccato al seno.
Mi chiedo se sarei stata capace di essere una giovane “mamma fit” felice di dover fare ginnastica spingendo il passeggino con un bebè attaccato al seno.
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mercoledì 22 ottobre 2014
lunedì 20 ottobre 2014
venerdì 17 ottobre 2014
Scuola media: il (mio) manuale di sopravvivenza (3)
Regola numero 3: “se vieni a prendermi, mamma, per
favore avvisami”.
Potrebbe capitare che la mamma desideri andare a
prendere l’(ex)bambino a scuola.
Si può fare, ma solo se si segue la regola numero tre: al mattino la
mamma deve avvisare l’(ex)bambino che lo andrà a prendere a scuola. Perché da
quando è alle medie l’(ex)bambino non ama più le sorprese.
"E pensare che fino all'altro ieri appena usciva da scuola mi cercava e, quando mi vedeva, gli si illuminavano gli occhi azzurri!", starà pensando adesso la mamma. Tranquilla, mamma, esiste un’eccezione alla regola numero tre.
Leggi bene: potrai vedere gli occhi azzurri del tuo (ex)bambino illuminarsi come una volta solo se lo andrai a prendere a scuola con una nonna, un cane e un bambino di un anno nel passeggino. Organizzati.
"E pensare che fino all'altro ieri appena usciva da scuola mi cercava e, quando mi vedeva, gli si illuminavano gli occhi azzurri!", starà pensando adesso la mamma. Tranquilla, mamma, esiste un’eccezione alla regola numero tre.
Leggi bene: potrai vedere gli occhi azzurri del tuo (ex)bambino illuminarsi come una volta solo se lo andrai a prendere a scuola con una nonna, un cane e un bambino di un anno nel passeggino. Organizzati.
Studi recenti hanno dimostrato che sarai in grado di
abituarti alla nuova realtà.
giovedì 16 ottobre 2014
mercoledì 15 ottobre 2014
15 ottobre
"Giunsero a Livorno, visitarono Firenze, Genova, tutta la Costa Azzurra. Un mattino che spirava il maestrale si ritrovarono a Marsiglia, ed erano passati due mesi dalla loro partenza dai "Pioppi", era il 15 ottobre. Colpita da quel vento freddo che pareva venir di laggiù dalla lontana Normandia, Jeanne si sentiva un po' malinconica. Julien non era già stanco, indifferente, cambiato? Lei aveva paura, non sapeva bene di che. " (Guy de Maupassant, "Una vita")
martedì 14 ottobre 2014
LC
La differenza tra una mamma
che lavora e un papà che lavora? La lotta continua contro i sensi di colpa: lei
combatte, lui no.
lunedì 13 ottobre 2014
Donna al volante
Che colpa ne ha lei se in curva prende dentro, perde un
cerchione e il vigile la insegue a piedi per restituirglielo?
venerdì 10 ottobre 2014
giovedì 9 ottobre 2014
Giardini e villette
Ultimamente mi capita di girare per le strade di Mervicate spingendo un passeggino. Mentre il piccolo che ci sta dentro dorme tranquillo o si guarda
intorno, io mi rilasso e rifletto. Rifletto sui giardini e sulle villette. Perché
osservandoli si capiscono tante cose.
C'è, ad esempio, il giardino super accessoriato, quello con mobili da esterno di ultimo grido, sistema di irrigazione futuristico e
impianto antifurto a prova di terrorista. So che se entrassi nella villetta di questo giardino faticherei a trovare la libreria.
C'è il giardino con l’orticello, l'insalata fresca e
tenera, qualche pomodorino tardivo, le zucchine, la zucca, i peperoncini, il
basilico, gli aromi, i fiori da portare al cimitero. Questo giardino mi commuove e lo guarderei per ore. Se
entrassi nella villetta di questo giardino probabilmente sentirei l’odore di cibo buono.
C'è quello coi nanetti scoloriti nascosti tra i cespugli
e la finta grotta con la madonnina di Lourdes di plastica che si illumina di
notte e l’acqua che gorgoglia. Se entrassi nella relativa villetta ci troverei poco, ma sicuramente appesi alla parete sopra la porta d’ingresso un crocefisso o un rosario.
Poi c'è quello che va oltre i nanetti. In questo giardino ci trovi Bambi, funghetti di pietra, leoni di gesso in cima a
colonnine corinzie, finti pozzi, carriole con sopra i vasi, barbecue
grandi come monolocali. Se entrassi nella villetta avrei paura.
C'è il giardino abbandonato, pieno di erbacce e di
spazzatura. La sua villetta è disabitata, nessuno se la compra e nessuno mi
aprirebbe la porta per entrarci.
C'è anche il giardino perfetto, quello con le aiuole
perfette, i fiori perfetti, l’erba perfetta, il cane perfetto. Se entrassi nella villetta ci troverei la padrona di casa bionda, davanti alla
televisione mentre sorseggia un drink alle dieci di mattina e piange.
Infine c'è il giardino selvaggio e incasinato. Quello con
un sacco di piante, un sacco di cespugli, un sacco di alberi, un sacco di vasi.
Con le panchine di legno e il tavolo per mangiare fuori nella bella stagione
pure, le sedie di ferro, vecchie e sgarrupate. Con un pneumatico che funge da altalena. Con la casetta dei bambini e quella degli
uccellini sull'albero. Con le foglie che cadono a terra e nessuno che ha
premura di raccoglierle, tanto in autunno sono bellissime e coloratissime. Con
la ghiaia, non il cemento. Con il cane bastardone, pelosone e puzzolente. In
questa villetta ci vivrei. Ma anche no.
mercoledì 8 ottobre 2014
Psycho Barbie
S tra sé e sé mentre gioca tranquilla: “Questa Barbie è già
una mamma perché il suo seno è un po’ abbassato”.
“Oh, cribbio…”, ho pensato.
Poi ho scoperto le fotografie di Mariel Clayton e il mondo in cui vivono le sue Barbie, e il mio umore è
cambiato. In meglio.
martedì 7 ottobre 2014
Cattivo
“È la prima di tante a cui
dedicherà una concentrazione discontinua e proficua: riprendendosi da malori
immaginari, fingendo distrazioni, simulando assenze, alternando affetto e
distacco, arrendevole fino a imporre la sua volontà. Cesserà di invidiare i più
forti che giocano al pallone, osservando che le compagne ridono con chi sta ai
margini del campo e che alla partita partecipano (…) anche gli spettatori.” (G.
Pontiggia, “Vite di uomini non illustri”)
lunedì 6 ottobre 2014
venerdì 3 ottobre 2014
The beautiful gene - Supernatural
“Cosa vuoi tu con quei capelli soprannaturali? Non sono
semplicemente capelli rossi, sono capelli arancioni!”, urla S a suo fratello. Femmina diabolica,
arrabbiata, piagnucolante, infastidita, in preda a un raptus di gelosia.
giovedì 2 ottobre 2014
Il mio Ottomila
“Voglio tornare a casa e prendermi cura di voi”, dissi in
ospedale a poche ore dal parto.
Poi tornai a casa, e la stanchezza, la noia, la solitudine,
le incomprensioni, le difficoltà mi assalirono. Di fronte a me una montagna da
scalare. Da sola. Senza allenamento. Senza ossigeno. Senza ramponi. Senza corde
fisse.
Sono passati diversi anni e sto ancora scalando. A volte
vedo la cima, a volte mi fermo per riprendere fiato; a volte devo
tornare giù, a volte salgo che è un piacere. A volte incontro qualcuno che mi
fa compagnia per un pezzo di strada, a volte qualcuno mi passa davanti. Lungo la salita penso a quanti si sono fermati e non ce l’hanno fatta, sono rimasti al margine della via e non sono più ripartiti.
mercoledì 1 ottobre 2014
Dipendenze (1)
Ho delle dipendenze che nutro con ardore..
Tutte patologiche, nessuna pericolosa. Alcune condivise e condivisibili, altre oscure come Lord Voldemort.
La mia prima dipendenza è dai semi di cardamomo.
Tutte patologiche, nessuna pericolosa. Alcune condivise e condivisibili, altre oscure come Lord Voldemort.
La mia prima dipendenza è dai semi di cardamomo.
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