Ho letto "Sonno", un racconto di Murakami Haruki uscito anni
fa nella raccolta “L’elefante scomparso e altri racconti” e che da qualche mese
è tornato in libreria in una nuova edizione rilegata e con illustrazioni su
carta patinata di Kat Menschik che non mi rimarranno impresse nella memoria.
Leggere queste pagine è stato come bere un bicchier d’acqua:
va giù bene, ma vuoi mettere con un bicchiere di rosso, caldo e corposo…
La protagonista di “Sonno” è una donna di trent’anni che racconta
la propria vita che trascorre calma, tranquilla, apparentemente serena,
sicuramente monotona. Si occupa della sua casa, del suo bravo e coscienzioso
marito e del figlioletto; fa la spesa ogni giorno, cucina ogni giorno, si
prende cura del proprio corpo ogni giorno perché ci tiene, e ogni giorno va in
piscina a nuotare per una mezz'oretta. Insomma, tutto ok. A un certo punto, però,
la donna fa uno strano sogno e di colpo smette di dormire. Non dorme più, nemmeno
un’ora, nemmeno un minuto. E invece di stare male, di indebolirsi, di
inebetirsi e di rimbambirsi per la stanchezza, diventa più forte e sensibile
che mai.
Di notte riprende a leggere come da troppo tempo non faceva:
legge tantissimo, senza sosta e senza stancarsi, con la consapevolezza
fortissima di capire ciò che legge fino in fondo, meglio e più di prima. Si concentra
di più, si emoziona di più.
Così, giorno dopo giorno, sente di non aver voglia di
fare altro, solo di leggere. Leggere, bere cognac e mangiarsi cioccolato mentre
marito e figlio dormono e non si accorgono di niente. A volte esce di casa e si
fa un giro in macchina. E nessuno lo sa.
Una notte, però, osserva suo marito da vicino e si accorge
di colpo che è brutto, che è stanco, che dorme come un sasso, e ciò la
infastidisce. Poi va in camera del figlio, osserva anche lui e vede nel suo
viso i lineamenti del marito e della suocera ed è a disagio perché anche questo
la infastidisce. Marito e figlio le sono improvvisamente e violentemente
estranei, così diversi da lei, così appagati di sé, così rigidi. Li disprezza e
allo stesso tempo teme questo suo nuovo ed estremo modo di essere e di capire.
Dopo diciassette giorni senza dormire inizia ad avere anche dei
pensieri sulla morte. Si domanda se la morte non consista nello stare
eternamente svegli a guardare il buio, altro che “sonno eterno” o “eterno riposo”…
Questi pensieri le provocano orrore. Quindi esce, parcheggia la macchina e
cerca di rilassarsi, ma due ombre nere si avvicinano…
La trama di “Sonno” intriga, non c’è dubbio, ma è sviluppata
troppo poco, purtroppo. Non mi basta. Queste poche pagine potevano essere
l’inizio, o la traccia, di un romanzo più ampio e complesso che probabilmente
avrei divorato. Magari lo scrittore giapponese ci ha pure provato e il romanzo
non gli è venuto, non lo so. In ogni caso questa nuova edizione, costosa e
così illustrata, non era necessaria, e infatti il libricino l’ho sfogliato in
libreria, ma poi me lo sono preso in prestito in biblioteca. Voto: 7-.
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