La musica mi rende sorda.
Sistemo la catena di sicurezza. L’altra volta non l’avevo
fatto, e mi ero fatta male. Due enormi lividi sulle cosce.
La giostra inizia a girare.
Aggancio il seggiolino di mia figlia seduta davanti a me, e
me lo avvicino il più possibile.
Posiziono il piede sul suo schienale.
Poi, con un calcio, la lancio fortissimo verso il pendaglio.
Cerchiamo di conquistarci un giro gratis.
Ma non c'è gara: gli avversari sono troppo esperti, e molto tamarri. Gli stessi
di quando ero giovane. Molto tamarri e troppo esperti. Hanno un fascino che
spero mia figlia non colga mai, ma lo so che non sarà così.
A ogni giro di giostra sento salire la nausea.
Ma non mollo. Continuo a riagganciare mia figlia e a
lanciarla in alto più forte che posso.
Ridiamo.
Ci guardiamo.
Ridiamo ancora.
Sembra di volare.
Poi la giostra rallenta.
Scendo.
Barcollo.
Mi viene da vomitare.
Cerco di controllarmi, voglio/devo camminare dritta.
Raggiungo mio marito che ride sotto i baffi.
Mi guardo intorno.
Da giovane non barcollavo.
Non so se ridere o piangere.
(foto di Mario Giacomelli)
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