martedì 24 maggio 2016

La pazza gioia

L’altra sera sono andata al cinema a vedere “La pazza gioia” di Paolo Virzì preoccupata. Temevo un film troppo delicato, troppo buono, troppo sentimentale. E, in effetti, “La pazza gioia” è un film delicato, buono e sentimentale, ma senza il “troppo” davanti a ogni aggettivo.


Racconta l’incontro di due donne a Villa Biondi, uno splendido casolare immerso nella campagna toscana che ospita un centro di recupero per donne malate di mente che hanno avuto problemi con la giustizia: Beatrice, che è ricca, snob, solare, lievemente abbronzata, coi capelli color miele, intelligente e viziata, e Donatella, che è magrissima, povera, taciturna, pallida, mora, ombrosa, tatuata e con un tic agli occhi.
Un giorno alcune ospiti di Villa Biondi escono accompagnate dai loro assistenti. Alla prima distrazione, le due si allontanano dal gruppo e si riavvicinano alla vita precedente: Beatrice vuole godersela e cerca ovunque la libertà e la felicità; Donatella vuole rivedere il figlio dato in adozione anni prima dopo un tentativo di suicidio. Nel loro viaggio/fuga fuori controllo incontreranno “on the road” le proprie madri assenti, dure, arrabbiate, confuse e cattive, e i propri uomini (padri, ex mariti, ex amanti) assenti, duri, arrabbiati, confusi e cattivi.

“La pazza gioia” mi è piaciuto per dieci (personalissimi) motivi:
1. perché è luminoso e colorato
2. perché le due attrici protagoniste (Micaela Ramazzotti nel ruolo di Donatella e Valeria Bruni Tedeschi in quello di Beatrice) sono molto belle, molto brave, molto diverse e non fanno la gara a chi è più brava e a chi è più bella, per fortuna
3. perché Valeria Bruni Tedeschi nel ruolo della sagace e mai zitta Beatrice Morandini Valdirana è molto comica e mi ha fatto pensare alla cate che, se fosse pazza, sarebbe così.
4. perché è divertente
5. perché ti mette di buonumore
6. perché Virzì ha una sensibilità nei confronti delle donne rara e preziosa (ma, non voglio/devo dimenticare che co-sceneggiatrice del film è Francesca Archibugi…)
7. perché gli uomini sono pressoché assenti e quei pochi che ci sono fanno pena
8. perché racconta che nascere tristi è possibile
9. perché gli occhiali da vista di Beatrice/Valeria sono super chic e li voglio uguali
10. perché la scena in cui le due protagoniste sono sedute sul muretto del lungomare di Viareggio è ferma come un quadro di Hopper

L’ultimo film di Virzì è gradevole e te lo guardi volentieri, ma a mio parere ha due punti deboli: innanzitutto non è un film davvero moderno, ma sarebbe troppo lungo e difficile scrivere il perché (…potrei scrivere: “non è moderno perché non fa male” o “non è moderno perché non ha il coraggio di far male”, ma sarebbe chiaro il mio pensiero?), e poi mi ha fatto scendere qualche lacrimuccia e, quando io piango al cinema, significa che il film ha toccato i miei nervi scoperti di madre/donna/moglie nevrastenica, e non va bene. 

Voto: 7/8

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