L’altra sera sono andata al cinema a vedere “La pazza gioia”
di Paolo Virzì preoccupata. Temevo un film troppo delicato, troppo buono, troppo
sentimentale. E, in effetti, “La pazza gioia” è un film delicato, buono e
sentimentale, ma senza il “troppo” davanti a ogni aggettivo.
Racconta l’incontro di due donne a Villa
Biondi, uno splendido casolare immerso nella campagna toscana che ospita un
centro di recupero per donne malate di mente che hanno avuto problemi con la
giustizia: Beatrice, che è ricca, snob, solare, lievemente abbronzata, coi
capelli color miele, intelligente e viziata, e Donatella, che è magrissima, povera,
taciturna, pallida, mora, ombrosa, tatuata e con un tic agli occhi.
Un giorno alcune ospiti di Villa Biondi escono accompagnate dai loro assistenti. Alla prima distrazione, le due si
allontanano dal gruppo e si riavvicinano alla vita precedente: Beatrice vuole
godersela e cerca ovunque la libertà e la felicità; Donatella vuole
rivedere il figlio dato in adozione anni prima dopo un tentativo di suicidio.
Nel loro viaggio/fuga fuori controllo incontreranno “on the road” le proprie
madri assenti, dure, arrabbiate, confuse e cattive, e i propri uomini (padri,
ex mariti, ex amanti) assenti, duri, arrabbiati, confusi e cattivi.
“La pazza gioia” mi è piaciuto per dieci (personalissimi) motivi:
1. perché è luminoso e colorato
2. perché le due attrici protagoniste (Micaela Ramazzotti nel
ruolo di Donatella e Valeria Bruni Tedeschi in quello di Beatrice) sono molto
belle, molto brave, molto diverse e non fanno la gara a chi è più brava e a chi
è più bella, per fortuna
3. perché Valeria Bruni Tedeschi nel ruolo della sagace e mai
zitta Beatrice Morandini Valdirana è molto comica e mi ha fatto pensare alla
cate che, se fosse pazza, sarebbe così.
4. perché è divertente
5. perché ti mette di buonumore
6. perché Virzì ha una sensibilità nei confronti delle donne rara
e preziosa (ma, non voglio/devo dimenticare che co-sceneggiatrice del film è
Francesca Archibugi…)
7. perché gli uomini sono pressoché assenti e quei pochi che ci
sono fanno pena
8. perché racconta che nascere tristi è possibile
9. perché gli occhiali da vista di Beatrice/Valeria sono super
chic e li voglio uguali
10. perché la scena in cui le due protagoniste sono sedute sul
muretto del lungomare di Viareggio è ferma come un quadro di Hopper
L’ultimo film di Virzì è gradevole e te lo guardi volentieri,
ma a mio parere ha due punti deboli: innanzitutto non è un film davvero
moderno, ma sarebbe troppo lungo e difficile scrivere il perché (…potrei scrivere:
“non è moderno perché non fa male” o “non è moderno perché non ha il coraggio di
far male”, ma sarebbe chiaro il mio pensiero?), e poi mi ha fatto scendere
qualche lacrimuccia e, quando io piango al cinema, significa che il film ha toccato
i miei nervi scoperti di madre/donna/moglie nevrastenica, e non va bene.
Voto: 7/8
lo vedrò prima o poi
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