lunedì 28 dicembre 2015

La sabbia non ricorda

E pensare che l’ho tirato su per caso. Non lo cercavo, cercavo “Il buio oltre la siepe”, invano. Poi me lo sono trovato davanti agli occhi, sul carrello dei libri restituiti che il bibliotecario avrebbe risistemato in ordine, sugli scaffali delle biblioteca della città in cui vivo.
A catturare la mia attenzione sono state le solite cose che di un libro catturano la mia attenzione. Primo: la copertina (un disegno di Franco Matticchio con una ragazza bionda che osserva il corpo senza vita di un uomo riverso su una spiaggia). Secondo: il titolo (“La sabbia non ricorda”). Terzo: l’autore, Giorgio Scerbanenco, uno scrittore che ho scoperto da poco e che ha vissuto una vita che sembra un romanzo (è nato in Russia, è rimasto orfano precocemente, si è rifugiato in Italia, non ha finito le elementari, ha fatto mille lavori prima di entrare nell’editoria, ha scritto tantissimo e si è cimentato in diversi generi, siccome antifascista è scappato in modo avventuroso in Svizzera attraverso le montagne, dopo la guerra ha collaborato con la polizia milanese diventando una specie di investigatore privato, eccetera eccetera).
“La sabbia non ricorda” è un libro che ho letto lentamente per goderlo a lungo, perché è un bel libro. È bello innanzitutto per la scrittura, bella, rigorosa, essenziale, curata, sicura. E, a questo proposito, mi piacerebbe sapere se Scerbanenco scriveva lentamente o velocemente, se scriveva subito bene o doveva correggersi e ricorreggersi prima di essere contento. Poi è bello per il genere, un giallo (Giannuzzo Masetta, giovane playboy siciliano, viene trovato morto con la gola tagliata sulla spiaggia di Lignano e in tanti avrebbero avuto un motivo per ammazzarlo: Roberto perché subiva i suoi ricatti dal momento che gli aveva sedotto e abbandonato la sorella, Ingrid perché ne era attratta e lui ne approfittava spillandole quattrini, malavitosi di diverso tipo. Alberto Missaglia deve quindi investigare, e così si ritrova a stretto contatto con una sua ex fiamma, Michela, figlia di un pezzo grosso del Ministero degli Interni e reduce da una brutta delusione amorosa che l’ha portata alla depressione. Alberto, standole vicino, si rende conto che i suoi sentimenti sono ancora vivi, ma lei nel frattempo bla bla bla ) ma anche una storia di amore, o meglio di amori (tra padre e figlia, tra padre e figlio, tra colleghi, tra uomini e donne, tra giovani turiste straniere e focosi bellimbusti locali).
“La sabbia non ricorda” è bello per gli anni che Scerbanenco racconta che sono gli anni Sessanta che mi mettono sempre un po’ di nostalgia perché mi fanno pensare ai miei genitori giovani. È bello perché la storia si svolge vicino al mare e in estate, e il mare, il caldo, l’acqua sono presenze molto ben descritte da Scerbanenco che conosceva quei luoghi perché aveva deciso di viverci. E, infine, è bello per i personaggi che sono inquieti, moderni, nervosi, spesso in crisi, proprio come piacciono a me.


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