“Vivo da solo, non c’è nessuno di cui io sia responsabile, a
cui debba rispondere di quello che faccio o con cui debba passare il tempo.
Decido io i miei orari. Di solito scrivo tutto il giorno, ma se voglio tornare
nel mio studio la sera, dopo cena, posso farlo: non sono costretto a star
seduto in salotto perché qualcun altro ha passato la giornata da solo. Non devo
star seduto a far conversazione cercando di essere brillante. Se mi sveglio
alle due di notte e mi viene in mente un’idea, accendo la luce e scrivo in
camera da letto. Lavoro, sono sempre reperibile. Sono come un medico di un
reparto d’urgenza. E sono anche il caso urgente” (Philip Roth, «The New
Yorker», 8 maggio 2000)
(opera di Ed Templeton)
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