domenica 27 marzo 2016

Pulcini pasquali

A Pasqua ad Atene c’era l’usanza di regalare ai bambini pulcini vivi, spesso colorati d’azzurro o di rosa.
Un anno mio padre tornò a casa con due pulcini, uno per me e uno per mia sorella. Li ricordo gialli, non colorati, ma magari mi sbaglio. Non penso li avesse comprati per noi, probabilmente un collega del posto glieli aveva regalati in occasione della Pasqua. Noi eravamo felicissime, ovviamente. Quale bambino non sarebbe felicissimo con un pulcino giallo, morbido, tenero e soprattutto vivo tra le mani?!
Li mettemmo in uno scatolone di cartone nel locale che usavamo come lavanderia, una stanza sopra il nostro appartamento da cui si poteva accedere al terrazzo con vista sul Pentagono.
Dopo qualche giorno i pulcini iniziarono a puzzare e a non mangiare niente. Io e mia sorella portavamo su il cibo che ci sembrava più adatto, ma loro niente, non mangiavano niente. Ci misero poco a morire. Allora mio padre prese i pulcini morti e li scaraventò giù dal terrazzo, così senza battere ciglio. Doveva aver pensato che buttarli nello scarico del gabinetto fosse poco opportuno, temeva forse un ingorgo. Ricordo che in quella occasione i miei genitori litigarono. Mia madre disse che i cadaveri dei pulcini non potevano stare giù nel giardino condominiale a marcire e allora mio padre scese e li recuperò. Chissà che fine fecero i nostri pulcini morti... Forse mia madre li prese e li gettò in spazzatura. Ricordo che non piansi.


1 commento:

  1. Credo anche io di non aver pianto e ricordo che i pulcini venivano regalati chiusi dentro uova di plastica trasparenti con i buchi per farli respirare...se ci fosse stata la Brambilla faceva una marcia su Atene!

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