mercoledì 27 gennaio 2016

Balthus

Era un tipo sottile ed elegante. Un uomo che mi sarebbe piaciuto.

 

Questo signore è Balthus, il pittore francese famoso per i dipinti che ritraggono lolite.

  
Qualche giorno fa ho fatto una scappata a Roma e ho visto la retrospettiva dedicata a Balthus che ancora per pochissimi giorni è visitabile alle Scuderie del Quirinale e a Villa Medici (ma questa parte della mostra -allestita nel palazzo con giardino dove Batlhus visse negli anni Sessanta, quando venne nominato Direttore dell’Accademia di Francia a Roma- non ho avuto il tempo di vederla, purtroppo) e che poi si traferirà a Vienna.

  
Balthus non l’ho studiato a scuola, né al liceo né all’Università. L’ho scoperto però presto, da ragazzina, a casa della mia compagna di liceo anche lei coi capelli rossi. Passavamo i pomeriggi a tradurre dal greco o dal latino e, ogni volta che entravo nel suo bellissimo bagno azzurro, trovavo appeso sulla parete il poster dell’opera di Balthus “Nudo allo specchio”. Ricordo che lo osservavo volentieri perché mi incuriosivano la nudità bianca e la rigidità di quel corpo ben tornito di ragazza e mi domandavo se l'autore di quel quadro fosse un contemporaneo o un pittore vissuto nel tardo medioevo. 


L’arte di Balthus che ho visto a Roma è sicura, aristocratica, solitaria e affascinante.
I suoi quadri sono seri, originalissimi, statici, misteriosi, maliziosi, apparentemente semplici, molto interessanti. Li guardi e ci scopri dentro la storia dell’arte: ci trovi Giotto, Masaccio e Piero della Francesca ma anche Cezanne, Matisse, Picasso, la metafisica di De Chirico, la nuova oggettività di George Grosz e di Otto Dix, ci vedi Casorati e anche Donghi. Balthus conosceva bene ciò che gli altri avevano prodotto e producevano, ma ne rimaneva aristocraticamente “sopra”, andava avanti per la sua strada, forte e snob, senza rinunciare alla rappresentazione della figura umana o del paesaggio, nemmeno negli anni in cui l’astrattismo andava tanto di moda.
Alla mostra romana ho visto paesaggi solidi e italiani nel senso più nobile del termine.


Ritratti bellissimi, come quello della ragazza rossa di capelli con la borsetta beige che ho pubblicato nel post di ieri, e questo:


Ho visto nature morte misteriose con vetri rotti, coltelli affilati e un bicchiere identico a quello che ho adocchiato due settimane fa su una bancarella di un mercatino dell’usato.


Ho visto mariti e mogli impegnati in mondi paralleli.


E poi ho visto "Il gatto del Mediterraneo", un dipinto assurdo che cerco di farmi piacere, ma che continua a non piacermi anche se, adesso che ho scoperto che Balthus (che adorava i gatti) l’aveva dipinto per un ristorante di pesce, il soggetto mi sembra assai più chiaro.


Uniche pecche la totale assenza di cartoline e poster al bookshop della mostra e il divieto assoluto di scattare foto, nemmeno col cellulare, mannaggia. L'unica foto che sono riuscita a rubare è questa:


un disegno di Balthus che pare il bozzetto di uno stilista!

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