Un caldo pomeriggio d’estate,
al mare in Turchia, un amico di mio padre che di mestiere fa il pittore mi fece
vedere i suoi ultimi lavori. Tutti, o quasi, avevano come soggetto fiori.
L’amico di mio padre mi disse: “Non dirlo a nessuno: quando sono a corto di
idee, dipingo fiori. Quando il pittore è a corto di idee, dipinge fiori. Però
non si dice. Non si dice che se si dipingono fiori si è a corto di idee”. Bevevamo
raki, mangiavamo ceci salati ed eravamo ubriachi. Ricordo mio padre che guardava allegro la prosperosa e giovane assistente
del Maestro. Io intanto pensavo alle peonie, agli asparagi, ai limoni di Manet,
ai vasi di fiori di Morandi, ai fiori colorati di Warhol. La testa leggera, tra le
nuvole.
Dopo qualche anno io e il
pittore ci siamo rincontrati in occasione dello strano funerale di mio padre.
Eravamo a Istanbul, in un ristorante. Gli chiesi cosa stesse dipingendo, lui mi
rispose che gli interessavano le miniature medioevali e che stava iniziando a dipingere figure piatte, a due dimensioni. Lo affascinava il pensiero di dipingere rifiutando consapevolmente la terza dimensione. Ricordo che gli dissi che la sua
idea non mi piaceva, che mi sembrava da integralista religioso. Gli dissi che nella storia dell'arte la raffigurazione della terza dimensione è stata una conquista dell’uomo che finalmente conosce se
stesso e può far a meno di Dio. Ero arrabbiata. Mio padre era in un cimitero,
sottoterra, in una bara di legno e gli avevano pure fatto il funerale
religioso. Ricordo che il pittore rimase perplesso e che parlò poco. Non ci siamo mai più rivisti.
Aiuto! che tuffo nel passato...chissà che fine ha fatto il pittore. Spesso mi chiedo se qualcuno si degna mai di andare a posare un fiore dove giace quel testone di nostro padre! Poi cerco di cancellarne l'immagine perchè è troppo triste ripensare a quel maledettissimo giorno che solo io e te ci ricordiamo. CHE FATICA ALLUCINANTE E QUANTA IPOCRISIA
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