L’altra sera ho visto un film
triste e duro, a volte persino fastidioso, ma bello e che non mi ha fatto
piangere. Per fortuna.
Si tratta di “Sister – Mia
sorella”, di Ursula Meier con Léa Seydoux (ancora una volta Léa Seydoux, evidentemente
l’attrice che negli ultimi tempi più spesso mi capita di incontrare sul piccolo
e grande schermo).
Il film (che per la cronaca
ha ottenuto una menzione speciale per l’Orso d’argento al Festival di Berlino
nel 2012) racconta la storia di Simon, un bambino di circa dodici anni, che
vive in una località di montagna dove la gente va a sciare. Lui, anche se non
sa sciare, passa le giornate sui campi da sci (tra)vestito da sciatore, con
scarponi, zaino, sci in spalla, passamontagna e casco.
Simon è un ladro, e pure
abile, specializzato nel rubare attrezzatura da sci di ogni genere. Ruba più
che può e a fine giornata prende la funivia, scende a valle (nel film c’è un
continuo e claustrofobico sali e scendi dalla valle, squallida, asfaltata e
senza neve, alla montagna, alta e innevata) carica il bottino sul suo bob di
plastica, torna a casa, sistema le lamine degli sci rubati come farebbe un
bravo artigiano e rivende la merce a chi capita, a volte anche per strada. Così
si guadagna da vivere. Non va a scuola, non ha genitori, è quasi sempre solo.
Vive in un anonimo appartamento in un anonimo condominio con una ragazza,
Louise (Léa Seydoux), poco più grande di lui, triste e pensierosa, che non si
capisce bene che mestiere faccia e che torna a casa spesso accompagnata da
brutti ceffi. Dicono di essere fratello e sorella, ma sono strani. Il loro
rapporto è strano.
Più o meno a metà film
capisci che cosa non va, ne rimani sconvolta e ti guardi la seconda parte del
film sgomenta, soprattutto se sei madre.
Difficile decidere quale sia il
momento più duro del film. Forse quando Simon paga sua sorella per dormire
abbracciato a lei. Oppure quando lei gli dice di non averlo voluto, e che è una
palla al piede. Oppure quando Simon sulle piste adocchia una bella signora
gentile, mamma affettuosa di due bambini, e la abbraccia e cerca la sua
amicizia e vede in lei la mamma ideale che non ha mai avuto e mai avrà. Oppure
quando finisce la stagione sciistica e Simon non sa più come procurarsi denaro
e trascorre una notte, solo e in lacrime, sulle piste, dove la neve si sta
sciogliendo, ed è disperato e poi alla mattina decide di scendere, prende la
funivia, incrocia l’altra funivia che sta salendo e vede Louise che lo chiama
battendo forte le mani sul finestrino, sconvolta.
Che ansia, che dramma, che
melodramma… alla comparsa dei titoli di coda prima riprendi fiato, poi vai a controllare i tuoi figli che stanno dormendo tranquilli nella loro
cameretta colorata, nei loro letti puliti col pigiamino pulito. E ti accorgi che non ti senti
meglio.
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