martedì 21 gennaio 2014

Voci della verità

Milano. Un pomeriggio piovoso a Palazzo Reale. Mostra "Il Volto del '900". Diciassette bambini e quattordici adulti. Una guida, giovane e preparata.
La visita ha inizio.
 
Francis Bacon: “Autoritratto”, 1971.
 
 


















“ Anche noi se lo guardiamo questo ritratto non è che siamo molto felici. Cosa dite bambini?”, domanda la guida.
Una bimba sospirando risponde: “Eeee già.”
Un’altra riflette ad alta voce: “Sembra che il buio se lo divori.”
Penso tra me e me: “Ha dieci anni e ha già capito tutto.”
 
Jacques Lipchitz: “Testa”, 1915.
 



 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
“Ma da che parte è che si deve guardare?” si domandano i bambini. Girano intorno alla scultura, e ci mettono davvero poco a capirlo. Con grande sorpresa degli adulti, che comunque rimangono non convinti.

Juan Gris: “L’uomo della Turenna”, 1918.
 
 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
“Bambini, anche Gris è un cubista, come Picasso”, spiega la guida.
“A quanto pare!” esclama sicuro un maschietto.
Qualcuno dice che nell'opera c'è uno spruzzino. Gli adulti ridono. Poi guardano meglio. E lo vedono anche loro lo spruzzino, a destra, più o meno a metà quadro.

Henry Matisse: “Jeanette IV”, 1910.
 
 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
La guida: “Bambini, secondo voi Jeanette era contenta di questo ritratto che le ha fatto Matisse?”
“Per me lei l’ha ammazzato Matisse” risponde una bimba, lapidaria.

 Renè Magritte: “Lo stupro”, 1934.
 
 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
L’opera che tutti aspettiamo. Quella che più ci preoccupa. Preoccupa noi adulti.
Una bimba si avvicina al quadro molto lentamente ma tantissimo, davvero tantissimo, poi soavemente esclama: “Che belli i capelli, che belli, sono davvero belli”.
 
Pablo Picasso: "Il cappello a fiori", 1940.
 
 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
“Ma il cappello come fa a stare in equilibrio?”
Domanda del tutto sensata. Fin troppo sensata.

Pablo Picasso: “Ritratto di Donna”, 1938.
 
 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
“Ma questa signora ha una o due mani?” si domandano i bambini e si mettono a contare le dita. Il numero non torna, accidenti.

Antonio Saura: “Ritratto immaginario di Tintoretto”, 1967.
 
 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
“Secondo me l’ha fatto coi piedi” dice una bambina.
E osa esprimere ad alta voce un dubbio che viene.
 
Infine, l’opera che F, mio figlio, ha preferito.
Max Ernst: “L’imbecille”, 1961.
 
 
 

 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Nella mia testa una serie di punti interrogativi: ha scelto questa scultura perché ha la faccia di Paperino? l'ha scelta per il titolo, che è una parola di quelle che non si dicono? oppure è un surrealista anche lui, e ci vede quello che io non sono capace di vederci?

 

 

1 commento:

  1. la quarta...che stupisce, intenerisce e ci fa rimpiangere di non essere più come loro...bambini appunto.

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