La visita ha inizio.
Francis Bacon: “Autoritratto”, 1971.
“ Anche noi se lo guardiamo questo ritratto non è che siamo molto felici. Cosa dite bambini?”, domanda la guida.
Una bimba sospirando risponde: “Eeee già.”
Un’altra riflette ad alta voce: “Sembra che il buio se lo divori.”
Penso tra me e me: “Ha dieci anni e ha già capito tutto.”
Jacques Lipchitz:
“Testa”, 1915.
“Ma da che parte è che si deve guardare?” si domandano i bambini. Girano intorno alla scultura, e ci mettono davvero poco a capirlo. Con grande sorpresa degli adulti, che comunque rimangono non convinti.
Juan Gris: “L’uomo della Turenna”, 1918.
“Bambini, anche Gris è un cubista, come Picasso”, spiega la guida.
“A quanto pare!” esclama sicuro un maschietto.Qualcuno dice che nell'opera c'è uno spruzzino. Gli adulti ridono. Poi guardano meglio. E lo vedono anche loro lo spruzzino, a destra, più o meno a metà quadro.
Henry Matisse: “Jeanette IV”, 1910.
La guida: “Bambini, secondo voi Jeanette era contenta di questo
ritratto che le ha fatto Matisse?”
“Per me lei l’ha ammazzato Matisse” risponde una bimba, lapidaria.
L’opera che tutti aspettiamo. Quella che più ci preoccupa. Preoccupa
noi adulti.
Una bimba si avvicina al quadro molto lentamente ma tantissimo, davvero
tantissimo, poi soavemente esclama: “Che belli i capelli, che belli, sono davvero belli”.
Pablo Picasso: "Il cappello a fiori", 1940.
“Ma il cappello come fa a stare in equilibrio?”
Domanda del tutto sensata. Fin troppo sensata.
Pablo Picasso: “Ritratto di Donna”, 1938.
“Ma questa signora ha una o due mani?” si domandano i bambini e si mettono a contare le dita. Il
numero non torna, accidenti.
Antonio Saura: “Ritratto immaginario di Tintoretto”, 1967.
“Secondo me l’ha fatto coi piedi” dice una bambina.
E osa esprimere ad alta voce un dubbio che viene.
Infine, l’opera che F, mio figlio, ha preferito.
Max Ernst: “L’imbecille”, 1961.
Nella mia testa una serie di punti interrogativi: ha scelto questa scultura perché ha la faccia di Paperino? l'ha scelta per il titolo, che è una parola di quelle che non si dicono? oppure è un surrealista anche lui, e ci vede quello che io non sono capace di vederci?
la quarta...che stupisce, intenerisce e ci fa rimpiangere di non essere più come loro...bambini appunto.
RispondiElimina