Il corpo magro sprofondava nella
bassa poltroncina imbottita, poi scivolava scomposto mezzo fuori, e le scarpe e
le gambe sarebbero diventate ostacoli da scavalcare se soltanto avesse avuto il
coraggio di passare di lì.
sabato 31 dicembre 2016
venerdì 30 dicembre 2016
Superficie
Avrebbe voluto tornare al pensiero
coraggioso, ne sentiva la mancanza. Ma i tempi non erano ancora maturi, lo
sapeva bene. Il momento le richiedeva di stare in superficie, solo in
superficie. Ed era giusto così.
(foto di Alfred Stieglitz)
giovedì 29 dicembre 2016
mercoledì 28 dicembre 2016
Voci della verità (22)
Alla vigilia di Natale decidiamo
di guardare “L’attimo fuggente”, un film più adatto a F, che ha deciso di
iscriversi al liceo classico, che a S, che è
solo in prima media e che è piccola per comprendere fino in fondo certe
sfumature e che fosse per me (cioè C: suo padre) la manderei a letto perché non è che deve fare tutto ciò che fa suo
fratello e non è possibile che tu (cioè io: sua madre) le conceda sempre tutto e bla bla bla, ma, si sa, i secondogeniti
sono destinati ad anticipare/bruciare i tempi e non possiamo farci niente.
A circa a metà film C rompe il
silenzio in cui è calata la casa e riferendosi all’austero college che i giovani
protagonisti del film frequentano, esclama: “Beh, queste scuole hanno
indubbiamente il loro fascino, non trovate?”
Pronta S ribatte: “Sì, sì, papà,
hai ragione, peccato però che nella loro versione femminile al posto di “canottaggio”
il piano di studi proponga “cucinaggio!"
O capitano, mio capitano, eccola la mia femmina diabolica.
sabato 24 dicembre 2016
martedì 29 novembre 2016
giovedì 24 novembre 2016
mercoledì 23 novembre 2016
martedì 22 novembre 2016
Quando correva sola
Quando correva sola, sognava
successi improbabili. Per questo, e per la noia, preferiva correre in
compagnia.
(illustrazione di Franco Matticchio)
venerdì 18 novembre 2016
giovedì 17 novembre 2016
Nature morte dell’età adulta
“Passai due settimane a casa di
mio padre. (…) Tamar e mio padre erano andati ad abitare nell’appartamento più
grande, pieno delle nature morte dell’età adulta che lei aveva palesemente
disposto ad arte: una ciotola di frutta lucidissima sul bancone della cucina,
il carrello degli alcolici con le bottiglie mai aperte. La moquette che
conservava lievi impronte dell’aspirapolvere.” (E. Cline, "Le ragazze")
venerdì 11 novembre 2016
giovedì 10 novembre 2016
Il bello della vita secondo me (59)
Mio figlio che vuole ascoltare insieme quella canzone “cupa ma bella” di Nick Cave.
Il bello della vita secondo me.
mercoledì 9 novembre 2016
C’è chi…
C’è chi non sa se comportarsi
in modo da sembrare meglio o peggio di quello che è.
(foto di Vivian Maier)
martedì 8 novembre 2016
Come una Jaguar di terza mano
“A quarantanove anni Federica Zevi
sapeva di rappresentare –per vedovi, divorziati, single di lungo corso- un
ripiego accettabile alle trentenni vagheggiate e sempre meno disponibili. Nei rari
momenti di autostima si sentiva come una Jaguar di terza mano a cui i vecchi
proprietari abbiano fatto regolari tagliandi.
Da un pezzo un uomo non la vedeva
nuda; temeva che, quando ciò fosse accaduto, avrebbe scorto negli occhi dell’impavido
quel che gli specchi, la bilancia e gli sguardi delle ragazzine iniziavano a
suggerirle con insolenza: il suo corpo, per anni umiliato in abiti austeri, era
in dismissione.” (A. Piperno, “Dove la storia finisce”)
lunedì 7 novembre 2016
venerdì 4 novembre 2016
Voci della verità (21)
Sedute davanti alla tele
ascoltiamo in silenzio gli Stadio cantare “Albachiara”. Alla fine del pezzo S
seria esclama: “Che bella!”.
“Eh sì, è molto bella questa canzone, potrebbe
parlare di te tra qualche anno… e con la
faccia pulita cammini per strada mangiando una mela coi libri di scuola ti
piace studiare non te ne devi vergognare…”, le rispondo.
Poi le faccio
sentire la versione di Vasco, e alla fine lei dice: “Beh, è proprio bella questa
canzone e il tizio che suona la chitarra elettrica è proprio bravo”.
giovedì 3 novembre 2016
Colazione, pranzo e cena
“Tamar era dolce e gentile, ma il
mondo in cui si muoveva sembrava un set televisivo: limitato, elementare e
prosaico, con le notazioni e le strutture della normalità. Colazione, pranzo e
cena. Non c’era un divario spaventoso fra la vita che viveva e il suo modo di
vedere quella vita, un abisso oscuro che spesso percepivo in Suzanne e forse
anche in me stessa. Né io né lei riuscivamo a partecipare pienamente alle
nostre giornate, anche se in seguito Suzanne ci avrebbe partecipato in maniera
irreversibile. Voglio dire che non credevamo mai davvero che fosse abbastanza,
ciò che ci veniva offerto, mentre Tamar sembrava accettare il mondo
felicemente, come fine a sé stesso. I suoi progetti non prevedevano nessun
reale cambiamento: si limitava a riorganizzare le stesse quantità note,
architettando un nuovo ordine come se la vita fosse una continua assegnazione
di posti a tavola.” (Emma Cline, "Le ragazze")
giovedì 27 ottobre 2016
Le ragazze
Ho abbandonato l’ultimo romanzo di
Orhan Pamuk sul ripiano della mia libreria.
Non ce l’ho fatta, mi è venuto a
noia a pagina centododici. Poi magari lo riprendo, mi son detta con pochissima
convinzione mentre lo riponevo sullo scaffale.
Così, non avendo niente di nuovo
da leggere, me ne sono andata in libreria.
Il mio acquisto è stato, come
spesso mi capita, assai rapido: ho comprato "Le ragazze" di Emma Cline. E l’ho
scelto solo per la copertina, lo giuro. E forse un po’ anche per il titolo.
In “Le ragazze” ho trovato quello
che speravo di trovare.
Ho trovato:
- una scrittrice americana, di
talento, giovane giovane, al suo esordio letterario.
- Un buon thriller.
- Una storia torbida che si svolge
in estate.
(La trama in breve: Evie Boyd ha quattordici anni e si sente
invisibile; il padre è un vanitoso che se ne è andato di casa con una donna più
giovane; la madre è una donna di mezza età a pezzi che cerca di rimanere a
galla, di rimanere in forma e di piacere agli uomini; la sua amica del cuore è
anonima; i ragazzi non la considerano. Un giorno, però, conosce Suzanne e le
sue amiche, selvagge, fuori dagli schemi, libere e disinibite, e ne rimane
soggiogata. Decide di seguirle nel ranch dove vivono, una comunità/setta dove
ragazzi, ragazze e bambini trascorrono le giornate allo stato brado, in
adorazione di Russel, il leader che agogna a diventare una rockstar. Poco cibo,
tante droghe, niente soldi, tanta sporcizia, sesso libero. Evie scopre un nuovo
e anticonformista modo di vivere e ne è affascinata e turbata allo stesso tempo.
Ma quando Mitch, il cantante amico di Russel, verrà meno al patto e l’agognato
contratto discografico salta, si scatenerà una reazione che porterà tutti all’inferno…)
- Una scrittura controllata, chiara
e fluente (“Non mi chiedevo come passasse
le mie giornate mia madre. Sarà stata seduta nella cucina vuota, col tavolo che
odorava del marciume domestico della spugna, ad aspettare che rientrassi
rumorosamente da scuola, che mio padre tornasse a casa dal lavoro.”)
- Frasi brevi, evviva.
- Emozioni che riconosco e comprendo
(“A quell’età, il desiderio era spesso un
atto di volontà. Uno sforzo tremendo per smussare gli spigoli più ruvidi e
deludenti dei ragazzi dandogli la forma di persone che potevamo amare. Parlavamo
del nostro bisogno disperato di loro con parole trite e familiari, come se
stessimo leggendo le battute di un copione teatrale. A distanza di anni avrei
capito questo: quant’era impersonale e disorientato il nostro amore, che
mandava segnali in tutto l’universo sperando di trovare qualcuno che desse
accoglienza e forma ai nostri desideri.”)
- Pagine sorprendenti.
- Pagine deludenti.
- Una capacità di mettere su carta l’inquietudine
dell’adolescenza che mi ha lasciato a bocca aperta.
- Un po’ di Breat Easton Ellis.
- Un po’ di Dacia Maraini.
- Un po’ di Edna O’Brien
- Un po’ di Joyce Carol Oates.
- I figli dei fiori della fine degli
anni Sessanta (il riferimento alle vicende legate alla setta di Charles Manson
è ovviamente lampante).
- La California.
- La solitudine e le paure di una
donna che ha la mia età e che ricorda bene come era a quattordici anni (“Era quello il nostro errore, credo. Uno dei
tanti. Credere che i ragazzi agissero in base a una logica che un giorno
avremmo potuto capire. Credere che le loro azioni avessero un senso a parte il
puro sconsiderato impulso. Eravamo come complottiste, vedevamo portento e
intenzione in ogni dettaglio, desideravamo disperatamente essere abbastanza
importanti da diventare oggetto di pianificazione e congetture. Ma quelli erano
solo ragazzi. Stupidi, giovani, semplici: non nascondevano un bel niente.”)
- La giovinezza.
- La bellezza selvaggia e fragile
della giovinezza.
Voto: 9
mercoledì 26 ottobre 2016
Troppo tardi
Che non bastava guardarlo negli
occhi a lungo per poter pensare di capire la verità, la signorina Emme lo
comprese troppo tardi. Quando già aveva perso la testa.
martedì 25 ottobre 2016
Quant’è bella giovinezza che si fugge tuttavia
Avevo poco più di vent’anni il giorno
del compleanno del compagno di mia madre.
Italo era un uomo attraente. Alto, forte,
egocentrico, vanitoso. Un cacciatore. Un giocatore di poker. Un uomo di destra
con un passato oscuro. Un uomo che non mi piaceva, ma che piaceva a mia madre.
Non ricordo esattamente gli anni
che avrebbe compiuto quel giorno, ma certamente non si discostavano molto da
quelli che ho io adesso, anno in più, anno in meno.
Ricordo, invece, bene il
regalo che gli feci. Una maglietta col profilo di Lorenzo de’ Medici e la
famosa frase: “quant’è bella giovinezza che si fugge tuttavia…”. Mi sembrava un regalo spiritoso. Oggi mi sembra un regalo insopportabile.
lunedì 24 ottobre 2016
Non dormo bene
Non dormo bene. Da diverse
settimane.
E so cosa mi impedisce di dormire
bene.
Sono i rumori della famiglia di sopra:
la lavatrice che gira alle tre del mattino; il bambino che si sveglia nel pieno
della notte e la mamma che dondola energicamente il suo lettino per farlo
riaddormentare senza prenderlo in braccio; il rubinetto della vasca da bagno
aperto e sono le sei del mattino.
È il ronzio del frigorifero in
cucina.
È il freddo che sento nonostante il
pigiama e il maglione che indosso.
È il topolino che stanotte non si deve
dimenticare di portare il soldino a S che ha perso il terzo dente in dieci
giorni.
È la fame e la nausea che mi
stringono lo stomaco allo stesso tempo.
È la luce azzurrognola della
batteria del computer.
È il tennis che ho in testa,
quello che vorrei giocare e che non so giocare.
Sono i ricordi di quando ero
giovane, terribilmente nitidi.
È la nostalgia della giovinezza.
È il pensarmi giovane e attraente
anche se giovane non sono e attraente non lo so, anzi sì, lo so.
È il romanzo che vorrei vivere, ma
che non vivrò e non scriverò.
È la sensazione di avere i
pidocchi.
È il non avere niente da scrivere
per il mio blog perché ciò che ho in testa è meglio non scriverlo, vigliacca.
È il libro che sto leggendo che è
un po’ bello e un po’ brutto, e parla di ragazze.
È C che ogni volta che mi giro è
sveglio anche lui.
No, non dormo proprio bene. Da diverse
settimane.
(opera di Margherita Manzelli)
mercoledì 19 ottobre 2016
La crisi
Sto vivendo una crisi
e una crisi c'è sempre ogni volta che qualcosa non va.
Sto vivendo una crisi
e una crisi è nell'aria ogni volta che mi sento solo.
So che rimarrò distratto per un po',
quindi rimarrò altrettanto distante.
Quando inizia una crisi è un po' tutto concesso,
quasi come a carnevale.
e una crisi c'è sempre ogni volta che qualcosa non va.
Sto vivendo una crisi
e una crisi è nell'aria ogni volta che mi sento solo.
So che rimarrò distratto per un po',
quindi rimarrò altrettanto distante.
Quando inizia una crisi è un po' tutto concesso,
quasi come a carnevale.
Quando è in corso una crisi dimentico tutto
e posso farmi perdonare.
So che rimarrò un po' assente da scuola
e forse non andrei nemmeno al lavoro.
Quando arriva una crisi riaffiorano alcuni ricordi
che credevo persi.
Cosa penso di me, cosa voglio da te,
dove sono, cosa sono, e perché.
Ho il sospetto che non sia un buon esempio
camminare a un metro e mezzo da terra.
e posso farmi perdonare.
So che rimarrò un po' assente da scuola
e forse non andrei nemmeno al lavoro.
Quando arriva una crisi riaffiorano alcuni ricordi
che credevo persi.
Cosa penso di me, cosa voglio da te,
dove sono, cosa sono, e perché.
Ho il sospetto che non sia un buon esempio
camminare a un metro e mezzo da terra.
Molto spesso una crisi è tutt'altro che folle,
è un eccesso di lucidità.
Sta finendo la crisi e ogni volta che passa una crisi
resta qualche traccia.
Infatti ultimamente rido per niente
e non mi nascondo più facilmente,
e malgrado sembri male
cambia solo il modo di giudicare.
è un eccesso di lucidità.
Sta finendo la crisi e ogni volta che passa una crisi
resta qualche traccia.
Infatti ultimamente rido per niente
e non mi nascondo più facilmente,
e malgrado sembri male
cambia solo il modo di giudicare.
giovedì 13 ottobre 2016
Voci della verità (20)
“Mamma, lo sai che M, il nostro nuovo
compagno di classe, si è ambientato perfettamente e in pochissimo tempo!”, mi
racconta F un sabato mattina mentre siamo in macchina.
“Che bello”, gli
rispondo. “Sì, sì, molto bello. Posso dire che la mia non è certamente una
classe xenofoba!”
venerdì 7 ottobre 2016
Non riusciva(no) a pensare ad altro
“(…) non resistevano
all’ignoranza, alle inimicizie, alla noia, all’ipocrisia, all’intolleranza,
alla monotonia e alla ristrettezza di vedute della gente; non ne sopportavano
la meschinità; e poi, per il resto della vita, non riuscivano a pensare ad
altro.” (P. Roth, “La lezione di anatomia”)
(foto di Vivian Maier)
mercoledì 5 ottobre 2016
mercoledì 28 settembre 2016
martedì 27 settembre 2016
Tutto il tempo del mondo
“-Non possiamo permetterci di
litigare,-disse.
No, vero. Avevo scordato quanto
fossimo vecchi, scordato ogni cosa. Pensando di avere ancora tutto il tempo del
mondo per lamentarci e soffrire.” (A. Munro, “Uscirne vivi”)
sabato 24 settembre 2016
Al telefono
Al telefono la voce gli si rompeva
in gola. Altri gli avrebbero appoggiato una mano sulla spalla, se solo avessero
potuto. La signorina Emme no.
giovedì 22 settembre 2016
martedì 20 settembre 2016
lunedì 19 settembre 2016
In casa d’altri
Ogni volta che entrava in casa d’altri
le piaceva porsi la stessa domanda: “la casa in cui mi trovo esprime ciò che le
persone che ci vivono sono, o ciò che vorrebbero io pensassi di loro?”. C’è da dire che raramente la
risposta coincideva con la seconda eventualità.
La signorina Emme era una donna fortunata,
aveva buone frequentazioni.
(casa di Georgia O'Keeffe)
mercoledì 14 settembre 2016
martedì 13 settembre 2016
Uno starnuto, e via!
“Studio anche le Sacre Scritture.
Faccio ricerche sulle traduzioni. Sorprendente, quello che c’è dentro. Eppure
non mi piace come sono scritte. Gli ebrei della Bibbia si trovavano sempre in
situazioni estremamente drammatiche, ma non hanno mai imparato a scrivere una
buona tragedia. Mica come i greci, secondo me. I greci sentivano uno starnuto, e
via! Chi ha starnutito diventa un eroe, chi ha parlato dello starnuto diventa
il messaggero, quelli che hanno udito lo starnuto diventano il coro. Tanta
pietà, tanto terrore, tanta drammaticità e suspense. Non c’è, questo, negli
ebrei della Bibbia. Lì non fanno che parlamentare con Dio, ventiquattr'ore al
giorno.” (P. Roth, “La lezione di anatomia”)
lunedì 12 settembre 2016
Un posto nuovo
Quando la signorina Emme arrivava
in un posto nuovo, prima ancora di decidere se le piacesse oppure no, si
domandava: potrei abitarci? Quasi
sempre la risposta era: sì.
Non che
non stesse bene a casa sua, e anche la città dove viveva da ormai più di vent’anni
tutto sommato non le dispiaceva. Era che la signorina Emme sarebbe stata bene
ovunque.
sabato 10 settembre 2016
lunedì 5 settembre 2016
venerdì 2 settembre 2016
Voci della verità (19)
Dopo cena, seduta al fresco sul bordo di una piscina
illuminata, ascolto la musica e guardo i miei figli e le mie nipoti ballare.
“Ma che brava! perché non ti iscrivi a hip hop quest’anno?”,
chiedo a L, la più piccola del gruppo.
“No zia, continuo danza contemporanea perché non ho ancora
capito cos'è!”, mi risponde sicura.
giovedì 1 settembre 2016
domenica 28 agosto 2016
Il nome con cui tu conosci la vita
"Si accende una Gitane e io mi alzo, lo raggiungo accanto
alla finestra. Non c’è bisogno di chiedere, lui mi porge la sua sigaretta già
accesa. Una boccata sola, gliela restituisco.
-Così ti torna il vizio, signor procuratore.-
-Non pensavo che tu chiamassi vizio il fumo, Balistreri.-
-Infatti. Ho usato il nome con cui tu conosci la vita.-" (R.
Costantini, “La moglie perfetta”)
(foto di Nina Leen)
sabato 27 agosto 2016
Voci della verità (18)
Dopo colazione torno a letto. Ho voglia di leggere. C’è
ancora tempo, è presto e mi sento bene.
Prendo il mio libro, mi giro verso C, gli metto la
copertina sotto il naso e gli dico: “Guarda guarda che bel libro sto leggendo!"
“Mmmmh, “La moglie perfetta”. Non sei tu”, bofonchia con voce assonnata.
giovedì 25 agosto 2016
Tre regole
“Lou aveva tre regole. La prima, non aver paura di nessuno;
la seconda, se vedi roba che ti piace fatta da altri, guarda e impara; la
terza, devi essere sempre, sempre molto tenero.” (Laurie Anderson, intervista
su “Io Donna” del 20 agosto 2016)
martedì 23 agosto 2016
Santa Caterina Valfurva
“Ah! Santa Caterina Valfurva, sì. Il posto più freddo del
mondo, dove tutti si chiamano Compagnoni o Confortola…”, hanno esclamato mia
madre e mia suocera dopo la mia decisione di prenotare lì e non a Bormio. E così,
inevitabilmente, sono partita preoccupata, prevenuta e soprattutto attrezzata
per combattere un freddo polare.
Invece, a Santa Caterina Valfurva sono stata proprio bene.
A Santa Caterina Valfurva, infatti:
- sono stata lontana dal caos automobilistico, turistico e
milanesissimo di Bormio.
- Ho camminato piano piano su ripidi sentieri di montagne alte,
aspre e rocciose.
- Ho conosciuto gente che non spreca parole.
- Ho soggiornato nell’albergo di un signore che, quando ha
un’ora libera, sale di corsa sulla montagna e poi torna giù, sempre di corsa e
così tiene sotto controllo pressione e colesterolo, fino a qualche anno fa alti,
ma adesso non più.
- Ho incontrato marmotte curiose, fischiettanti, immobili
come belle statuine con lo sguardo fisso su di noi che salivamo al rifugio
annaspando.
- Sono stata vicinissima a ghiacciai himalayani.
- Ho attraversato traballanti ponti tibetani.
- Dopo il temporale, ho visto un arcobaleno doppio e
vicinissimo, ma non sono andata a cercare la pentola piena d’oro.
- Ho trovato tracce della Grande Guerra e mi sono domandata
che razza di giornate trascorressero gli alpini dislocati sugli avamposti di
montagna, e così i miei figli e mio marito hanno inscenato un tragicomico
siparietto.
- Sono stata a più di tremila metri e il cuore cercava di
saltarmi fuori dal petto come ogni volta che salgo sopra i duemila metri, e per
l’ennesima volta mi sono chiesta “e se un giorno decidessi davvero di fare un
trekking al campo base dell’Everest? il mio cuore reggerebbe?”
- Ho fatto un tratto di sentiero in jeep in compagnia di
persone che dicevano “ci sono i crepacci? e allora? che problema c’è? se cadi
in un crepaccio, tagli la corda, no?!” e ho pensato a come se la stessero
tirando e lo stesso pensiero l’ha avuto mio figlio, mentre C no.
- Non sono andata a sentire Marco Confortola parlare della
sua salita sul Makalu, un po’ perché Confortola non è Bonatti e nemmeno Messner,
un po’ perché pioveva e la sala era stracolma.
- Ho pensato ad Achille Compagnoni, che a Santa Caterina è
nato, e alla sua assurda versione dei fatti accaduti sul K2 tanti anni fa.
- Ho raccontato a mia figlia che campionessa è stata Debora
Compagnoni.
- Ho pensato di essere in Cile e non nel Parco nazionale dello Stelvio, tanto è sorprendentemente bello e selvaggio.
- Non ho visto stambecchi, né aquile reali, ahimè, ma sarà
per la prossima volta.
- Ho comprato un “pezzotto” per me e uno per mia mamma.
- Ho visto mio figlio mangiare con un appetito da lupo.
- Ho visto mia figlia attraversare torrenti saltando in
equilibrio sui sassi, senza timore.
- Ho visto una mucca muggire vicino al corpicino del suo vitellino
abortito sull’erba.
- Ho effettivamente constatato che tutti si chiamano
Compagnoni e Confortola, ma “non è che siamo tutti parenti!"
- Non ho sentito freddo, ma “prova ad andarci d’inverno, poi
mi dici!”.
lunedì 22 agosto 2016
Lei si sarebbe appassionata al problema
“Duca tornò da basso e salì in auto accanto a Livia. -Vai dove
ti pare, ma da nessuna parte precisa -, le disse. Le circondò le spalle con un
braccio, c’era quella domanda che lo innervosiva: perché doveva essere contento
che una feroce assassina come quella donna, fosse viva, invece che morta? Viva,
invece che scomparsa dalla faccia della terra? Perché?
Doveva chiederlo a Livia, a Livia Ussaro, la sua Minerva
personale e privata. –Senti, perché-, cominciò a spiegarle. Lei si sarebbe
appassionata al problema.” (G. Scerbanenco, “I ragazzi del massacro”)
sabato 20 agosto 2016
Una persona fortunata
Le bastava abbassare lo sguardo sull'erba per
trovare un quadrifoglio. Eppure non si era mai considerata una persona
fortunata. Fino a quel giorno, quando improvvisamente tutto cambiò.
sabato 13 agosto 2016
venerdì 12 agosto 2016
mercoledì 10 agosto 2016
In sospeso
Arrivarono i primi giorni di agosto e lei continuava a
tenere tutto in sospeso, come se qualcosa potesse ancora cambiare.
L’armadio da tinteggiare; il frigo da riempire; la
biancheria da riordinare; le idee da raccogliere; le decisioni da prendere; le
visite da prenotare; le domande da fare. Tutto in sospeso. Ma non era poi così male. Doveva aspettare. Finalmente solo aspettare.
martedì 9 agosto 2016
Scrivo
Scrivo poco.
Scrivo male.
Scrivo a mano.
Scrivo e non capisco la mia scrittura.
Scrivo senza alcun ordine.
Scrivo cose già scritte.
Scrivo banalità.
Scrivo a caso.
Scrivo e sudo.
Scrivo e cambio idea.
Scrivo e mi vergogno.
Non ho più niente da scrivere (?).
Smetto di scrivere (?).
Voglio tornare a scrivere.
Scrivo.
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